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Dalla morte di Paolo Rossi al caso Regeni, dall’accordo Ue sul Recovery plan alle ultime misure anti-Covid del governo: tanti i temi che dominano le prime pagine dei maggiori quotidiani nazionali di oggi (venerdì 11 dicembre). “Accordo Ue, 209 miliardi all’Italia. Ritirati i veti di Polonia e Ungheria sul Recovery. Conte: ora dobbiamo solo correre. Resta alta la tensione nel governo” titola il Corriere della Sera, mentre Repubblica apre con “Natale, dietrofront di Conte. Si allenta il divieto di spostamenti tra comuni limitrofi. Speranza: Fosse stato per me avrei fatto un'unica zona rossa. Italia Viva insiste: sul Recovery deve cambiare tutto. Bruxelles supera i veti e vara il piano di finanziamenti Orlando: Il premier ha commesso degli errori, ora condivida le scelte”.
“Sì agli spostamenti tra Comuni. Verso il via libera ai viaggi all'interno delle province nei giorni di Natale e Capodanno. Ma è scontro nel governo. Frenata di Boccia e Speranza: deve decidere il Parlamento” recita il Messaggero, sulla Stampa invece si legge “Regeni nella cella numero 13, torturato con lame e mazze. Chiuse le indagini dopo 5 anni: nelle carte i nomi dei colpevoli e i dettagli dell’orrore”.
Il Fatto Quotidiano apre con “Recovery plan, i finti tonti sapevano tutto. Cabina di regia, 16 riunioni in 4 mesi con tutti i ministeri. 209 miliardi di balle: Iv e Pd hanno condiviso la task force che ora bocciano. Renzi vuole infilarci i parlamentari. Intanto il fondo passa in Europa senza più veti”, il Giornale lancia “Pablito, uno di noi. Se ne va l’eroe ‘normale’ del Mundial diventato a suon di reti la bandiera di un intero Paese”, mentre il Manifesto recita: “Verità nascoste. La Procura di Roma ricostruisce i nove giorni di Giulio Regeni in mano ai servizi segreti egiziani e chiude le indagini. Verso il rinvio a giudizio di quattro agenti per sequestro, torture e omicidio. La famiglia chiede di indagare sulle zone grigie tra Roma e il Cairo: I diritti umani non sono negoziabili con petrolio, armi e soldi”.
Infine, due aperture differenti. La prima è quella di Libero: “Domani Matteo alle sbarre. Per Salvini due processi, intanto la Lega cresce. A Palermo e Catania doppia udienza per aver bloccato i clandestini. Attesi pure gli ex ministri 5stelle, il premier non ci sarà. Nei sondaggi Carroccio in ascesa. Grazie a una leggina, tolta la condanna al suocero di Conte”. La seconda è quella del Sole 24 Ore: “Da Bce 500 miliardi, nubi sulla ripresa. Accordo Ue, il Recovery può decollare. Il giorno dell’Europa: la Banca centrale rafforza gli interventi, i mercati restano cauti. Von der Leyen: parte il piano da 1.800 miliardi. Conte: dobbiamo correre”.
Le interviste
“Piano e cabina di regia, pronti al confronto”. Questo il titolo della lunga intervista al ministro degli Affari europei Vincenzo Amendola, sulle colonne del Sole 24 Ore: “Non è un testo chiuso, decisivo il dialogo con imprese e sindacati”. Amendola precisa subito che “il Recovery Plan non è una legge di bilancio o una panacea per tutti i mali, segue invece le linee indicate dall'accordo del 21 luglio dove si decise tutti e 27 di investire nella transizione ecologica e digitale”.
Il ministro chiarisce che la presenza della task force è voluta dall’Europa: “La Commissione ha chiesto nelle sue linee di guida (…) che gli Stati membri individuino un soggetto che svolga il ruolo di coordinatore del Piano. Una unità di missione responsabile dell'attuazione in sinergia con i ministeri coinvolti, che assicuri il monitoraggio e il reporting a Bruxelles. La Commissione, inoltre, sottolinea che questa struttura tecnica dovrà avere capacità amministrative, autorità e risorse umane adeguate”.
Venendo al Piano nazionale di ripresa e resilienza, Amendola ricorda anzitutto che “i fondi vanno impegnati al 2023 e spesi al 2026, pena la perdita secca se i progetti non si realizzassero” e che “il motore della ricostruzione deve essere green e digitale, e va utilizzato sia per sostenere e far crescere la produzione privata, sia per far saltare le sclerosi della pubblica amministrazione. Non è un caso (…) che investiremo in Industria 4.0 per il privato e vogliamo sburocratizzare la Pa con un salto tecnologico mai conosciuto finora”.
Alle critiche sulle poche risorse (appena 9 miliardi) messe sul sistema sanitario, Amendola risponde che “il Next Generation ha un budget di 196 miliardi, ed escluso il 60% per green e digitale vincolati dalla Ue, dobbiamo far fronte anche alle richieste per unire l'Italia con le infrastrutture, potenziare l'istruzione e investire su politiche attive del lavoro e occupazione femminile. Ai 9 miliardi previsti per la linea sanità vanno aggiunti anche altri dedicati all’efficientamento delle strutture ospedaliere”.
L’ultimo tema è il mancato confronto con le parti sociali. “La proposta che invieremo al Parlamento non è un documento chiuso. Il dialogo con Confindustria e sindacati in primis sarà decisivo anche per calibrare o cambiare le 52 linee di intervento”, conclude il ministro degli Affari europei Vincenzo Amendola: “Ma è ovvio che gli incontri che faremo prossimamente non potevano basarsi su indicazioni generiche e saldi avulsi dal percorso della Nadef. Mi auguro che anche in Parlamento tutti i passaggi siano vissuti oltre la logica di maggioranza e opposizione sui singoli progetti, sarebbe un segnale molto forte per il nostro Paese”.
Gli editoriali
Una delle priorità del Piano nazionale di ripresa e resilienza è il potenziamento del sistema dei servizi per l'infanzia. “Investire sul benessere e l'educazione delle nuove generazioni, fin dai primi giorni di vita, è il modo migliore per prendersi cura del futuro a partire dal presente”, scrive il demografo Alessandro Rosina sul Sole 24 Ore, come dimostra un “ampio Rapporto pubblicato oggi da Alleanza per l'infanzia, assieme a #educAzioni, due realtà che raccolgono una rete molto ampia di associazioni di terzo settore, di organizzazioni del civismo attivo, oltre che di esperti e studiosi da anni impegnati sul tema”.
Il punto di partenza è la constatazione che finora l'Italia non è stata capace di sviluppare politiche pubbliche adeguate a promuovere, come avvenuto in altri Paesi occidentali, l'educazione e lo sviluppo umano a partire dalla primissima infanzia. “Il livello di copertura – dice Rosina – sotto i tre anni, mettendo assieme nidi pubblici, convenzionati e totalmente privati, arriva al 25%, molto sotto il target europeo fissato al 33% e a valori che arrivano oltre il 50% in vari Paesi, come la Francia e la Svezia”. Il docente di Demografia all’università Cattolica di Milano evidenzia che “il sistema dei servizi per l'infanzia risulta particolarmente debole nelle regioni meridionali” e che “rilevanti sono anche le diseguaglianze sociali: la frequenza ai nidi risulta più ridotta per i bambini provenienti da famiglie con basso reddito e bassa istruzione dei genitori”.
Nel Piano italiano i “nidi d'infanzia sono inseriti come una delle linee di intervento della componente ‘Parità di genere’ (cui nel complesso sono destinati 4,2 miliardi di euro) della missione ‘Parità di genere, equità sociale e territoriale’. Una collocazione che va a confermare una visione limitata e parziale, in parte anche distorta, della funzione dei servizi per l'infanzia, che non possono essere ricondotti semplicemente a uno strumento di conciliazione e utile per le donne”. Il potenziamento dei servizi di qualità per l'infanzia “è elemento centrale di un percorso di qualità della crescita che possa favorire un aumento dei tassi di partecipazione femminile al mercato dal lavoro, della natalità, dello sviluppo educativo delle nuove generazioni, dei livelli di benessere economico delle famiglie e dei livelli di fiducia; oltre che una riduzione della povertà infantile, delle diseguaglianze di opportunità, del gender gap”.
Riguardo le risorse indicate nel Piano, Rosina evidenzia come appaiano inadeguate rispetto agli obiettivi attesi. “Secondo le stime riportate dal Rapporto, per arrivare più ragionevolmente a una copertura pubblica del 33% in ciascuna regione il costo è di 4,8 miliardi in conto capitale e 2,7 miliardi di spesa corrente”, conclude il demografo: “Se poi si vuole raggiungere un’effettiva gratuità del servizio, in modo da favorire un accesso ampio come per le materne, va aggiunta una ulteriore cifra stimata in 1 miliardo e 325 milioni l'anno. Per mettere le basi di una nuova fase di crescita dobbiamo essere ambiziosi, ma proprio per questo servono interventi con obiettivi credibili e risorse commisurate”.
La Cgil
La riapertura di uno spazio di confronto tra la ministra della Pubblica amministrazione Fabiana Dadone e i sindacati è “certamente il primo risultato della mobilitazione di queste settimane”. Così il segretario generale della Cgil Maurizio Landini e la segretaria generale della Fp Cgil Serena Sorrentino, in un resoconto su Collettiva della giornata. “Il governo deve dare chiare risposte alla vertenza sull'innovazione e sul rilancio della pubblica amministrazione”, affermano i due esponenti sindacali: “Le risorse del Recovery fund devono servire a una riforma della pubblica amministrazione che guardi alla qualificazione e al potenziamento dei servizi, valorizzando le competenze dei dipendenti e introducendo nel contratto collettivo di lavoro il diritto alla formazione continua”. Landini e Sorrentino pongono l’accento sul potenziamento dei servizi, che necessita di “un piano straordinario di assunzioni che riguardi tutte le amministrazioni pubbliche, a partire dalle stabilizzazioni del personale precario e da un nuovo reclutamento che utilizzi le graduatorie di idonei e acceleri le procedure concorsuali". Occorre con urgenza, inoltre, “rivedere e rafforzare i protocolli per la sicurezza sottoscritti alcuni mesi fa, rispondendo alla domanda di tutela delle lavoratrici e dei lavoratori. Infine, il contratto collettivo nazionale e lo sblocco della contrattazione decentrata devono essere lo strumento che, accompagnando le innovazioni e trasformazioni, investa sulla valorizzazione del personale garantendo adeguati trattamenti economici”.
Seconda giornata ieri (giovedì 10 dicembre), in diretta su Collettiva, del Festival della formazione sindacale “La Cgil che verrà. Soggetti, idee, lotte: la formazione del cambiamento”, arrivato quest’anno alla terza edizione. Il Festival, spiega una nota, è dedicato “non solo alla platea dei formatori, degli organizzativi e dei dirigenti delle strutture, ma adatto anche a una partecipazione più ampia. Momenti di confronto, discussione e formazione, con una plenaria e 16 tavoli tematici, cui si aggiungerà una sostanziosa parte multimediale e comunicativa”. Verranno raccontate le esperienze formative dei territori e i progetti nazionali, e saranno presentati in anteprima due docufilm su Rodari e Don Milani. Previsti numerosi contributi da Cgil, Cisl, Uil, Ces, Confederacion Sindical de Comisiones Obreras e Ogb-Verlag. Partecipano inoltre associazioni come Anpi e Auser, fondazioni come Aamod e Fdv, docenti universitari italiani e stranieri, studiosi e rappresentanti del mondo della cultura e dello spettacolo come David Riondino e Mimmo Calopresti.
“Con Luigi Mariucci se ne va un grande intellettuale, che ha saputo sempre coniugare il rigore dell’analisi scientifica con l’esplicita adesione alle ragioni del lavoro e della sua dignità”. Così il segretario generale della Cgil Maurizio Landini, in Collettiva, riflettendo sulla scomparsa del professor Luigi Mariucci. Landini ricorda, in particolare, “la sua attenta partecipazione alla Consulta giuridica della Cgil nella quale, dal 1987 al 1995, è stato responsabile della Commissione tematica su rappresentatività, democrazia e regole sindacali. Inoltre, Mariucci ha contribuito all’elaborazione sia delle quattro leggi di iniziativa popolare del 2002-2003 che della Carta dei diritti universali dei lavoratori e delle lavoratrici dal 2015-2016”. Il segretario generale rileva che Mariucci “non ha mai fatto mancare la sua competenza e la sua qualità di studioso e di giurista militante. Rilevantissima inoltre la sua attività accademica, tra le università di Venezia e Bologna”. E così conclude: “Mancherà alla Cgil e a tutti i progressisti la sua capacità d’analisi profonda, sottile e appassionata, la sua determinazione condita di ironia. Sarà impegno della Cgil tutta proseguire sul sentiero battuto da Mariucci: tenere sempre insieme prospettiva ideale e capacità d’azione per cambiare il presente”.
“La proposta di legge di bilancio contiene in materia previdenziale alcuni punti per noi importanti, che avevamo posto al tavolo di confronto con il ministro Catalfo”. A dirlo a Collettiva è il segretario confederale della Cgil Roberto Ghiselli: “Il risultato più importante è la copertura contributiva piena per i part-time verticali che superano il minimale retributivo. Una cosa di straordinaria importanza per quelle centinaia di migliaia di persone che, lavorando 6, 8, 10 mesi all’anno, ai fini della maturazione dell’anzianità contributiva finora si vedevano riconosciuti solo i mesi effettivamente lavorati e non l’anno intero. Parliamo soprattutto di donne e giovani, che in gran numero lavorano ad esempio nel commercio, nelle attività stagionali, nei servizi scolastici ed educativi”. La Cgil giudica positivamente tutte le altre misure inserite nella legge di bilancio: “Riteniamo positiva anche la proroga per un anno dell’Ape sociale e di Opzione donna – conclude Ghiselli - anche se riteniamo necessario che per queste persone (lavori gravosi, donne, disoccupati, invalidi) vada trovata una soluzione stabile e definitiva nell’ambito della riforma che dovrebbe partire dal 2022”
Da segnalare la recensione (in Collettiva) del Rapporto sui diritti globali 2020, fiore all’occhiello delle edizioni Ediesse-Futura, giunto al diciottesimo anno di pubblicazione. Il titolo scelto è "Stato dell'impunità nel mondo", cui si aggiunge una definizione che ben indica lo sguardo sulla contemporaneità, “Il virus contro i diritti”. La curatela, come di consueto, è di Sergio Segio, direttore dell’Associazione Società Informazione. “Il virus ha svelato crudelmente – scrive nella prefazione il segretario generale della Cgil Maurizio Landini – che uno sviluppo basato sulla finanza e sulla crescente disuguaglianza non è sostenibile né per l’uomo né per la natura, insieme alla fragilità del proprio sistema sociale e in particolare di quello dell’assistenza alle persone”.
Altre notizie riguardano il giudizio sostanzialmente negativo (in Collettiva) della Flc Cgil sui contenuti della prossima legge di bilancio; il commento (in Collettiva) di Cristian Perniciano (Area Politiche per lo sviluppo della Cgil nazionale) alle misure di lotta all’evasione fiscale come il cashback e la lotteria degli scontrini; la richiesta della Filt Cgil di un confronto sui criteri del bando di gara per la concessione dei servizi marittimi atti a garantire la continuità territoriale; l’approvazione della Filcams Cgil e di altri sindacati e associazioni all’estensione agli agenti di commercio del contributo a fondo perduto del decreto Ristori quater; l’avversione della Slc Cgil all'intenzione del ministero per i Beni culturali Franceschini di affidare alla piattaforma privata Chili, con l'intervento di Cassa depositi e prestiti, la commercializzazione via streaming di prodotti culturali e teatrali in Italia e all'estero; la richiesta della Filt Cgil e delle altre categorie di ripristinare in tutte le giornate festive di dicembre i divieti di circolazione dei mezzi pesanti; la petizione online di raccolta firme lanciata da Spi Cgil e altre categorie per chiedere a governo, Parlamento, istituzioni regionali e locali che il welfare torni a essere una priorità del Paese.
L’agenda degli appuntamenti
Per il quadro completo di tutti gli appuntamenti Cgil, vedi l’agenda di Collettiva.