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Prime pagine
Lo spettro della quarta ondata e il dibattito sulle restrizioni la fanno da padrone sulle prime pagine dei quotidiani di oggi. Il Sole24Ore apre però con: “Assegno unico, per 11 milioni di figli”; il Corriere della sera sceglie invece: “Green pass, limiti ai no vax”; il Messaggero opta per: “Green pass ridotto a nove mesi”. La Repubblica apre con: “Virus, l'Europa in rosso”, la Stampa con: “Subito green pass, il Governo apre alle Regioni”. Il Fatto quotidiano sceglie invece la politica interna con: “I due Matteo impallinano pure il Governo Draghi”; mentre il Manifesto continua a puntare sui migranti al confine tra Polonia e Bielorussia: “Se questo è un bambino”.
Interviste
Sulla Repubblica, a pagina 11, appare un'intervista alla ministra per la famiglia Elena Bonetti sul Family act: “Quasi tutte le famiglie avranno importi più alti - si legge -. Le simulazioni che circolano non corrispondono al vero. E anche in caso di eventuali perdite abbiamo inserito apposta una clausola di maggiorazione. Ma questa clausola è triennale e con décalage. E dal 2025? La maggiorazione temporanea serve proprio a prevenire e risolvere eventuali criticità. Per monitorare la misura istituiamo un osservatorio. Altra critica: erogare l'assegno anche a chi non presenta l'Isee è un favore agli evasori? No. A chi non presenta l'Isee spetterà la cifra minima. Ci sono tanti motivi per cui una famiglia può non voler presentare l'Isee e dobbiamo rispettarli. La misura ha un carattere universale e va a tutte le bambine e bambini che hanno diritto a esseri sostenuti. Perché non avete lasciato il meccanismo della busta paga? Perché è una misura che si rivolge a tutti, a prescindere dalla tipologia di lavoro. Il bonifico è semplice e immediato. E perché avremmo dovuto attivare procedure differenziate per lavoratore che avrebbero rallentato le erogazioni. Tutte le domande inoltrate a Inps entro giugno 2022 daranno diritto all'assegno retroattivamente da marzo 2022. L'assegno sostituisce la quota figli del Reddito di cittadinanza che ora quindi si alza. E così? L'assegno risolve una delle tante criticità del Reddito, quella per cui i figli valgono la metà degli adulti e i nuclei numerosi sono penalizzati. Ricordo poi che c'è una maggiorazione dell'assegno se entrambi i genitori lavorano, per attivare il lavoro femminile”.
Paolo Baroni della Stampa, invece, a pagina 9, intervista il responsabile economia del Pd Antonio Misiani sul fisco, che dice: “Il fisco italiano pesa troppo sui fattori produttivi. Ridurre e riequilibrare questo carico era una necessità già prima della pandemia. Lo è a maggior ragione oggi, in una fase in cui stiamo recuperando quanto perso con la grave recessione del 2020 e dobbiamo consolidare la ripresa economica e sociale del Paese. L'Italia si sta rimettendo in piedi meglio e più rapidamente del previsto, ma per tornare a correre ha bisogno di un fisco più leggero, più semplice e più equo, innanzitutto per chi lavora e fa impresa. E di un fisco che favorisca lo sviluppo sostenibile e il processo di decarbonizzazione. Questi devono essere gli obiettivi strategici della riforma. Gli otto miliardi della legge di bilancio sono il primo step. Vanno utilizzati in coerenza con i princìpi scritti nella proposta di delega fiscale. In questo quadro, va affrontato anche il tema dell'imposizione sui pensionati, giustamente sollevato dai sindacati. Ma il cuneo come va tagliato? Il punto di partenza è la proposta del governo: ridurre il carico Irpef, intervenendo su detrazioni e trattamento integrativo per i redditi da lavoro dipendente e su una o più aliquote. L'obiettivo è assolutamente condivisibile, a condizione di evitare di disperdere su platee troppo ampie risorse oggettivamente limitate. Sul lato delle imprese, l'Irap è una soluzione possibile ma non è l'unica: tagliare il contributo per gli assegni familiari, che grava sui datori e appesantisce il cuneo fiscale, potrebbe essere una scelta ragionevole. Nel 2022 entra a regime l'assegno unico e universale, rivedere il sistema di contribuzione avrebbe molto senso”.
Sul Messaggero, a pagina 5 appare poi un'intervista ad Andrea Gavosto della Fondazione Agnelli sulla scuola: “Direi che l'Italia sta mantenendo un livello alto di sicurezza. Nei Paesi scandinavi è saltato l'obbligo di quarantena e di mascherina a scuola, anche in Olanda con qualche piccola variante, in Francia si sta adottando un protocollo simile al nostro per cui si utilizza subito un test anche rapido. Perché è così importante la presenza a scuola? Già a settembre e ad ottobre è prevalsa l'esigenza di preservare la scuola in presenza, per fermare la perdita degli apprendimenti di base. Siamo in emergenza educativa e mi preoccupa almeno quanto quella sanitaria. La scuola non è riuscita a recuperare? No, parliamoci chiaro: usciamo da due anni disastrosi e di fatto non abbiamo neanche iniziato a recuperare tutto quello che abbiamo perso in due anni. per questo dico che dobbiamo fare di tutto per garantire la presenza a scuola. Il piano estivo per il recupero non ha funzionato. La conta dei danni è pesante? Abbiamo perso davvero tanto in termini scolastici e sono molto preoccupato perché i test Invalsi hanno registrato perdite significative in matematica, italiano e inglese. In quinta superiore, per matematica e italiano sono andati perduti praticamente 5 mesi di scuola. E mi preoccupa soprattutto il fatto che, dopo la fiammata del dibattito iniziale, il problema sia poi sparito”.
Editoriali e commenti
Sul Corriere della sera, a pagina 37, Massimo Gaggi scrive di inflazione negli Usa: “Biden dovrebbe essere in una botte di ferro: l'infarto economico della pandemia non solo non ha fatto precipitare gli Stati Uniti nella recessione, ma li sta portando, nonostante la frenata estiva per la variante Delta, verso una forte ripresa con la disoccupazione già scesa al 4,6 per cento. Secondo gli analisti di Goldman Sachs, autorevole banca d'affari di Wall Street, i senza lavoro continueranno a calare arrivando a metà del prossimo anno al 3,7 per cento e, a fine 2022, al 3,5: di fatto la piena occupazione. Invece il partito del presidente va verso una sonora sconfitta alle elezioni di mid term del prossimo autunno oltre che per le manovre repubblicane sui collegi e sulle regole elettorali e per la capacità della destra di guadagnare voti sulle 'guerre culturali', perché l'inflazione ha sostituito l'occupazione come principale cruccio degli americani. E l'aumento dei prezzi - previsto ma sottovalutato come fenomeno blando e transitorio dal Tesoro e dalla Federal Reserve - sta diventando un macigno che ostruisce il percorso della presidenza Biden. La stessa Goldman Sachs, infatti, prevede che la fiammata dei prezzi (+6,2% a ottobre) continuerà per tutto l'inverno”.
Sulla Repubblica, a pagina 42, Michele Ainis scrive invece sullo stato d'emergenza: “Quali norme, quali procedure durante un'emergenza? Chi ha il potere di deciderle? E quanto a lungo pub protrarsi il regime d'eccezione, senza rovesciare l'eccezione in regola? La proroga dello stato d'emergenza - possibile, se non anche probabile - si situa al crocevia di questi tre interrogativi. Ma dopotutto tocca il fulcro dello Stato di diritto, la sua ambizione di prevedere gli eventi imprevedibili, sottoponendoli a una regola suprema. Quella regola, diceva Carl Schmitt, incarna l'essenza stessa del potere: 'Sovrano è chi decide sullo stato di eccezione'. E infatti durante un'emergenza l'ordinamento si ritrae, mettendo a nudo le proprie radici. Quali? La Costituzione italiana affida il timone delle crisi al Parlamento, consegnandogli il potere di deliberare la massima emergenza: lo stato di guerra (art. 78). Dunque è il Parlamento il cuore del sistema. Mentre il governo pub legiferare per decreto nei casi d'urgenza (art. 77), ma a condizione che il decreto venga poi ratificato dalle stesse assemblee parlamentari. Sennonché la pandemia ha rovesciato questo canovaccio. L'anno scorso il virus incrudeliva, e al contempo il Parlamento finiva sotto un cono d'ombra, oscurato dal governo. Anzi: nemmeno dal governo, bensì dalla figura solitaria del presidente del Consiglio. E allora via con i dpcm, atti individuali del premier, che sfuggono al controllo del Consiglio dei ministri, del Capo dello Stato, delle assemblee legislative. E via con le ordinanze di ministri, sindaci, governatori. Ecco, è questa la lezione che ci reca in dono l'esperienza. L'accentramento del potere, ieri per un elemento formale (i dpcm di Conte), oggi per uno sostanziale a'auctoritas di Draghi). Nonché la distorsione delle regole che disciplinano lo stato d'emergenza. Colpa d'un malanno (la crisi delle assemblee legislative) già da tempo in circolo nel nostro ordinamento. Ma colpa, talvolta, pure delle regole”.
Il fondo del Messaggero è dedicato al lavoro agile, e lo firma Giuseppe Roma: “Superata gradualmente la fase più critica, quasi due annidi lavoro a distanza stanno generando, infatti, un diffuso ripensamento sullo stesso significato da dare al lavoro, soprattutto per i quaranta-cinquantenni che costituiscono il fulcro produttivo del Paese. Lavorare da casa, o da un borgo o dalla città d'origine, ha reso evidente la possibilità di una maggiore complementarietà fra tempi di lavoro e vita quotidiana. Per le generazioni che hanno ricostruito l'Italia e quelle che ne hanno consolidato il benessere diffuso, il valore fondante dell'esistenza è stato quello di impegnarsi al massimo nella propria occupazione, sia che si trattasse di un operaio, che di un bravo artigiano, di un impiegato modello odi un professionista. Già da tempo, crescita economica, protezioni pubbliche e anche giusto adeguamento del sistema dei diritti, hanno consentito un ampliamento di altre sfere dell'esistenza individuale e collettiva. Dal tempo libero, siamo passati al tempo liberato (dal lavoro) e gli interessi diversi da quelli professionali hanno assunto una crescente importanza. Con la pandemia il cosiddetto lavoro agile è diventato una realtà che ha coinvolto milioni di dipendenti. Si e trattato di un'esperienza abbastanza lunga tanto da provocare aspettative e generare un nuovo assestamento nel mondo del lavoro Gli effetti fin qui registrati sono noti sia sul versante positivo che su quello negativo. Riduzione del pendolarismo, valorizzazione della famiglia e del quartiere, spostamento dal controllo formale del "cartellino" a quello sui risultati. Ma non mancano gli effetti problematici come l'allentamento delle relazioni di gruppo in presenza, i possibili abusi, la messa in crisi dell'indotto nelle aree destinata a uffici”.
Economia, welfare, sindacato
Sul Sole24Ore , a pagina 33, Barbara Fiammeri scrive del tavolo tra sindacati e Draghi sulla manovra: “ L'impegno l'aveva assunto in prima persona martedì a Palazzo Chigi con i segretari generali di Cgil, Cisl e Uil. A Landini, Sbarra e Bombardieri, il premier aveva garantito che avrebbe ufficializzato il tavolo sulle pensioni al primo Consiglio dei ministri. Così è stato. Prima del via libera al decreto per l'Assegno unico, Mario Draghi ha illustrato ai colleghi di governo le portate del tavolo che si aprirà all'inizio del mese prossimo e che sarà incentrato in particolare sulla riforma del sistema previdenziale. È uno di quei casi in cui la forma si fa sostanza. E certo ha contribuito a migliorare il clima in vista non solo del confronto sulla riforma ma anche sulle altre partite sensibili, a cominciare da quella fiscale, su cui premono anche le forze politiche convocate proprio su questo oggi al ministero dell'Economia (si veda articolo a pagao). Draghi, pur non cedendo alla iniziale richiesta dei sindacati, che avrebbero voluto un intervento immediato attraverso la manovra, ha però formalizzato la disponibilità dell'Esecutivo a introdurre a partire dal 2023 parametri più flessibili, rispetto a quelli attuali, e tutele maggiori per le categorie più penalizzate”.
Sulla Stampa, a pagina 8, Luca Monticelli si occupa invece di assegno unico: “Il Consiglio dei ministri ha dato il via libera al decreto legislativo attuativo del Family act che riordina le misure di sostegno unificando sussidi, detrazioni Irpef e bonus. L'assegno sarà di 175 euro al mese per il primo e secondo figlio e 260 dal terzo in poi se il nucleo familiare ha un Isee inferiore ai 15 mila euro. L'aiuto si riduce gradualmente fino a raggiungere un valore di 50 euro con un Isee superiore a 40 mila euro. L'assegno vale anche per i figli maggiorenni fino a ventuno anni: in questo caso, con reddito Isee sotto i 15 mila il sussidio ammonta a 85 euro e poi si abbassa a 25 per i redditi alti. Non ci sono limiti di età per i disabili e vanno aggiunti venti euro per ogni figlio alle mamme giovani con meno di ventun anni. Inoltre, le famiglie numerose percepiranno una maggiorazione di cento euro. I beneficiari del reddito di cittadinanza lo otterranno automaticamente, senza fare la domanda e sarà erogato anche agli stranieri residenti da almeno due anni in Italia” E ancora: “La Cgil saluta positivamente 'l'estensione a precari, autonomi e incapienti', ma chiede di non decurtare il reddito di cittadinanza perché questo si tradurrebbe 'in un'ingiusta penalizzazione delle fasce più fragili'”.
Il Manifesto, a pagina 4, si occupa invece della protesta dei navigator: “L'incontro tra la delegazione di questi lavoratori delle 'politiche attive del lavoro', assunti precariamente più di due anni fa mediante un concorso tenuto alla Fiera di Roma, con il segretario generale del ministero Andrea Bianchi non ha portato 'a impegni sulla proroga o su un percorso di riconoscimento professionale' ha sostenuto Nidil Cgil. In piazza ieri si discuteva della possibilità di un emendamento alla legge di bilancio contenente la proroga, forse di qualche mese, per trovare una soluzione-ponte, mentre il Piano di ripresa e resilienza (Pnnr) ha aggiunto ai fondi già stanziati dalla legge sul reddito di cittadinanza altri 4,4 miliardi di euro complessivi per dare corpo all'infrastruttura che seguirà le politiche neoliberali dell'accompagnamento e del ricollocamento. E si resta in attesa della definizione della riforma degli ammortizzatori sociali”.
Sulla Stampa, a pagina 3, Niccolò Carratelli analizza invece invece l'”emergenza medici di base”. Si legge: “Sono diventati un ingranaggio importante della campagna di vaccinazione contro il Covid, tanto più ora con l'avvio della somministrazione della terza dose. Ma, come ogni anno, si occupano anche di fare milioni di iniezioni del vaccino antinfluenzale, ancora più strategico in tempo di pandemia. Soprattutto, da quasi due anni sono in prima linea nella lotta al virus, cercando di offrire la prima assistenza ai pazienti e di garantire la tradizionale funzione di filtro tra i cittadini e le strutture sanitarie. Il problema è che i medici di famiglia italiani sono troppo pochi e sempre più vecchi. E l'emergenza Covid, con il rischio di contagiarsi e morire (140 vittime da inizio pandemia), non ha fatto altro che accentuare la loro corsa verso la pensione, già evidente da qualche anno. La corsa all'uscita Siamo passati dai 45.500 dottori in attività nel 2012 a 42.290 censiti ne12019. Tra i12015 e il 2020 c'è stato un aumento dei pensionamenti del 230%.”
Oggi Collettiva apre con un dialogo sulla scuola tra la vice segretaria generale della Cgil, Gianna Fracassi, e il coordinatore della Rete degli studenti medi, Tommaso Biancuzzi, sui temi che oggi portano in piazza ragazze e ragazzi.
L’agenda degli appuntamenti
Per il quadro completo di tutti gli appuntamenti Cgil, vedi l’agenda.