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L’Italia vota per Referendum e Regionali, e il dato sull’affluenza alle urne (che sfiora il 40%) campeggia su tutte le prime pagine dei quotidiani. Praticamente identiche le aperture di Corriere della sera, Repubblica e Stampa. Il primo titola: “Il virus non ferma il voto”, il secondo: “Il virus non frena il voto”. Il giornale di Torino apre invece con: “Il covid non ferma il voto, tiene l’affluenza alle urne”. Lettura opposta per Il Giornale che titola: “Le urne non scaldano. Covid e disinteresse: il referendum populista si ritrova senza popolo. Nel sud grillino affluenza a picco”. Mentre per il Fatto Quotidiano, “I giornali seminano il terrore, ma gli italiani votano lo stesso”. Lettura politica poi per Libero: “Se oggi vincono i sì, bisogna andare al voto”. Aperture diverse, invece, per il lunedì del Sole24Ore, che titola “I conti del 110%: doppio risparmio sul costo lavori e sulla bolletta”, e il Messaggero che punta sullo stop ai lavori della Metro C di Roma con: “Commissari, il no a Raggi”. Gli altri tagli riguardano il ricordo della fondatrice del Manifesto Rossana Rossanda, venuta a mancare proprio ieri. Sul Corriere si legge: “Rossanda, la ragazza eretica della sinistra”; sulla Repubblica: “Addio Rossanda, ragazza di ferro della sinistra”; sul Fatto: “Rossana, la ragazza rossa ed eretica del secolo scorso”. Sul sito del Manifesto, si possono trovare numerosi articoli e approfondimenti sulla morte della Rossanda.
Le interviste
E proprio sul ricordo di Rossana Rossanda è incentrata un’intervista a Luciana Castellina a pagina 33 del Corriere della Sera. Il titolo è: “Una militante che non somigliò mai agli uomini”. “Siamo state figlie del Partito comunista, consapevoli della necessità di una scelta di vita che sarebbe stata anche dura - si legge -. Era anche un personaggio curioso che ha tenuto insieme due facce: militante a tutto tondo e intellettuale raffinata, molto europea e attenta alla cultura dell'America Latina, specie Messico e Cuba”. Sulla Repubblica a pagina 8, c’è invece un’intervista di Concetto Vecchio all'ex leader dei giovani del Pci Pietro Folena, che ha scritto il libro in uscita “Servirsi del popolo, (La Nave di Teseo). Il titolo è: "La sinistra ha lasciato la questione sociale ai populisti”. “La mia storia politica finisce con una sconfitta personale e collettiva. A un certo punto ho dovuto constatare che non avevamo più ascolto nella società”. E ancora: “Una volta caduti gli intollerabili sistemi comunisti le socialdemocrazie si sono adattate al pensiero unico del liberismo. La sinistra ha progressivamente dimenticato la questione sociale, ignorando la vita reale delle persone”. Su La Stampa, poi, a pagina 7, Luca Monticelli intervista Tito Boeri, che replica a Pasquale Tridico sul reddito di cittadinanza dopo gli attacchi lanciati dal presidente dell'Inps: “Il professore della Bocconi è sorpreso dal tono e dalle invettive usate dal collega. Boeri precisa di essere favorevole a “uno strumento che riduca la povertà”, ma “accade spesso che i politici non capiscano i dati o neghino la realtà anche quando evidente, ma gli economisti dovrebbero misurarsi solo con le analisi scientifiche”. In un ‘intervista a Collettiva, invece, il ministro per Mezzogiorno Giuseppe Provenzano illustra le strategie del Piano Sud 2030, del Recovery plan e del Piano nazionale per le riforme.
Editoriali e commenti
Da segnalare anche “La nuova didattica, a distanza e in aula” di Gianmario Verona, a pagina 30 del Corriere. L’autore si concentra sulle difficoltà di insegnare al tempo del covid: “Si insegna quindi a distanza, con visiera o mascherina, incollati alla lavagna, con il terrore dei protocolli”. “C'è chi dispone solo di una telecamera che vincola il movimento in pochi metri violando così il principio socratico della lezione peripatetica. Insomma, ci si muove poco e si parla molto, il contrario di quello che la pedagogia insegna per stimolare attenzione e curiosità degli studenti meno attenti e più distratti”. Sempre di scuola e di reclutamento degli insegnanti parla Pietro Garibaldi su La Stampa in “Cattedre vuote, come riempirle”. “Abbiamo passato l'estate a parlare di banchi a rotelle e rime buccali – si legge -, come se i veri problemi fossero le distanze fisiche tra studenti. Questa settimana abbiamo invece scoperto che più che i banchi, al suono della campanella mancavano all'appello tra i 150 e i 200 mila insegnanti, secondo le diverse stime di Governo e organizzazioni sindacali”. “Le cattedre vuote rappresentano uno spettacolare fallimento di programmazione statale”.
Si parla di scuola anche su Domani, a pagina 9, con uno scritto dal titolo “Come ogni anno, ci siamo già dimenticati della scuola” dello storico Alberto Melloni. “Quest'anno ad agitare un po' più a lungo le acque ci hanno pensato il Covid e il Comitato tecnico scientifico (Cts)”, ma a pesare è sopratutto il “vuoto di idee”. “Mancano idee di fondo: su come si produce e consegna la parola a chi impara l'italiano come seconda lingua; su come fare delle tecnologie del futuro”, o su come “rimediare alla diseducazione di genere che la scuola comunica col suo personale”. “Si è strumentalizzata la scuola, senza che nessuno, salvo il segretario della Cgil Maurizio Landini, si sia reso conto che ci vuole niente perché diventi la miccia della collera sociale”.
A pagina 22 della Repubblica si può invece leggere “Quanto ci manca l'Unione” di Massimo Riva, che ragiona sul Recovery Fund: “L'Italia ha ottenuto crediti e sussidi più di tutti gli altri Paesi e proprio da parte di quella Ue così detestata dai patrioti della destra di italica stirpe - si legge -. Ma “l'uso indifferenziato della parola Europa e del termine Unione, quasi fossero sinonimi, alimenta una confusione concettuale tra fine e mezzo che serve solo a rendere meno decifrabili e più complicati i problemi che frenano il processo di integrazione continentale”. “Piano Marshall vs Recovery: il problema è che ci manca l'Iri”, è invece su questo tema il commento di Ugo Arrigo a pagina 10 del Fatto. Che tipo di investimenti bisogna fare? E chi deve farli? Il settore pubblico o quello privato, si chiede l’autore. “È qui che si gioca il successo o il fallimento del Recovery. Settant'anni fa l'economia italiana era messa malissimo ma vi erano strumenti per la crescita molto più efficaci, che infatti da lì a poco avrebbero generato il boom economico”. “Mai come ora sarebbe stato utile avere un Iri risanato anziché averlo buttato assieme all'acqua sporca delle sue perdite”.
Lavoro e welfare
La Repubblica, a pagina 8 scrive: “Allarme welfare, il Pil sottozero taglierà le pensioni dei giovani”. Secondo l’articolista Valentina Conte, infatti “gli attuali trentenni rischiano una riduzione fino al 30% quando lasceranno il lavoro”. “Micidiale” è il mix recessione-deflazione”. “Ecco perché i sindacati, qualche giorno fa al tavolo sulle pensioni, hanno chiesto alla ministra del Lavoro, Nunzia Catalfo, di far calcolare ai suoi tecnici l'impatto del terribile 2020 sugli assegni futuri. Per sterilizzarlo, eventualmente”. Il Fatto quotidiano torna invece sul contratto Assodelivery-Ugl a pagina 13, con un articolo dal titolo “Il buco della legge che apre ai contratti pirata per i riders” di Marco Barbieri. “Con la legge n. 128/2019 – si legge - il Governo Conte-bis ha scelto un compromesso: ferma restando la possibilità di considerarli lavoratori dipendenti, si è ampliata la possibilità di considerare i riders come ‘collaboratori etero-organizzati’, ai quali, perché organizzati da altri, si devono applicare le tutele del lavoro subordinato; ma sono previste tutele anche nei casi in cui siano da considerare autonomi”, ma “il divieto non è totale: si prevede che i contratti collettivi stipulati dalle organizzazioni comparativamente più rappresentative possano definire un compenso complessivo che tenga conto delle modalità di svolgimento della prestazione, cioè in parte anche a cottimo”. Su questo tema, c’è stata anche la durissima condanna di Maurizio Landini, riportata da Collettiva: “Aspre critiche anche dalla ministra Catalfo che ha convocato i sindacati confederali per il 24 settembre per riprendere il tavolo di confronto”.
Nell’inserto economico del Corriere della Sera, si può invece leggere “Lavoro nero, sanatoria Flop”, di Alberto Brambilla e Natale Forlani, sui dati forniti dal ministero dell'Interno sull'esito finale della sanatoria dei rapporti di lavoro e dei permessi di soggiorno, mentre a pagina 12 del Sole24Ore si parla di tirocini, con “Più incentivi per aiutare i giovani in tirocinio”, di Francesco Nariello. Per l’autore alcuni dei cardini da cui ripartire per i consulenti del lavoro, guardando oltre l'emergenza Covid19, sono: “Rafforzamento del welfare professionale”, “incentivi per l'avvio attività dei giovani”, “una revisione di aspetti come esami di Stato e tirocini anticipati”. Su “Affari e finanza” di Repubblica, poi, Eugenio Occorsio traccia in "Il decennio perduto" uno scenario ben poco ottimistico sul futuro che ci aspetta. “Gli effetti della pandemia sull'economia mondiale dureranno per tutti gli anni '20 del XXI secolo - si legge -, non solo per i prossimi due-tre”. L'allarme è stato lanciato in un paper presentato all'ultimo summit della Fed. Secondo l'analisi, i nodi sono “la crisi di fiducia e la paura innescate dal Covid, che freneranno ricerca, sviluppo e, soprattutto, investimenti, visti in difficoltà addirittura per 80 anni”.
Infine, su Collettiva sono da leggere “Bonomi inventa il contratto separato”, di Paolo Andruccioli, relativamente alla lettera scritta dal presidente di Confindustria alle associazioni del settore agroalimentare che non hanno siglato il testo del 31 luglio scorso, con l’obiettivo chiaro di spaccare il fronte per arrivare ad un secondo contratto alternativo”. “Lavorare meno lavorare tutti”, di Volker Telljohann, ricercatore dell’Ires Emilia Romagna, parla invece del sindacato tedesco IG Metall che ha ottenuto la riduzione dell'orario di lavoro in alcune aziende metalmeccaniche per affrontare la crisi ed evitare licenziamenti e ora punta a ottenere la settimana corta anche per il contratto nazionale. "L'unione fa la forza" di Sergio Bassoli racconta invece come oggi, 21 settembre, Giornata internazionale della Pace indetta dall’Assemblea delle Nazioni Unite, nasce la nuova Rete italiana Pace e Disarmo dalla convergenza delle due reti: Rete della Pace e Rete Disarmo.
Agenda
Per il quadro completo di tutti gli appuntamenti Cgil, vedi l’agenda di Collettiva.