La morte di Guglielmo Epifani, segretario generale della Cgil dal 2002 al 2010, avvenuta nel primo pomeriggio di ieri, trova spazio sulle prime pagine dei principali quotidiani di oggi (martedì 8 giugno). “Addio a Epifani il ‘laburista’. Aveva 71 anni” si legge sul Corriere della Sera, titolo simile per Repubblica: “Addio a Epifani, il leader gentile del sindacato. Aveva 71 anni”. Sul Messaggero c’è “1950-2021. Addio a Epifani, sindacalista del riformismo”, mentre la Stampa recita “Addio Epifani. Una vita tra sindacato e politica. Con lui la Cgil restò sempre autonoma dai partiti” (ospitando anche un'intervista a Sergio Cofferati).

  “La giusta causa” titola il Manifesto su una foto a tutta pagina del leader sindacale nel corso di una manifestazione: “Muore a 71 anni Guglielmo Epifani, leader Cgil dal 2002 al 2010, poi alla guida del Pd nel 2013 tra Bersani e Renzi. La sua battaglia contro l’abolizione dell’Art. 18. La notizia durante l’incontro tra dem e sindacati. Landini: ‘Ha dato la vita per il lavoro’. Il cordoglio di Mattarella e Draghi”. Il Sole 24 Ore sceglie di ricordarlo con le parole del premier: “Draghi: Epifani, un esempio nel servizio ai più deboli”. In conclusione, gli articoli in prima pagina del Giornale (“Epifani, l’anticomunista Cgil che guidò i Dem, e li mollò”) e di Libero (“Muore Epifani. Vedeva rosso solo quando c’era Silvio”).

L’intervista
“Per Guglielmo prima di tutto c'erano i diritti delle persone”, questo il titolo dell’intervista all’ex segretario generale Cgil Sergio Cofferati pubblicata sulla Stampa. “Il nostro è stato prima di tutto un rapporto di amicizia e di affetto. A me mancherà un amico e alla sinistra mancherà una persona che poteva aiutarla a rilanciarsi e alla quale oggi direbbe: fermate i licenziamenti”: così Cofferati comincia il suo ricordo di Epifani, di cui il leader scomparso è stato per otto anni vice segretario generale. Cofferati evidenzia il “lungo percorso sindacale comune, lui segretario dei poligrafici e io dei chimici, categorie che convergevano sulla linea politica. Quella riformista, diversa da altre che erano più radicali, a cominciare da quella dei metalmeccanici. Riformisti, ma con al centro un'idea-forza: il sindacato autonomo dalla politica organizzata e strenuo difensore dei diritti collettivi e individuali”.

Cofferati ricorda il battesimo del fuoco della loro leadership nel 1994 contro la riforma delle pensioni di Lamberto Dini (“Portammo in piazza centinaia di migliaia di pensionati e non solo. Diciamo che noi scuotemmo l'albero su cui era seduto Berlusconi, e poche settimane dopo Umberto Bossi lo fece cadere”); l’arrivo del governo dell'Ulivo, con Romano Prodi premier (“Non ci fu alcun collateralismo, noi tenemmo ferma la nostra linea che rivendicava il metodo della concertazione inaugurato anni prima con i governi di Amato e di Ciampi”); il secondo governo Berlusconi e l’oceanica manifestazione al Circo Massimo (“Se non ricordo male fu Epifani ad annunciarla in segreteria che la approvò all'unanimità. Il governo voleva abolire l'articolo 18, che proteggeva i lavoratori dai licenziamenti senza giusta causa. Noi ci opponemmo. E quando dico noi, parlo di tutta la Cgil e ovviamente di Guglielmo che fu in prima linea”).

Nel 2002, poi, Epifani diviene segretario generale della Cgil: “Ha tenuto la barra dritta. Sempre con in testa la nostra idea che prima di tutto vengono i diritti delle persone”. Anni dopo Epifani, in un momento di passaggio da Bersani a Renzi, viene nominato segretario del Pd. “La sua leadership durò pochi mesi, mesi difficili, perché il Pd era in preda a scossoni violenti”, rievoca Cofferati: “Ed è stato proprio grazie alle sue doti di equilibrio e alla sua capacità di mediazione, doti che aveva imparato nel sindacato, che riuscì a evitare che il partito implodesse”. L’ultimo commento è per la fase conclusiva della sua vita politica, con l’abbandono del Pd e la nascita di Articolo uno: “Ha dimostrato una grande coerenza politica: un socialista riformista che si colloca alla sinistra del Pd. Nel nostro panorama politico non sono in molti ad aver fatto un percorso così lineare”.

Gli editoriali
Sono tantissimi gli articoli di oggi che ricordano la figura di Guglielmo Epifani, è davvero impossibile dare conto di tutti. Ci limitiamo ai più significativi, iniziando dal Corriere della Sera, che con Enrico Marro sottolinea che Epifani era uno “di quei socialisti e riformisti sempre pronti alle scelte radicali. Epifani resterà nella storia della Cgil non solo per essere stato il primo segretario a rompere l'egemonia comunista, raccogliendo tra l'altro l'eredità di Cofferati, ma anche per aver sostenuto le battaglie delle donne, facendo eleggere dopo di sé la prima segretaria generale, Susanna Camusso, anche lei socialista. Passaggi che hanno cambiato la Cgil”.

Sempre sul Corriere della Sera, Dario Di Vico ne evidenzia l’anima “laburista”, affermando che “la sua lunga, intensa, appassionata carriera (…) è stata innanzitutto all’insegna della rappresentanza del lavoro. Messa davanti alle ideologie e ai patriottismi di organizzazione”. Di Vico ne rimarca anche “la matrice di studioso, che lo rendeva sempre attento al dibattito di politica economica esterno al sindacato, alle tesi e ai lavori del Fmi o della Banca d'Italia. Non c'era documento della Confindustria che non vivisezionasse”. L’editorialista, infine, ricorda che “le sue relazioni iniziali in direzione o al comitato centrale erano sempre molto curate e attente alla coerenza dell'argomentazione. Una virtù non sempre praticata dai suoi compagni di militanza che spesso sacrificano la coerenza sull'altare dei decibel”.

“Il sindacalista gentile che fu capace di svolte radicali”, così lo definisce Roberto Mania su Repubblica, sottolineando che “non era uomo di comizi, ma di ragionamenti, non veniva dalla fabbrica ma dall'università. Colto e raffinato, ma capace anche di svolte radicali: ereditò la Cgil (quella dei tre milioni del Circo Massimo a Roma del marzo 2002) di Sergio Cofferati e ne proseguì la battaglia per la difesa dell'articolo 18 contro il progetto del governo di Silvio Berlusconi”. Mania rievoca anche il suo “ultimo intervento alla Camera, un paio di settimane fa, sulle morti sul lavoro. La voce rauca, flebile; le mani smagrite, il volto stanco. Ma ancora i diritti, la dignità di chi lavora”. E conclude ricordando la passione di Epifani per Charles Baudelaire: “Tradusse molte sue poesie, amava in particolare un verso de La morte dei poveri: La morte è l'amore che consola e che fa vivere”.

“Intellettuale raffinato, riformista, attento ai diritti ma anche ai doveri, uomo colto e disponibile, il gentiluomo Guglielmo Epifani è stato il primo socialista a guidare il più grande sindacato del Paese”, dice Giusy Franzese sul Messaggero. Nel racconto della sua biografia, l’autrice si sofferma in particolare sulla “svolta del luglio 2007, al governo c'era Romano Prodi, quando anche la Cgil firmò il Patto sociale sul welfare e previdenza, primo passo verso una più moderna fiexsecurity. Non fu semplice per Epifani superare le ostilità dei metalmeccanici della Fiom, guidati da Gianni Rinaldini, che infatti votarono in maggioranza contro il patto, trascinandosi poi dietro anche una parte del parlamentino Cgil. Epifani tenne duro. Il referendum tra i lavoratori sigillò l'intesa”.

Sulla Stampa, Paolo Griseri evidenzia che Epifani è stato anzitutto “il traghettatore del maggiore sindacato italiano dall'età delle correnti a quella che gli piaceva chiamare ‘dell'indipendenza’. E non era stato facile”. Nel percorso di Epifani “c'è un filo che attraversa tutta questa lunga vicenda umana. È quello del socialismo riformista (...) Un sindacalista intellettuale (…) che più di altri ha saputo far convivere la passione per la cultura con quella per la difesa dei diritti civili e con le battaglie sociali di modernizzazione del Paese”. Così conclude Griseri: “L'idea di un sindacato che contratta a nome di tutti, indipendentemente dalla loro appartenenza politica, è stata una delle lezioni che Epifani ha imparato e ha saputo interpretare”.

Per Paolo Guzzanti, editorialista del Giornale, “viene da dire che è morto uno degli ultimi socialisti craxiani: un uomo di sinistra di origini serenamente anticomuniste, privo di isterie e anzi assolutamente ragionevole quanto deciso”. Guzzanti afferma che “spesso la morte definisce la vita che si è conclusa, ed è davvero straordinario vedere con quanta intensità emerga la qualità e il significato storico della sua vita: Epifani è stato un socialista autentico, come socialista del tutto refrattario e mai subordinato ai comunisti con cui discuteva e che non amava, un riformista amico dei lavoratori”.

“Guglielmo Epifani è stato prima di tutto un sindacalista fiero di esserlo, una personalità in tutto e per tutto parte di quel movimento di donne e uomini che la storia del Paese ha segnato in profondità”. Così lo ricorda Gianni Cuperlo sul Domani, evidenziando che Epifani era “un uomo colto, questo lo si coglieva all'impronta, non perché lo esibisse, semplicemente aveva quei modi tipici di chi affronta il merito motivando sempre con cura il senso delle parole”. Cuperlo rievoca anche “la stagione della politica”, che Epifani ha “vissuto come nel sindacato, con la stessa abitudine a non sorvolare sui problemi e cogliere, per quanto possibile, la quota di sensato o di vero nelle ragioni dell'altro”.

“Una voce riflessiva del mondo riformista”, questo il titolo dell’articolo di Sergio Soave sul Foglio. “Un leader propenso all'ascolto e alla mediazione, in un periodo in cui prevalevano le personalità più carismatiche” argomenta l’autore: “Sempre cortese e corretto, alieno da qualsiasi posa gladiatoria, ha cercato sempre di costruire equilibri anche se raramente c'è riuscito. La sua ispirazione di fondo era un riformismo intransigente, imperniato su una capacità insolita di riconoscere i dati della realtà anche quando erano scomodi”. Per Soave “mancherà alla sinistra il suo contributo che, anche quando era polemico, si alimentava di considerazioni di merito e di rispetto vero per gli interlocutori e gli avversari. Spesso il suo tono civile e il suo carattere accomodante sono stati scambiati per incertezza, mentre in essi risiedeva la sua vera forza, quella di una persona che preferiva convincere piuttosto che vincere”.

La Cgil
L’apertura di Collettiva è dedicata a Guglielmo Epifani, ex segretario generale della Cgil e parlamentare per più legislature, scomparso nel pomeriggio di ieri. La sua biografia è ricostruita da Carlo Ghezzi, mentre a esprimere il dolore della Confederazione è il segretario generale Maurizio Landini. Da vedere è il tributo che la Cgil nazionale gli dedicò quando nel 2010 lasciò la guida del sindacato dopo otto anni, da ascoltare è il comizio che tenne a Bologna nel 2008 durante lo sciopero generale del 12 dicembre. Da leggere anche la ricostruzione del suo percorso sindacale fatto da Ilaria Romeo. Collettiva, infine, dà conto del cordoglio del mondo politico (Mattarella, Draghi, Prodi, Treu, Letta, Gentiloni) e delle categorie Cgil (Fiom, Fillea, Fp, Filcams, Filctem, Spi, Slc), dei tanti messaggi provenienti dalle Camere del lavoro e dalle strutture regionali e del ricordo dei leader di Cisl e Uil.

L’agenda degli appuntamenti
Per il quadro completo di tutti gli appuntamenti Cgil, vedi l’agenda di Collettiva.