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La scienza è concorde nell'affermare che esiste una stretta relazione fra la diffusione delle malattie infettive da zoonosi e la loro diffusione globale e devastazione degli ecosistemi, deforestazione, allevamenti intensivi, crescita incontrollata delle città, trasporto aereo eccessivo. Alcuni studi stanno dimostrando che l'inquinamento dell'aria, che già provoca solo in Italia oltre 80 mila vittime all'anno, incrementa anche il tasso di mortalità nei contagiati da Covid-19. La pandemia ha scatenato una profonda crisi economica, ha acutizzato le disuguaglianze ed ha avuto un impatto durissimo sulle persone più fragili: migranti, richiedenti asilo, lavoratori precari e informali, i senza fissa dimora.
Le crisi economica, sanitaria, sociale, ambientale e climatica sono tutte il frutto del sistema neoliberista dominante e pertanto devono essere affrontate in modo integrato e urgente con un profondo cambiamento del modello di sviluppo verso la sostenibilità. L'iniezione di risorse per la ripresa post-coronavirus è una straordinaria e irripetibile occasione per imporre la svolta necessaria, che non può essere persa.
Anche la digitalizzazione deve essere governata dalla politica e deve essere utilizzata a sostegno della sostenibilità, della decarbonizzazione e dell'ambiente. La comunicazione della Commissione europea sul fondo di recupero da 750 miliardi, Next generation fund, coglie questa sfida, tanto che intende fondare la strategia europea post-coronavirus per rafforzare la competitività, la resilienza e il ruolo dell'Unione Europea a livello globale, accelerando la transizione ecologica e digitale, costruendo una società più equa e resiliente e orientando a questi obiettivi tutte le risorse.
Ci sono molti campi in cui la digitalizzazione e la tecnologia possono dare un utile contributo al cambiamento sul versante ambientale-climatico: le reti e i contatori intelligenti che consentono di gestire la produzione e di ridurre i consumi in un sistema energetico distribuito basato sulle fonti rinnovabili, il monitoraggio delle reti idriche per l'individuazione delle perdite, le tecnologie innovative per l'irrigazione in agricoltura che consentono di ridurre gli sprechi, i sistemi di rilevamento dell'inquinamento marino da plastiche per il recupero e il riciclo, l'utilizzo dei sistemi avanzati di monitoraggio dell'inquinamento dell'aria per promuovere soluzioni per proteggere la salute e l'ambiente, i sistemi di monitoraggio per il rischio idrogeologico.
Il piano europeo per la ripresa dovrebbe stanziare complessivamente 1.850 miliardi per contribuire al rilancio dell'economia. Queste risorse dovranno essere in linea con la strategia europea del green deal, con gli obiettivi di sviluppo sostenibile e con gli impegni di decarbonizzazione assunti con la sottoscrizione dell'accordo di Parigi sul clima.
Il governo non ha ancora una strategia per il rilancio e per ora si è limitato a misure di tamponamento e sostegno. Il piano Colao, commissionato dal governo, dichiara di avere tre grandi obiettivi: digitalizzazione e innovazione, rivoluzione verde, parità di genere e inclusione. In realtà, dal punto di vista ambientale e climatico, fa alcune proposte pericolose, mentre non prospetta alcuna azione per accelerare la transizione ecologica, per affrontare l'emergenza climatica e per la difesa e il ripristino degli ecosistemi. Non prova neanche a coniugare l'innovazione tecnologica e la riconversione ecologica; invece, suggerisce d’innalzare i limiti delle emissioni radiomagnetiche, riducendo così le tutele per la salute, per promuovere la diffusione del 5G a un minor costo (minor numero di impianti da installare) per le imprese.