Maurizio Landini avverte, la mancanza di lavoro, quello sfruttato che cerca di mettere i lavoratori in competizione tra loro, può diventare una bomba sociale. La crisi pandemica che allenta la sua morsa, ma sullo sfondo si staglia l’ombra della variante Delta. Mascherine si, mascherine no e che fare delle discoteche? I partiti, intanto, cercano posizionamenti in vista delle elezioni amministrative, e non solo.

Prime pagine

La Repubblica dedica l’apertura in taglio centrale a una intervista al segretario generale della Cgil Maurizio Landini: “Lavoro bomba sociale”. E nel sommario: “Troppo sfruttamento nella logistica, diamo regole agli algoritmi. La richiesta al governo di mantenere il blocco dei licenziamenti. Nella maggioranza le posizioni restano distanti.
Apertura dedicata, invece, alla riforma della giustizia, è la scelta de Il Sole 24 Ore: “Lavoro, famiglia, crediti: così cambia il processo civile”.
Cambio scenario e il Corriere della Sera afferma: “Riaperture tra le tensioni” e l’occhiello spiega: “Timori per la variante Delta, tracciato solo lì1,3% dei positivi. Un cittadino su due è stato vaccinato. Via l’obbligo delle mascherine, il governo ora è diviso sulle discoteche”.
Anche Il Messaggero sceglie di aprire lanciando una intervista, all’assessore della saluta della regione Lazio D’Amato: “Lazio, immunità ad agosto. Ma è allarme variante Delta”. Ancora una intervista dà il titolo de La Stampa: “Mix di vaccini anche sopra i 60 anni” lo afferma il sottosegretario alla Salute Sileri.
Infine su Il Fatto Quotidiano parla il presidente della Camera Fico che afferma: “Ora il salario minimo e nuovo alt ai licenziamenti”.

Le interviste

 "Di picchetti, anche molto duri, ne ho fatti tanti nella mia vita sindacale. Ho bloccato i camion nei piazzali per impedire la consegna delle merci durante le vertenze, mi sono scontrato con i padroni e con i padroncini, mi sono sgolato per convincere i lavoratori a scioperare. Ma mai e poi mai ho visto un camionista forzare un picchetto, travolgere i lavoratori fino ad ucciderne uno. Mai ho assistito a qualcosa di simile”. Questa è la prima affermazione che il segretario generale della Cgil Maurizio Landini consegna a Roberto Mania de La Repubblica. Il leader di Corso di Italia prosegue affermando: “La logistica riguarda tutti noi. Quella logica permea tutte le attività di servizio alla manifattura. Siamo di fronte ad uno sgretolamento del tessuto sociale, ad un imbarbarimento delle relazioni umane. Così si mette a rischio anche la tenuta della democrazia”. E rispondendo alle perplessità dell’intervistatore, il segretario continua nella sua riflessione: “La democrazia in Italia appare ancora solida.
«Per nulla: la nostra è una Repubblica democratica – è scritto nella Costituzione – fondata sul lavoro. Ma ora domina lo sfruttamento del lavoro, la precarietà del lavoro, l’insicurezza del lavoro. Si è passati dalla tutela del lavoro al disprezzo del lavoro. Proviamo a mettere in fila tre recenti fatti di cronaca: l’orditoio manomesso su cui lavorava la povera Luana, i sistemi frenanti della funivia di Mottarone anch’essi manomessi, infine la morte di Adil. Sono legati dalla stessa logica: il tempo di vita e di lavoro viene piegato al mercato e al profitto e non alla centralità della persona. Questa assenza di vincoli sociali mette a rischio anche la tenuta democratica di un Paese. Dove stiamo andando?”.

Mania ricorda che ci sono milioni di lavoratori tutelati e Landini risponde: “È in atto da anni, più di venti, una metamorfosi del rapporto tra capitale e lavoro. Fino ad ora ha prevalso la logica del mercato e del profitto e così il lavoro è stato progressivamente svalorizzato: salari bassi, tagli agli investimenti in ricerca e innovazione, scarsa formazione, produttività ferma. E non è accaduto per caso. Una sequenza di leggi ha portato al punto in cui ci troviamo: è stata rilegittimata l’intermediazione di manodopera, un tempo vietata; è stata legalizzata la catena infinita degli appalti con la logica del massimo ribasso, per garantire i guadagni delle aziende ma non i diritti e la dignità di chi lavora. La giungla in cui ci troviamo nasce da una serie di leggi sbagliate. A tutto ciò la Cgil si è opposta e ha avanzato proposte alternative. La pandemia ha accelerato tutto, accentuando le forme di diseguaglianze, tra ricchi e poveri, tra protetti e precari, tra uomini e donne, tra giovani e anziani, tra Nord e Sud. Contemporaneamente ha fatto emergere il valore dello Stato sociale”.

Infine che fare e quali sono le richieste al governo: “Di non conservare quelle leggi balorde, di innovare. Esattamente come ha fatto nel settore pubblico - grazie all’iniziativa di Cgil, Cisl e Uil - con il decreto Semplificazioni che vincola l’azienda vincitrice dell’appalto a garantire ai lavoratori delle imprese subappaltatrici gli stessi trattamenti normativi ed economici e l’applicazione del medesimo contratto nazionale di settore. Si estenda tale legge a tutti gli appalti nel privato”.


Infine, Mania ricorda che il 30 giugno finirà il blocco, e chiede se il sindacato si è rassegnato all’idea. “Proprio per niente, risponde Landini. Il 26 giugno andiamo in piazza anche per chiedere la proroga del blocco. Ci saranno tre manifestazioni: chiediamo la proroga del blocco, l’estensione degli ammortizzatori sociali e di incentivare le strade alternative ai licenziamenti, dai contratti di solidarietà a quelli di espansione. Il governo ci convochi e faccia ripartire il dialogo sociale così costruiremo un’Italia migliore. Negli anni Settanta, con lo Statuto dei lavoratori, il Parlamento comprese la centralità del lavoro. Oggi dobbiamo recuperare quello spirito: un nuovo Statuto con il riconoscimento degli stessi diritti alle persone che per vivere devono lavorare. La Cgil ha presentato in Parlamento una proposta di legge di iniziativa popolare, siamo pronti a confrontarci con tutti. Ma serve anche una legge che misuri l’effettiva rappresentanza dei sindacati e dei datori di lavoro, per estendere a tutti l’efficacia dei contratti nazionali”.

Ancora il lavoro al centro delle riflessioni del presidente della Camera intervistato da Luca De Carolis su Il Fatto Quotidiano. Roberto Fico afferma: “Non penso che i diritti stiano vacillando adesso. Su temi come la sicurezza sul lavoro si discute da tempo, ma è evidente che si deve fare di più, per arrivare a una situazione degna di un paese civile. I diritti vanno rafforzati e in quest’ottica è fondamentale il salario minimo. È una misura che non toglie a chi fa i contratti, ma che dà più tutele ai lavoratori”. De Carolis ricorda che il governo non vuole prorogare il blocco dei licenziamenti, Fico risponde: “Io sono favorevole alla proroga del blocco, ma senza strappi. Bisogna tenere conto della situazione esistente”. E sulle critiche al reddito di cittadinanza l’esponente dei 5 Stelle afferma: “Il reddito di cittadinanza non va solo difeso, ma rilanciato. Possiamo facilmente immaginare cosa sarebbe successo durante la pandemia se non ci fosse stato. È ridicolo sentire che non si trovano dipendenti a causa di questa misura. Piuttosto i lavoratori chiedono il rispetto dei diritti e una giusta retribuzione”.

Sul fronte coronavirus 4 le interviste da segnalare. Il presidente della Fondazione Gimbe, Nino Cartabellotta a pag. 17 de La Repubblica: “All’aperto la mascherina non serve più ma i casi vanno tracciati. Dovremo anche sequenziare di più il genoma del virus per accorgerci in tempo delle varianti. Però per il prossimo autunno sono ottimista”.
Alessio D’Amato, assessore alla salute della regione Lazio, consegna le sue riflessioni a Il Messaggero: “Lazio, immunità ad agosto. Grazie ai richiami zero contagi a fine luglio. Ma la mutazione indiana rialza la testa. Mascherina via ma va tenuta in tasca”.
Infine il sottosegretario alla Salute Pierpaolo Sileri, critico nei confronti del ministero (La Stampa): “Sul mix vaccinale c’è stato un errore di comunicazione da parte del ministero della Salute……. Dentro il ministero ci sono grandi professionalità ma anche cose che potrebbero funzionare meglio”.
Sul Corriere della Sera parla l’immunologo Guido Forni che afferma: “Cambiare preparato alla seconda dose allena meglio il sistema immunitario. Gli studi in arrivo sull’eterologa confermano questa evidenza”. Ma se sul fronte vaccini Forni è ottimista, lo è meno sul fronte del virus e della variante indiana: “Si sta cercando di controllarla. Chi è vaccinato con due dosi è piuttosto protetto. Mi preoccupano quei circa 2,8 milioni di over 60 che ancora non si sono immunizzati per niente. Se la Delta si diffondesse il numero di morti potrebbe essere elevato”. E proprio per questa ragione alla domanda sul revocare l’obbligo della mascherina, risponde. “Mi sembra non sia il momento migliore per fare i capricci sulla mascherina. Sì, ha capito bene. Un capriccio. È un fastidio ma anche un salvavita”. E sulle riaperture delle discoteche Forni è netto: “aspettiamo”.

Infine sul fronte della politica. Irene Tinagli, vice segretari del Pd, sul Corriere della Sera commenta le primarie per l’individuazione dei candidati sindaco a Roma e Bologna: “Roberto nome di alto profilo. Sul rapporto con i 5 Stelle Conte dovrà fare chiarezza”.

Editoriali e commenti

Interessante e approfondita l’analisi di Federico Fubini, pag. 11 de L’Economia del Corriere della Sera, dal titolo significativo: “Tassare redditi o patrimoni. Fortune pesanti, fisco peso piuma”. Lo scenario è quello statunitense, ma anche al di qua dell’oceano le cose non vanno poi diversamente, il paradosso è: Redditi bassi, patrimoni super: così i ricchi Usa dribblano le tasse”. E durante la pandemia il divario è ulteriormente aumentato: “Le recenti rivelazioni di ProPubblica mostrano, ancora una volta, che a un forte aumento del valore delle fortune dei più ricchi non è corrisposto un aumento del loro contributo al Tesoro Federale”.

Sul futuro della governance europea riflette Ezio Mauro su La Repubblica: “Per la prima volta nella storia per i prossimi trent’anni ci sarà un debito comune denominato in euro, che di fatto consiglierebbe la nascita di un Tesoro europeo; sul mercato dei capitali opereranno gli eurobond fino al 2060; Bruxelles sarà il gestore e l’arbitro non solo delle regole, ma dei fondi del Recovery; i 750 miliardi per la ricostruzione e il rilancio dei Paesi colpiti dalla pandemia saranno vincolati a un piano di riforme che traduce in opere e interventi gli indirizzi europei; dopo Italia, Francia e Germania la Commissione europea diventa il più grande soggetto detentore di debito sovrano; dalla politica monetaria comune si sta passando a una politica economica comune, che non c’è mai stata perché non è prevista dai trattati”.

“La portata del cambiamento in corso è evidente: ma è la sua qualità politica l’elemento più rilevante. Perché è chiaro che quanto sta avvenendo determina un cambio nel ruolo dell’Unione Europea, ma forse sarebbe meglio dire nella sua potestà, dunque nel fondamento e nell’esercizio della sua autorità. Sembra quasi che ancora una volta l’eccezionalità fondi una sovranità: senza dirlo, perché la questione costituzionale è un punto critico nella Ue. Ma in realtà stiamo vivendo a Bruxelles una fase costituente a bassa pubblicità e alta intensità, che trasforma l’Unione nell’autorità non solo di riferimento ma di governo in questa fase cruciale, nell’istituzione di sicurezza e di garanzia per gli Stati nazionali e i cittadini, cioè in sostanza nella guida politica del momento. La Commissione che va sul mercato a chiedere soldi per finanziare interventi straordinari di ripresa (in un’Unione in cui molti Paesi sono sempre stati contrari a titoli europei di debito comune per obiettivi comuni) cambia con questo stesso atto la soggettività dell’Unione, perché l’esperimento è politico ben più che finanziario. Le istituzioni e i loro meccanismi, si spera, seguiranno”.

Infine due pezzi “diversi” che meritano di essere segnalati. Il primo lo si può leggere sul Corriere della Sera, lo firmano Ilaria Capua e Antonietta Mira: “Le donne e l’eredità del Covid”
Il secondo è uno scritto di Linda Laura Sabaddini: “La medicina trascura le donne”. Lo si può leggere a pag. 19 de La Stampa.

Economia lavoro e sindacato

Il primo luglio, dopo 493 giorni, in Italia le aziende più grandi torneranno a licenziare. Il blocco che dura dal 23 febbraio 2020 verrà meno per la manifattura e l’edilizia e per tutti quei settori dotati di ammortizzatori ordinari e straordinari. Il traguardo - deciso in pandemia per proteggere il lavoro e i lavoratori - è stato spostato più volte. L’ultima dal governo Draghi nel primo decreto Sostegni di marzo. Un tentativo di allungarlo ancora al 28 agosto c’era pure stato nel decreto Sostegni bis. Ma il premier Mario Draghi, dopo le proteste di Confindustria, ha cancellato la norma scritta dal ministro Pd del lavoro Andrea Orlando e approvata dal Consiglio dei ministri del 20 maggio”. Lo scrive Valentina Conte a pag.2 de La Repubblica e aggiunge: “Da allora è passato un mese. Ma nessuna mediazione politica è riuscita a portare di nuovo il tema sul tavolo di Palazzo Chigi. Le quotazioni per un “decreto ponte” di qui al 30 giugno sono molto basse. I partiti sono divisi. La pressione dei sindacati - che chiedono di uniformare al 31 ottobre la proroga al blocco sia per le piccole che per le grandi aziende - si scaricherà nella triplice manifestazione di sabato prossimo a Torino, Firenze e Bari. Anche loro sanno però che lo spazio per un cambio in corsa è ridottissimo”.

Una analisi sul lavoro stagionale e sulle possibilità che offre questo settore viste le riaperture inaugurate dal 1 giugno, è pubblicato – a cura di Ornella Lacqua, Valentina Melis, Alessandro Rota Porta - a pag. 8 de Il Sole 24 Ore: “Riaperture, stagionali in cerca di rilancio”. Insomma, una sorta di vademecum per questo tipo di contratti e, per fortuna, senza nessuna falsa denuncia sulla introvabilità di lavoratori e lavoratrici disponibili all’impiego. Perché dovrebbe esser noto che se si applicano i contratti, si corrispondono diritti e salario dignitoso, assumere personale è possibili, anzi facile. È allo sfruttamento che, quando si può, ci si sottrae.

Ampia la discussione sui quotidiani di oggi sulla campagna vaccinale, propulsore per la ripresa economica. I contagi continuano il calo anche se preoccupa la variante Delta, poco tracciata in Italia, diffusa in Gran Bretagna. Interessante articolo, a cavalo tra lavoro e pandemia, pubblicato a firma Vincenzo Ammaliato a pag.2 de La Stampa: L’esercito degli irregolari, quei 650 mila stranieri irraggiungibili alla dose”. Si parla di diritti negati, ma anche di miopia di chi sovrintende alla campagna vaccinale che anche a loro dovrebbe pensare.

Michele Di Branco, a pag. 6 de Il Messaggero, resoconta l’opinione del ministro dell’Economia Daniele Franco, intervenuto al primo Forum Nord&Sud. Il responsabile del Mef lancia un monito e un vero allarme. Il monito è: “Il ritardo del Sud non può essere riassorbito solo da un Piano, per quanto ben congegnato. Il Pnrr non basterà a ridurre il divario con le regioni meridionali senza un impegno straordinario delle amministrazioni pubbliche e delle classi dirigenti locali”. E l’allarme. “Un ritardo dello sviluppo richiede una strategia che si espanda in un orizzonte temporale più lungo”. E a giudizio del ministro “Va evitato che la sfida aggiuntiva dagli investimenti sia compensata da minore spesa ordinaria”. Va evitato, certo, visto che proprio la ridotta spesa ordinaria destinata al Sud ha contraddistinto le politiche economiche degli ultimi anni, ma è stata determinata da scelte governative, speriamo definitivamente archiaviate.

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Oggi il programma prevede:

ore 10.30 La riforma che manca

ore 14.30 L’albero dell’inclusione

 

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