“Entro l'estate i lavoratori vanno vaccinati, non licenziati. È un errore da correggere quello del governo, mentre è del tutto sbagliata la scelta politica di un nuovo condono fiscale: un'offesa a chi paga sempre le tasse”. Comincia così l’intervista al segretario generale della Cgil, Maurizio Landini che è stata pubblicata ieri su La Repubblica. Landini, spiega Roberto Mania nell’introduzione “non rompe con l'esecutivo Draghi, ma chiede un cambio di rotta significativo su alcuni punti del decreto Sostegni, tanto più dopo aver firmato proprio a Palazzo Chigi, e non più di dieci giorni fa, il Patto sul lavoro pubblico”. Ma cos’è che non va bene nel decreto che stanzia 11 miliardi per le imprese, e dunque per il lavoro, oltre tre miliardi perla cassa integrazione e aumenta le risorse per il reddito di cittadinanza? “II provvedimento è sicuramente necessario – risponde il segretario generale - ma ci sono tre cose che non mi convincono proprio. La prima: la decisione di inserire in un decreto per sostenere l'economia, in questo drammatico momento, un nuovo condono fiscale. Che, come è evidente a tutti, non c'entra nulla con il lavoro, la povertà, l'emergenza. Anzi, è un modo di offendere chi le tasse le paga sempre anche per garantire, non dimentichiamolo, i diritti e i servizi a chi le tasse, invece, le evade. Pessima scelta. Tra l'altro, il condono del governo Conte I, quello Lega-M5S, arrivava fino a mille euro di sanzioni, questo del governo Draghi addirittura innalza il livello fino a 5 mila euro e la cancellazione delle cartelle vale sia per le persone fisiche sia per altri soggetti, senza alcun richiamo all'Isee. Qui ci vedo una netta contraddizione con le affermazioni contenute nel discorso programmatico del presidente Draghi. Dove era forte il richiamo alla dimensione europea e alla volontà di una riforma complessiva del sistema fiscale, fondato sulla lotta all'evasione, sulla rimodulazione dell'Irpef e sul rafforzamento del principio della progressività nella tassazione. II condono non c'entra nulla con tutto questo e rischia di indebolire il profilo europeo dell'esecutivo”….
L’intervista al segretario generale si può rileggere su Collettiva;  e sul sito della Cgil: 

Sullo stesso tema dei condoni interviene oggi sulle pagine di Economia del Corriere della Sera Ferruccio de Bortoli: “Gli insopportabili colpi di spugna”. “Spiace dirlo – scrive - ma sul Fisco, con la nuova coalizione di governo, il registro rischia di non cambiare. Almeno a giudicare dalle prese di posizione e dalle polemiche che hanno caratterizzato la proposta di cancellare una parte delle cartelle fiscali. Viene una tentazione, al di là delle ultime decisioni del governo. Se la maggioranza del Parlamento è a favore, nonostante le resistenze tecniche dell'esecutivo, di un nuovo colpo di spugna, tanto vale rassegnarsi all'idea che contribuire al sostegno dello Stato — finanziando così l'istruzione, la sicurezza, la sanità e tanto altro — non sia un dovere civico bensì una pena insopportabile e ingiusta. Non a caso i costituenti decisero di vietare i referendum in materia fiscale. Una saggia ragione di fondo dovrebbe sconsigliare di promettere impraticabili «paci fiscali», come se gli italiani fossero vittime di un perenne conflitto con uno Stato, che di fatto equivalgono a una proposta referendaria per non pagare le tasse. Specialmente in un Paese che ha praticato una lunga serie di condoni, concordati, scudi, rottanazioni, voluntary disclosure. Altrove sconosciuti…”

Sulle prime pagine
Le aperture, salvo quella del Sole 24 ore che propone un dossier sullo smart working, sono quasi tutte dedicate allo scontro continuo sui vaccini. “Task force per i vaccini” è il titolo di apertura del Corriere della sera che racconta il nuovo crack in Lombardia: caos totale sulle prenotazioni. Il governo si prepara a mobilitare i medici per le vaccinazioni a domicilio dei più fragili (su questo da segnalare l’intervista all’immunologa Viola a pagina 2 e l’intervento di Ilaria Capua a pagina 8 del Corriere). Sempre sul Corriere, a proposito degli effetti nefasti della pandemia, da segnalare un appello per gli adolescenti, l’età più penalizzata, a firma di Gianna Fregonara e Orsola Riva: “Riapriamo le scuole, riaprite le scuole. Questo chiedono genitori e figli, insegnanti, pedagogisti e psicologi scesi in piazza a Milano, Roma, Trieste e Genova (a pagina 9). “Vaccini, il piano Draghi per scuotere l’Europa”, è il titolo di apertura di Repubblica”. Lombardia ancora in tilt. Figliolo manda i suoi tecnici in ogni Regione. Servono in fretta più dosi. Il governo Draghi pensa ad un’azione comune con Merkel e Macron per affiancare Von der Leyen negli acquisti. Il commissario Breton: entro il 14 luglio tutti immunizzati. Pronta la mappa delle nuove fabbriche. Anche Il Messaggero apre sullo stesso tema: “Vaccini a rilento, stretta Draghi”. La profilassi procede al 50 per cento. Il premier incalza le Regioni per le dosi non utilizzate. La replica dei governatori: non abbiamo scorte. Lombardia in tilt: anziani dimenticati. Stesso discorso su La Stampa: “Vaccini, consegne a rilento: solo 200 mila dosi al giorno”. In lombardia avvisato un azioni su 10. Draghi alla Ue: linea dura con i produttori. Su La Stampa, ma anche su altri quotidiani, si parla dell’ennesima aggressione contro persone omosessuali. Michela Marzano firma il commento: perché serve una legge contro chi picchia i gay: “Quand’è che la si smetterà di dire, scrivere o pensare che, in Italia, non c’è bisogno di alcuna legge contro l’omotransfobia, che le persone trans e omosessuali sono integrate e rispettare e che introdurre norme significherebbe restringere e intaccare la libertà di espressione’2 (a pagina 19).

Amazon, il primo sciopero europeo
Collettiva.it dedica la sua apertura alla notizia sindacale del giorno: lo sciopero Amazon.  Il servizio è a cura di Davide Colella: “È il giorno della protesta nazionale dei dipendenti diretti e in appalto di tutta la filiera del colosso dell'e-commerce. Migliaia di lavoratori chiedono di passare più tempo con le famiglie e regole certe per la stabilizzazione dei colleghi precari. Hanno contratti che scadono alla stessa velocità degli yogurth, ritmi asfissianti, uno stipendio di 1.300 euro e la stragrande maggioranza di loro non supera gli otto mesi di attività prima di finire di nuovo a casa. Sono gli angeli di Amazon, 840 mila dipendenti in tutto il mondo, che cercano, trovano, spostano, impacchettano e spediscono, gli acquisti che un fattorino consegna nel giro di poche ore dal Polo Nord alla Patagonia. Oggi molti dei 40 mila lavoratori italiani incrociano le braccia per dire basta alle ingerenze del colosso americano che vuole continuare a imporre ritmi asfissianti, turni una domenica su due e cancellare tutti i giorni rossi dal calendario, compresi Natale, Pasqua e Ferragosto. Sono in molti a sentirsi solo un numero di fronte a un gigante, un frutto spremuto per essere gettato via presto. Non tutti lo dicono, ma perdere il lavoro fa paura. Per questo abbassano la testa e terminano in fretta il giro. Ma non oggi. Oggi non si impacchetta, non si spedisce e non si consegna. Se per un giorno non si acquistasse, il messaggio arriverebbe a Seattle in maniera ancora più diretta. Sempre su Collettiva, nel ricco pacchetto dedicato allo sciopero Amazon, il commento della segretaria confederale della Cgil, Tania Scacchetti

Anche sui quotidiani si parla molto dello sciopero Amazon. Dall’articolo di Sandra Riccio su La Stampa (p.18). Niente consegne oggi da Amazon. Gli oltre 40 mila lavoratori italiani di tutta la filiera del colosso delle vendite online sono in sciopero. E' la prima volta di una rivendicazione di questo tipo in Italia ma le associazioni di consumatori non sono d'accordo con l'iniziativa perché in un Paese che è in gran parte in zona rossa arreca un danno alla collettività. Lo stop è stato deciso per “una questione di rispetto del lavoro, di dignità dei lavoratori e di sicurezza”. È l'appello lanciato nei giorni scorsi dai sindacati Filt Cgil, Fit-Cisl e Uiltrasporti contro la rottura delle trattative a livello nazionale sul rinnovo del contratto. La protesta dei lavoratori, la prima di questo genere da quando nel 2020 Amazon è sbarcata nel nostro Paese, riguarderà in particolar modo gli oltre 15 mila drivers che consegnano materialmente i pacchi davanti all'uscio di casa e che in questa fase di pandemia si sono rivelati una risorsa indispensabile. La denuncia dei sindacati è di superlavoro in condizioni di scarsa sicurezza e retribuzioni non adeguate. I driver arrivano a fare anche 44 ore di lavoro settimanale e molto spesso per l'intero mese. “Si toccano punte di 180/200 pacchi consegnati al giorno, ma nessuna verifica dei turni di lavoro. Nessuna contrattazione né confronto con le organizzazioni di rappresentanza sui ritmi imposti”, è la denuncia arrivata già nei giorni scorsi con la richiesta di solidarietà da cittadini e clienti Amazon. Se chi prepara e consegna i pacchi è continuamente sotto pressione, dentro i magazzini Amazon non va meglio. Si lavora 8 ore e mezza con una pausa pranzo di mezz'ora, spiega rappello. Amazon è tra le poche società che hanno moltiplicato enormemente i propri ricavi durante la pandemia: nell'anno nero del Covid le vendite sono salite di oltre il 40% rispetto al 2019 con un giro d'affari balzato a 386 miliardi di dollari a livello globale e utili per quasi 7 miliardi a trimestre (i dati sull'Italia non sono disponibili). Ora il colosso deve fare i conti coi malumori dei lavoratori. Altre proteste si sono registrate in Germania e negli Usa. Amazon risponde alla decisione di sciopero sottolineando che con i fornitori terzi di servizi di consegne mette “al primo posto i propri dipendenti, offrendo loro un ambiente di lavoro sicuro, moderno e inclusivo, con salari competitivi, benefit e ottime opportunità di crescita professionale”….
Molti gli articoli sullo sciopero sulle pagine locali dei quotidiani: dal Secolo XIX alle pagine di Repubblica di Genova, Napoli, Milano, sulla Nazione, Il resto del Carlino, Il Giorno. Da segnalare tra questi il pezzo di Tiziana Cozzi su Repubblica Napoli: “Amazon, presidio ad Arzano. La Cgil: i lavoratori hanno paura e temono ritorsioni” (a pagina 5).

Le interviste
A proposito dell’emergenza nella lotta al Coronavirus da segnalare sul Corriere della Sera (Silvia Turin a pagina 2) una intervista all’immunologa Antonella Viola che propone di mobilitare anche i medici di famiglia casa per casa. “Si dovrebbero coinvolgere i medici di famiglia che sono rimasti a margine della campagna vaccinale - spiega Antonella Viola, immunologa e Professoressa di Patologia generale all'Università di Padova - Andrebbero mobilitati per raggiungere a casa le persone non autosufficienti. E quello che si fa con il vaccino antinfluenzale. Molti assistiti hanno mostrato di preferire la loro preserva”. Vale anche per le persone fragili? “Certo. Ci sono disabili che non possono muoversi e devono essere aiutati” e anche con gli ultra ottantenni abbiamo perso tempo: “Siamo fortemente in ritardo. I miei dottorandi di 23-24 anni sono stati vaccinati e molti anziani che conosco, no. Stiamo sbagliando il target e allunghiamo i tempi…” Sempre nell’ambito Covid da segnalare su Repubblica (Elena Dusi a pagina 7) una drammatica intervista a Pierluigi Viale, primario al Sant’Orsola di Bologna: “Pochi letti e noi di nuovo obbligati a scegliere chi curare”. Dopo un anno, spiega Viale, le terapie intensive sono di nuovo piene di malati Covid e i medici sono costretti a rimandare gli interventi per i tumori. “La cosa che trovo più angosciante è fermare tante altre attività degli ospedali e mettere in lista d'attesa malattie che il nostro sistema sanitario non avrebbe mai permesso di lasciare indietro. Un malato di tumore non può aspettare. II Sant'Orsola che chiude il suo centro trapianti, anche se solo per un giorno, per colpa di un focolaio, è come una madre che ripudia suoi figli. Con 10mila contagi al giorno in Italia le nostre strutture soffrono, ma reggono. Con 25mila al giorno non abbiamo possibilità di farcela a lungo. Sono 40 anni che lavoro per questo sistema sanitario, credendoci fino in fondo. Oggi lo vedo alle corde e ho un po' paura…”Sempre sulla sanità da segnalare su La Stampa una importante intervista (Niccolò Carratelli, p.5) a Gino Strada che con Emergency ha appena concluso il lavoro in Calabria per il rilancio del sistema sanitario regionale. Ma le considerazioni di Strada sono tutte politiche: “Troppe diseguaglianze tra Regioni, la sanità torni in mano allo Stato”. Duro attacco alla Lombardia che in questo frangente si è distinta per inefficienza. Ma sull’immunità di gregge, è raggiungibile senza obbligare nessuno? “Credo che ci sia un po' di diffidenza, ma ora focalizzata più che altro su un vaccino, quello di AstraZeneca, sul quale sono stati commessi errori di comunicazione clamorosi. Bisogna evitare di creare o alimentare la sfiducia, mentre serve più informazione a livello istituzionale: spiegare bene alle persone come funzionano i vaccini, quante vite hanno salvato nel mondo, facendo scomparire diverse malattie». Vale a maggior ragione per medici e infermieri, no? E se non vogliono vaccinarsi? “Credo che sia una questione di responsabilità sociale e di deontologia professionale: devono avere contatti continui con i pazienti, non possono essere potenziali veicoli di contagio. Quindi, se non si proteggono, non devono poter esercitare. Non è una bella cosa lasciarli a casa, ma non lo è nemmeno fare propaganda no vax con il camice. In Emergency non permetteremmo a chi non si vaccina di lavorare con noi”.

Sul fronte della politica da segnalare tra le interviste e i commenti quella al nuovo segretario del Pd, Enrico Letta che su La Stampa (Stefano Tamburini, p.11) parla dell’alleanza con i Cinque Stelle: “Alleanza con i 5Stelle, ma da loro niente veti. Renzi sbaglia a chiudere ai grillini. In Parlamento due donne capogruppo”. Saltano così Marcucci e Delrio, ma non si tratta di una bocciatura, spiega Letta: “Io non posso immaginare che nel nostro partito ci siano solo volti maschili al vertice”.. Ma a chi spetterà la scelta, allo stesso segretario? “Assolutamente no – risponde Letta - ai gruppi suggerisco che votino e scelgano senza drammi. Non le indico io le capogruppo, le scelgano. Tutti mi hanno votato, quindi non c'è maggioranza e minoranza. La mia esperienza lontano dal partito per sette anni mi suggerisce che oggi esiste una sensibilità per la quale non è immaginabile il maschilismo”. Per quanto riguarda la politica e gli scenari internazionali, da segnalare sul Fatto Quotidiano una intervista (Antonello Caporale, pagina 5) all’ambasciatore Sergio Romano che parla delle gaffe di Biden su Putin, ma va a fondo sulle reali strategie delle superpotenze. Secondo Romano, superate le gaffe e gli scontri verbali alla fine gli Stati Uniti si alleeranno con la Russia per contrastare quello che è considerato il vero nemico: la Cina. “Qui – spiega Sergio Romano -siamo di fronte da un lato a una fragilità individuale, all'incapacità di Biden a tenere a freno la lingua, e dall'altro a un'enorme dose di ipocrisia di cui anche Putin dà prova. L'interesse russo in questo momento, coincide con quello americano”. Sempre sul fronte della politica estera da segnalare su Libero Quotidiano una intervista allo storico dell’economia Giulio Sapelli sugli equilibri europei: “La Germania ostacola Draghi. Dobbiamo sperare negli Usa”. Secondo Sapelli, a Berlino e in Olanda si trama contro l’ex capo della Bce: “C’è un enorme risentimento verso di lui” (a pagina 8).

Gli editoriali
Anche negli editoriali di oggi, oltre che nelle interviste, si continua a parlare molto del Pd e del quadro politico italiano. Tra i vari commenti quello di Paolo Mieli sul Corriere della Sera: “Identità Pd e legge elettorale”. Fino a pochi giorni fa, ricorda Mieli, con poche eccezioni come Prodi e Veltroni, l’intero partito si era schierato per il proporzionale. E’ arrivato il momento di fare chiarezza. Sul destino dell’Italia e sulla necessità di reagire ad uno sconforto generalizzato che ci sta paralizzando ragiona su La Stampa il filosofo Massimo Cacciari: “Un’occasione per salvare la Repubblica”.  Su repubblica, sempre a proposito di politica, da segnalare il commento di Ilvo Diamanti nel suo spazio sulle Mappe: “La base grillina ora vuole un uomo solo al comando. Per 7 su 10 il leader è Conte”. I risultati del sondaggio Demos non fa sconti: da Di Maio a Crimi a Di Battista, fino allo stesso Grillo, il gradimento scende e si dimezza. In fuga dalla Lega i militanti 5Stelle si sono spostati a sinistra adattandosi alle scelte dei dirigenti. “Questi appunti sugli orizzonti politici degli elettori a 5S – conclude il suo ragionamento Diamanti - confermano in modo esplicito come si tratti di un soggetto politico con una base fluida. Che non propone (ancora) agli elettori un'identità specifica. E non si è ritagliato un settore stabile nello spazio politico. Si muove fra "partito" e "non partito". Ma, proprio per questo ha bisogno di riferimenti "personali" riconosciuti. Dentro e fuori il partito. Cosi è divenuto, molto in fretta, il PdC. Il "partito di Conte". E ciò sembra averne favorito una certa ripresa, secondo le stime elettorali dei sondaggi. Ma il rischio, suggerito da altri esempi di "partiti personali", è che il consenso "personale" finisca in fretta. E finisca anche il partito” (Repubblica, pagina 15). Sul Foglio Claudio Cerasa critica il presidente del Consiglio, Mario Draghi accusandolo di essere stato poco “decisionista” sulla scuola. Aveva promesso di riaprirle come hanno fatto in Francia e invece ha deceduto alle pressioni. Nello stesso articolo Cerasa attacca i sindacati accusandoli di attuare una difesa corporativa del lavoro senza avere quel senso di responsabilità che oggi serve al Paese (tra le righe di Cerasa è difficile trovare però degli esempi concreti: a quali episodi e a quali scelte si riferisce l’editorialista? Non è dato saperlo..

Le altre segnalazioni da Collettiva.it
Da segnalare gli approfondimenti sulle nuove mobilitazioni sul clima: Basta false promesse” di Patrizia Pallara e quelli sulla giornata in ricordo delle vittime di mafia che si è celebrata ieri. Parla il segretario confederale Giuseppe Massafra. Nella rubrica Buona Memoria oggi Ilaria Romeo parla dello sciopero delle lancette del 1920.

L’agenda
Per il quadro completo di tutti gli appuntamenti, vedi l’agenda sul sito della Cgil nazionale  e l’agenda di Collettiva