Decisioni insufficienti
Dal governo "non abbiamo ottenuto le risposte che ci aspettavamo". Lo ha detto ieri sera il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, al termine dell'incontro con il premier Mario Draghi sulla manovra. L'esecutivo ha indicato ai sindacati la disponibilità di 2 miliardi in più e la possibilità di una decontribuzione una tantum per quest'anno che per i sindacati non è sufficiente anche perché "non si è capito chi riguarderebbe e come verrebbe spesa". Sulle pensioni il governo ha confermato l'impegno per avviare una discussione sulla legge Fornero, ma non è stata indicata una data. Il presidente Draghi ha fatto sapere che oggi, prima del Consiglio dei ministri, il governo avrà una nuova interlocuzione con i sindacati. Già convocato per oggi il Direttivo nazionale della Cgil.
Su Collettiva.it si possono riascoltare in podcast le parole di Landini.

La mobilitazione dunque continua. "Le decisioni si prendono di fronte alle decisioni che il governo ha assunto. - ha spiegato ieri Landini – il presidente Draghi ci ha detto che ci avrebbe riflettuto ancora e che domattina (oggi, ndr) ci farà sapere prima di andare al consiglio dei ministri" ma "è chiaro che se le cose dovessero, sia sulle pensioni, sia sul fisco, sia sulla precarietà rimanere come sono adesso c'è un nostro giudizio di insufficienza. E per quello che ci riguarda sarà necessario insieme a Cisl e Uil proseguire le mobilitazioni che sono in atto e valutare anche quali iniziative mettere in campo ulteriormente in senso unitario".
Sulla possibilità che si arrivi ad uno sciopero, il leader della Cgil ha aggiunto: "Noi vogliamo prima sapere cosa succede domani (oggi, ndr). Siccome il governo ci ha detto che ci farà sapere come intende risponderci sul fisco e anche sulle pensioni, io prima di decidere qualsiasi cosa voglio sapere quale sarà la decisione definitiva e se ciò che oggi abbiamo detto viene ascoltato oppure no, se c'è uno spazio nella direzione di ciò che abbiamo detto".

Lo scontro sulla manovra secondo le versioni dei giornali
L’incontro di ieri e la tensione in salita per le decisioni del governo non vengono rappresentate sulle prime pagine dei quotidiani di oggi. Nessuna testata (fatta eccezione per il Sole 24 ore) propone titoli in prima sul confronto tra il governo e i sindacati. Andiamo quindi a cercare i servizi nelle pagine interne, ma prima vogliamo segnalare una intervista molto interessante al direttore dell’Agenzia delle Entrate, Ernesto Maria Ruffini. Le aliquote Irpef? Oggi dai dipendenti e dai pensionati. A pagina 13. II governo si appresta a una rimodulazione delle aliquote Irpef, dice l’intervistatore Daniele Manca. Risposta di Ruffini: “Il peso fiscale che grava sui cittadini non sembra equamente distribuito. Pensi che oltre il go per cento del gettito Irpef proviene da dipendenti e pensionati. E, allo stesso, tempo non possiamo trascurare che il 57% dei 41 milioni di contribuenti Irpef dichiara meno di 20 mila euro”….

Rimanendo sul Corriere della Sera (p.13) Enrico Marro sintetizza la situazione mettendo in risalto le diverse sfumature nei giudizi delle tre sigle sindacali. “Il governo apre, i sindacati si dividono”. “Decontribuzione una tantum per tagliare il cuneo fiscale sul lavoro e più risorse per calmierare le bollette di luce e gas, per un totale di due miliardi. Sono le misure prospettate dal presidente del Consiglio, Mario Draghi, a Cgil, Cisl e Uil nel vertice di ieri a Palazzo Chigi. Ma al leader della Cgil, Maurizio Landini, non basta: “Non abbiamo ottenuto le risposte che ci aspettavamo. Se su pensioni, fisco e precarietà le cose rimangono come adesso, sarà necessario valutare quali iniziative mettere in campo”. Sulla stessa linea la Uil. Il leader Pierpaolo Bombardieri, come Landini, dice che per le valutazioni finali aspetterà il consiglio dei ministri di oggi che dovrebbe discutere dell'emendamento fiscale, ma conferma la sua ‘insoddisfazione’. Se la Cgil è tentata dallo sciopero generale, la Cisl vuole l'accordo: “Abbiamo apprezzato che il governo abbia messo un miliardo e mezzo per la decontribuzione per i lavoratori dipendenti con meno di 47mila euro. Una misura temporanea che abbiamo chiesto diventi strutturale”. I due miliardi verranno dalla minor spesa per il taglio dell'Irpef e dell'Irap nel 2022. Per il resto, Draghi ha difeso la proposta concordata dal ministro dell'Economia, Daniele Franco, con i partiti della maggioranza che prevede il passaggio da 5 a 4 aliquote Irpef e una rimodulazione delle detrazioni. Per respingere l'accusa dei sindacati di aver privilegiato i ricchi, il premier ha mostrato una tabella sugli effetti del taglio dell'Irpef da 7 miliardi: 4,2 miliardi andrebbero a vantaggio dei lavoratori dipendenti, 2,3 dei pensionati e solo le briciole agli autonomi. Sul totale dei contribuenti, quelli con redditi fino a fino a 28 mila euro riceveranno quasi 3,4 miliardi di taglio dell'Irpef, i redditi tra 28 e 50 mila euro 2,7 miliardi mentre oltre 50 mila il beneficio sarà inferiore al miliardo. Sulle bollette è intervenuto il ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani: “Per adesso mitighiamo”, ma non si può continuare così ogni trimestre e bisognerà lavorare sul “ricalcolo”. Intanto, il governo ha ottenuto ieri sera in Senato il voto di fiducia sul maxiemendamento al decreto legge fisco e lavoro.

Sul Sole 24 ore il resoconto è di Giorgio Pogliotti: “Altri sgravi contributivi una tantum di 1,5 miliardi. Sindacati in pressing” (p.3). “Sulla decontribuzione – scrive Pogliotti - il Governo scopre le carte: la proposta è quella di destinare 1,5 miliardi al taglio una tantum dei contributi per il 2022 ai redditi da lavoro dipendente fino a 47mila euro. La misura che coinvolge una platea di circa 20 milioni di lavoratori dipendenti (oltre 1190% del totale) equivale ad un taglio di mezzo punto: in sostanza su un terzo dei contributi a carico dei lavoratori che sono pari all'8,90% si pagherà l'8,40%. L'intervento sulla decontribuzione sarebbe accompagnato dall'innalzamento della no tax area dei pensionati a 8.500 euro. Con la disponibilità ad intervenire sulla platea che, in virtù del mix tra le 4 aliquote e la curva delle detrazioni, si troverà tra gli incapienti. E 5oo milioni in più andranno al fondo contro i rincari delle bollette (si veda l'articolo a pag. 5). È questo il pacchetto di misure illustrato ieri nella riunione a Palazzo Chigi dal premier Mario Draghi, dai ministri Daniele Franco (Economia) e Andrea Orlando (Lavoro) ai leader di Cgil, Cisl e Uil, rispettivamente Maurizio Landini, Luigi Sbarra e Pierpaolo Bombardieri. Che sono usciti dalle quasi due ore di incontro con posizioni divergenti: ancora fortemente critica la Cgil, mentre la Cisl apprezza le novità, in una posizione mediana la Uil. Ma le novità potrebbero non esaurirsi qui. Questa mattina, prima del consiglio dei ministri Draghi, insieme ai ministri Franco e Orlando risentirà nuovamente i leader sindacali per un incontro a distanza e potrebbe spingersi a proporre un taglio di un punto di contributi per i redditi fino a 2omila euro. L'ipotesi che è allo studio dei tecnici del Governo coinvolgerebbe 5,5 milioni di lavoratori dipendenti, circa il 25% del totale, che dunque avrebbero un beneficio medio pro capite più alto. ..

Sul manifesto scrive Massimo Franchi (p.2). “Draghi dà un contentino sul cuneo. Convince la Cisl, Cgil e Uil molto critici”. “II contentino di Draghi ai sindacati è questo, spiega Franchi: un miliardo e mezzo di decontribuzioni per i redditi al di sotto dei 47 mila euro e cinquecento milioni in più contro il caro bollette. Ma il fronte sindacale si spacca: la Cisl plaude mentre Cgil e Uil sono critiche con Landini che oggi potrebbe proporre uno sciopero generale. Come fatto trapelare da palazzo Chigi già mercoledì sera la proposta di Mario Draghi per accontentare i sindacati critici sulle nuove aliquote Irpef è un taglio una tantum sul cuneo fiscale: 1,5 miliardi di decontribuzioni tutti a vantaggio di lavoratori - non dei pensionati - con anche il ministro Daniele Franco - bacchettato lunedì  dai sindacati per la mancata presentazione “nemmeno di un foglio” -  che a inizio riunione aveva mostrato un prospetto delle detrazioni che rafforzavano la progressività delle quattro aliquote Irpef: il 47% andranno ai redditi più bassi: ai redditi fino a 15 mila euro andrà 1,1 miliardi e a quelli da 15mila a 28mila euro 2,2 miliardi; dunque alle fasce più basse andranno in totale 3,3 miliardi, quasi la metà dei 7 miliardi disponibili in manovra per il taglio dell'Irpef”. Ma dopo il mancato confronto e le tante critiche all'impostazione della manovra, Maurizio Landini, Luigi Sbarra e Pierpaolo Bombardieri hanno subito risposto che non sarebbe bastato. Si tratta infatti evidentemente di un contentino e per giunta una tantum per il solo 2022, mentre la riduzione delle aliquote Irpef sono invece il primo passo verso la riforma fiscale. Cgil, Cisl e Uil hanno quindi rilanciato chiedendo interventi strutturali sul cuneo fiscale a cui - come da loro richiesta iniziale - dovrebbero essere destinati tutti gli 8 miliardi di bonus fiscale - un miliardo è previsto per il taglio dell'Irap a imprese individuali e startup. La risposta conclusiva di Mario Draghi è stata quella di prendere in considerazione la proposta sindacale – “Io vi ascolto, vi ho sempre ascoltato”, ha più volte ripetuto il premier - ma come al solito deciderà lui. Questa mattina informerà i tre segretari generali della sua decisione che poi si tramuterà in un emendamento alla legge di bilancio che porterà in consiglio dei ministri…

Su Avvenire scrive Nicola Pini (a pagina 9). “Governo-sindacati, si tratta. Ma Draghi non cede su Irpef”. Si parlava ufficiosamente di un miliardo invece saranno due: raddoppia il "tesoretto" che il governo potrà spendere nel 2022 con l'avvio della riforma Irpef. Gli 8 miliardi di tagli a regime saranno solo 6 nel primo anno di applicazione per il gioco di saldi e acconti fiscali. Un risparmio che Palazzo Chigi si è giocato ieri pomeriggio al tavolo con i sindacati offrendo uno stanziamento aggiuntivo contro il caro-bollette per altri 500 milioni (2 miliardi erano già previsti) e un intervento una tantum di decontribuzione dei redditi da 1,5 miliardi. Un'offerta che Cgil Cisl e Uil valuteranno compiutamente questa mattina quando il governo risentirà i segretari subito prima del Consiglio dei ministri per precisare meglio le misure. Ma che ieri sera, nelle prime reazioni subito dopo il vertice, ha visto i segretari parlare con toni piuttosto diversi. Il leader della Cisl Luigi Sbarra ha messo l'accento più sulle “tantissime luci, frutto anche della nostra lotta”, che sulle ombre. Ci sono le «prime conquiste sociali importanti», ha detto, e il governo “ci ha assicurato la disponibilità ad aumentare la no tax area per i pensionati a 8.500 euro”. Ma “bisogna fare di più e aspettiamo di conoscere domani (oggi per chi legge, ndr) le decisioni”. Musica diversa sullo spartito di Maurizio Landini. “Siamo insoddisfatti dell'incontro. Sul fisco non cambia l'impianto e resta il taglio sull'Irap», ha affermato il segretario della Cgil, secondo cui se su “pensioni, fisco e precarietà le cose rimangono come adesso, il giudizio è di insufficienza”. Per la Cgil l'ipotesi dello sciopero resta in campo. Almeno fino ad oggi, quando si capirà quanto le posizioni siano anche di carattere tattico o preludano a una rottura con il governo e tra gli stessi sindacati. Fredda anche la Uil: nella manovra non vediamo “misure incisive” sull'evasione fiscale e con la riforma Irpef vengono penalizzate le classi economiche tra zero e 26 mila euro, ha spiegato il segretario Pierpaolo Bombardieri. I sindacati si sono presentati all'incontro criticando l'accordo raggiunto sull'Irpef dalla cabina di regia coni partiti, considerato squilibrato perché avvantaggerebbe più redditi medi e medio alti di quelli bassi.

Sul Messaggero un pezzo siglato L.Ci (Luca Cifoni) a pagina 11. “Fondi per il cuneo, sindacato spaccato. Il governo offre il taglio del cuneo: per i lavoratori fino a 235 euro in più”. La proposta del governo sul fisco divide i sindacati. Dall'incontro di ieri pomeriggio con Mario Draghi è uscito insoddisfatto il segretario generale della Cgil Landini, che ha anche evocato lo sciopero generale, mentre il numero uno della Cisl Sbarra ha preferito evidenziare le aperture dell'esecutivo. Si tratta di circa 1,5 miliardi che dovrebbero essere destinati ad un taglio una tantum dei contributi a beneficio delle fasce di reddito più basse, con conseguente incremento della retribuzione netta: l'onere contributivo scenderebbe dall'attuale aliquota dell'8,9 per cento all'8,4, dunque con un beneficio pari a mezzo punto. Più sospeso il giudizio della Uil, che pur rimarcando il disaccordo su una serie di temi ha rinviato la valutazione ad oggi, quando sarà formalizzato in Consiglio dei ministri l'emendamento con la proposta sul fisco: prima della scadenza è previsto un contatto telefonico tra il presidente del Consiglio e i tre leader. Sul fronte politico il premier ha convocato per stamattina una cabina di regia, nella quale dovrebbe essere trovata la soluzione definitiva da portare all'esame dei ministri. ..

Su La Stampa il servizio è di Paolo Baroni: “Dal governo altri 2 miliardi per bollette e sgravi, ma la minaccia dello sciopero generale resta sul tavolo”. (p.8). L'opzione sciopero generale resta sul tavolo. Tutto dipende da cosa il governo proporrà stamattina a Cgil, Cisl e Uil prima di portare in consiglio dei ministri alcuni ritocchi alla manovra. Draghi che ieri, assieme ai ministri Franco e Orlando ed al sottosegretario alla Presidenza Garofoli, ha incontrato i tre segretari generali, ha messo sul piatto altri 2 miliardi di euro da destinare in parte al taglio delle bollette di luce e gas (500 milioni) ed in parte (1,5 miliardi) alla riduzione dei contributi mensili a carico dei lavoratori che scenderebbero di mezzo punto, passando dall'8,9 all'8,4%. Di più il governo non può e non riesce a fare, ma nel corso dell'incontro il premier ci ha tenuto a sottolineare che “questa manovra, anche grazie al contributo ed ai suggerimenti arrivati dai sindacati, aiuta a far uscire dalle condizioni di disagio le persone più colpite dalla crisi innescata dalla pandemia”. Oltre a questo Draghi, come segno di ulteriore apertura, s'è impegnato ad avviare in tempi molto stretti il tavolo sulla riforma delle pensioni in modo da arrivare preparati alla legge di bilancio del 2022. “Più che tesoretto i 2 miliardi arrivano dal meccanismo del saldo-acconto fiscale per cui non saranno 8 i miliardi spesi nel 2022 e questo determina uno spazio con cui il governo intende affrontare il problema delle bollette e la decontribuzione. “È un elemento in più frutto anche dei temi che abbiamo messo sul tavolo, ma non è sufficiente” ha spiegato al termine del vertice Maurizio Landini. Il leader della Cgil ha poi ricordato che le richieste dei sindacati non riguardano solo il fisco (“bisogna rivedere l'impianto della riforma e privilegiare i redditi più bassi”), ma anche le pensioni (“servono più risorse”) e la lotta al precariato, con la richiesta di “cancellare alcune forme contrattuali ed introdurre un nuovo contratto con contenuti formativi che assicuri prospettive di lavoro stabili2. Il segretario generale della Cisl Luigi Sbarra ha spiegato che il governo ha assicurato la disponibilità di aumentare la no tax area per i pensionati a 8.500 euro e una decontribuzione a favore dei lavoratori dipendenti con fasce di reddito sotto i 47 mila euro. “È una misura temporanea — ha aggiunto — e noi abbiamo chiesto che diventi strutturale”. Sbarra ha inoltre sottolineato che secondo l'illustrazione fatta dal governo, l'85% dei 7 miliardi destinati all'intervento sull'Irpef è destinato a fasce di reddito al di sotto di 50 mila euro ed in particolare il 16% andrà a favore dei redditi fino a 15 mila euro ed il 47% di quelli fino a 28 mila euro. Stando alla tabella consegnata ai sindacati è comunque la fascia tra 50 e 55.000 euro di reddito quella che otterrà i maggiori benefici…”

Buone notizie: firmato l’accordo Ita Airways
Ne parla Davide Colella su Collettiva.it dove troviamo anche il commento a caldo del segretario nazionale della Filt Cgil, Fabrizio Cuscito. 

È stato sottoscritto oggi (ieri, ndr) con Assaereo il rinnovo del contratto collettivo nazionale di lavoro e contestualmente, con Ita Airways, un protocollo sulle relazioni sindacali che dovrà assolutamente riportare alla normalità i rapporti industriali”. È quanto dichiarano Filt Cgil, Fit Cisl, Uiltrasporti e Ugl trasporto aereo, che proseguono: “Sulla base di queste premesse, è stato firmato un accordo industriale che implementa le previsioni di assunzione, in arco di piano, di ulteriori 4 mila lavoratori, entro giugno 2022, con le necessarie certificazioni e abilitazioni. Il tutto avverrà entro il 2025, in coerenza all’incremento della flotta con gli acquisiti nuovi aeromobili”.
Proseguono le organizzazioni sindacali: “Il contratto integrativo aziendale riguarda sia il personale navigante che quello di terra. È stato raggiunto un accordo sul premio di risultato variabile, che terrà conto, come previsto dall’istituto, dei miglioramenti di qualità. Sono stati rivisti gli aspetti economici e quindi il contratto integrativo aziendale, rispetto al regolamento prevede un incremento di oltre il 15per cento per il primo anno, che poi crescerà gradualmente fino al 20per cento nell’arco di piano, limitando l’impatto sui salari unilateralmente imposti. Sono state migliorate alcune competenze accessorie del personale di volo. Ci sono stati benefici sul welfare, sia per i piloti che per gli assistenti di volo che per il personale di terra. Questa serie di interventi, unitamente all’avvio di normali relazioni sindacali, interrompono una deriva che, in difetto, avrebbe probabilmente portato al conflitto in tempi brevissimi. Nei prossimi giorni, ci saranno una serie di incontri di livello tecnico per migliorare le condizioni di lavoro”.
Concludono le sigle di categoria: “Gli accordi raggiunti sono un primo significativo passo che migliora le condizioni del lavoro in un contesto in cui le lavoratrici e i lavoratori di quest’azienda hanno già subito troppo, a partire dai diktat dell’Unione europea. Gli accordi contrattuali ed industriali sottoscritti oggi debbono costituire una svolta nei rapporti tra Ita e i suoi lavoratori e forniscono gli strumenti per far decollare veramente la compagnia di bandiera. Ora management e azionista debbono fare la loro parte rendendo concreto e migliorando il piano industriale, attuando gli investimenti necessari e traghettando la compagnia all’interno di una grande alleanza a condizioni favorevoli, nell’interesse dei lavoratori di Ita, di quelli che attendono di essere reinseriti nel ciclo produttivo, di tutto il trasporto aereo italiano e del Paese. Le scriventi organizzazioni - concludono - lavoreranno affinché ciò avvenga e proseguiranno nel lavoro di miglioramento dei salari e dell’occupazione”.

Sospesa per due settimane la procedura di licenziamento Gkn
"L'incontro che si è tenuto oggi, in video conferenza, con il Mise alla presenza della Viceministra Alessandra Todde, del coordinatore della struttura per le crisi Luca Annibaletti, e di Roberto Rizzardo per Invitalia, è stato utile in quanto è stato annunciato il blocco per 2 settimane della riapertura della procedura di licenziamento da parte di Gkn. Sono, però, necessari elementi di chiarimento sul percorso per la continuità occupazionale delle lavoratrici e dei lavoratori dello stabilimento di Campi Bisenzio. “E' grazie alla grande determinazione delle lavoratrici e dei lavoratori e alle iniziative legali delle organizzazioni sindacali se abbiamo guadagnato tempo. Questo tempo però non va sprecato, di fronte alla decisione irrevocabile della Gkn di chiudere lo stabilimento di Campi Bisenzio”. Lo affermano in un comunicato congiunto diffuso ieri Michele De Palma, segretario nazionale Fiom-Cgil e responsabile automotive, Daniele Calosi, segretario generale Fiom-Cgil Firenze, Prato e Pistoia e Silvia Spera, Area Politiche Industriali per la Cgil nazionale.
“Ribadiamo che non siamo disponibili a firmare cambiali in bianco. Per la Fiom e la Cgil è necessario che ci sia la garanzia sulla cassa integrazione per transizione in questa fase con il coinvolgimento del Ministero del Lavoro. Occorre non solo il monitoraggio ma una verifica attiva sulle manifestazioni di interesse, vista l'unicità e l'eccezionalità della situazione in cui ci troviamo. Servono elementi di garanzia e di trasparenza per consentire il traghettamento degli impianti e dello stabilimento da Gkn al nuovo soggetto industriale con la riassunzione di tutti i lavoratori e con le tutele contrattuali e salariali”.

Altre segnalazioni da Collettiva.it
L'apertura di oggi è dedicata all'inchiesta condotta da Carlo Ruggiero sul lavoro agile, o meglio sulla nuova "smart working class". 

L’appello antifascista a Draghi sul sito della Cgil
L’appello di varie associazioni e partiti (Anpi, Acl, Abed, Anppia, Arci, Articolo 1, Ars, Cgil, Cisl, Uil, Comitati Dossetti, Cd, Cus, Federazione dei Verdi, Fiap, Fivl, Fondazione Cvl, Istituto Alcide De Gasperi, Legambiente, Libera, Libertà e Giustizia, M5S, Pd, Prc, Rete della Conoscenza, 6000sardine, Sinistra Italiana, Udu) al governo Draghi per lo scioglimento delle formazioni neofasciste vietate dalla Costituzione.

Tutti gli appuntamenti Cgil
Per il quadro completo delle iniziative Cgil vedi l’agenda sul sito della Cgil nazionale