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Si scrive tampone, si legge complicazione. Raccogliere attraverso un bastoncino e del cotone idrofilo una piccola quantità di saliva per scoprire chi è positivo al coronavirus non è un’operazione banale. Occorre saperlo fare e soprattutto è necessario poterlo fare in condizioni di sicurezza, sia per l’operatore sanitario che lo effettua, sia per il cittadino o la cittadina che vi si sottopone. E sicurezza anche per quanti comunque frequentano il luogo dove viene effettuato per ragioni diverse dal tampone stesso.
Gli operatori dei drive in sono formati a farlo, sono muniti di dispositivi di sicurezza individuale, dalle mascherine Ffp2 alle tute, che ne preservano l’incolumità, chi vi si sottopone aspetta in macchina il proprio turno senza entrare in contatto con altri (o almeno così dovrebbe essere). I medici di medicina generale o i pediatri di libera scelta hanno dispositivi e ambienti idonei? Nei loro studi è possibile il doppio percorso, sporco pulito, per evitare che pazienti non covid entrino in contatto con chi deve sottoporsi al tampone?
Queste alcune delle perplessità che fanno esprimere negativamente la Fp Cgil sull’accordo siglato tra ministero della Salute e medici di medicina generale. “Ribadiamo la nostra contrarietà all'accordo siglato per l'affidamento dei tamponi negli studi privati dei medici di medicina generale. Il problema non è la disponibilità di tutti i professionisti, compresi quindi anche i medici di medicina generale, ma la loro sicurezza e quella dei cittadini”. Così il segretario nazionale della Fp Cgil Medici e Dirigenti Ssn, Andrea Filippi, in merito all’accordo siglato perché medici di famiglia e pediatri possano fare tamponi rapidi nei loro studi.
"Chiediamo garanzie – osserva il dirigente sindacale – per un servizio sicuro, efficace ed efficiente. Serve un accordo chiaro che coinvolga tutti gli operatori e non solo una categoria, peraltro di liberi professionisti troppo isolati e abbandonati dal sistema. Non possiamo rischiare di frammentare i percorsi di tracciamento, che al contrario hanno bisogno di un sistema coordinato e governato. Proponiamo di usare le risorse per potenziare l'assistenza territoriale invece di distribuirle a pioggia sulle decine di migliaia degli studi di medici che chiedono solo di assistere i propri pazienti in luoghi sicuri”.
Per queste ragioni, continua Filippi, “contestiamo la sottoscrizione di Intesa Sindacale dell'accordo. Non capiamo perché il delegato presidente di Intesa Sindacale, Biagio Papotto, abbia deciso di firmare un accordo nonostante non avesse avuto mandato, né da noi né da Simet, soci fondatori di Intesa, alla sottoscrizione. Si tratta di una grave mancanza di rispetto dei processi democratici decisionali di coinvolgimento della base e degli iscritti, che fino ad oggi aveva contraddistinto i rapporti all'interno della nostra aggregazione sindacale”.
Per la Fp Cgil Medici, “che al contrario è coerente con le decisioni prese nelle assemblee degli iscritti, il problema dell'accordo rimane la sicurezza dei medici e dei cittadini, che viene minata dalla prospettiva dei tamponi in studi privati non idonei. Siamo fermamente convinti che i test e il tracciamento siano fondamentali per contenere la pandemia ma vanno affrontati potenziando quei servizi che sono in grado di organizzare percorsi sicuri ed efficienti”, conclude Filippi.