PHOTO
Le nuove tecnologie, specialmente quelle che puntano sul digitale, si dice possano aiutare l’anziano nel semplificare operazioni che quotidianamente è abituato fare. Per esempio, per ridurre la necessità di spostarsi fisicamente per raggiungere luoghi in cui i servizi di cui ha bisogno sono erogati (come ad esempio un ospedale) o per favorire i rapporti “faccia a faccia” quando questi sono più difficoltosi. Prendiamo l’ambito della salute.
Sono sempre più numerosi strumenti digitali sviluppati per monitorare da remoto le condizioni di salute delle persone anziane o per attuare interventi di assistenza a distanza che fanno uso di tecnologie tra le più varie come le app per smartphone, orologi e braccialetti intelligenti, sensori indossabili, console domestiche per videogiochi, coach virtuali (sistemi basati sull’intelligenza artificiale che forniscono suggerimenti e indicazioni per risolvere problemi di salute), robot sociali (specifici robot umanoidi o dalle sembianze di un animale domestico) in grado di favorire l’accompagnamento, la comunicazione e il monitoraggio della salute degli anziani che “accudiscono” riducendone, al tempo stesso, l’isolamento.
E poi esistono strumenti di telemedicina e di tele-riabilitazione sempre più tecnologici, in grado di monitorare i parametri vitali, interagire con il medico, eseguire sessioni di fisioterapia. Ma a cosa servono, nella pratica, questi strumenti? Per esempio per ricordare quando è arrivato il momento di assumere un farmaco (per favorire quella che tecnicamente si chiama aderenza al trattamento), per gestire o prevenire malattie croniche come il diabete o malattie afferenti alla salute mentale come la demenza, la depressione e i disturbi neuropsichiatrici, per contrastare la sedentarietà attraverso un aumento dell’attività fisica, per studiare (e per quanto possibile correggere) la postura e la camminata individuando persone a rischio di caduta, e in generale per favorire il benessere fisico, mentale e sociale.
Ma questi strumenti mantengono le promesse per le quali sono stati sviluppati? Al netto del “divario tecnologico” che contraddistingue gli anziani, tali strumenti raggiungono gli obiettivi che si sono dati? Uno strumento tecnologicamente avanzato rischia di essere inutile (o perfino dannoso) se non è stata dimostrata la sua sicurezza, affidabilità ed efficacia. Tre requisiti che si richiedono ai farmaci prima di essere messi sul mercato per salvaguardare la salute dei pazienti e che sempre più spesso vengono richieste anche per gli interventi di natura tecnologica e digitale.
Per garantire che questi requisiti siano soddisfatti, vengono di solito condotti studi clinici che misurano il miglioramento di determinati parametri di salute prima e dopo avere sottoposto alcuni individui (in un numero sufficiente a stimare i risultati con una ragionevole potenza statistica) all’intervento tecnologico. Nei modelli di ricerca più solidi si confronta l’eventuale miglioramento di quei parametri rispetto all’eventuale miglioramento degli stessi in gruppi di individui che non sono stati sottoposti all’intervento tecnologico, per capire se l’eventuale beneficio è dovuto al caso oppure può essere associato, con una ragionevole certezza (in genere con una probabilità del 95%), all’intervento tecnologico. Studi di questo genere (osservazionali nel primo caso, clinici randomizzati controllati nel secondo caso) iniziano a comparire sulle riviste mediche. Esistono poi tecniche che consentono, attraverso specifici studi (anch’essi pubblicati sulle riviste mediche), di sintetizzare dal punto di vista qualitativo (che in gergo si chiamano “revisioni sistematiche della letteratura”) e dal punto di vista quantitativo (che si chiamano “meta-analisi”) queste prove di efficacia, in modo da fornire indicazioni sulla reale efficacia d'interventi digitali.
Cosa dicono questi studi di sintesi in riferimento agli strumenti digitali nell’assistenza all’anziano? Ci dicono, per esempio, che nel caso dell’impiego di strumenti di telemedicina è evidenziata almeno la stessa efficacia (e in alcuni casi anche superiorità) degli interventi in persona rispetto alle patologie croniche (come il diabete e la bronco-pneumopatia cronico ostruttiva), e alle patologie afferenti alla salute mentale (come ansia, depressione e demenza). Evidenze scientifiche importanti (provenienti dalla meta-analisi di 9 studi clinici randomizzati e controllati) esistono per l’uso dei sistemi digitali composti da app e da tecnologia indossabile (orologi e braccialetti intelligenti) nel favorire l’attività fisica negli anziani rispetto ad altri anziani che non utilizzano un intervento digitale. Anche l’uso di sensori (fino a 13 diversi) in grado di misurare diversi parametri tra cui la postura, il numero di passi, la percentuale di tempo dedicata all’attività fisica di grado intenso e la velocità dell'andatura, ha permesso di dimostrare, grazie a una revisione sistematica condotta su 29 studi clinici, un'associazione tra l’attività fisica e il livello di fragilità, e una correlazione tra velocità dell'andatura/lunghezza del passo e le cadute, dimostrando così l’importanza del monitoraggio attraverso questi strumenti per identificare individui a rischio di cadute. A questo proposito un’altra revisione sistematica condotta su 21 studi clinici, suggerisce che pedometri, dispositivi indossabili basati su accelerometro, Kinect, Nintendo Wii Balance Board sono tecnologie di valutazione dell'andatura economicamente vantaggiose e affidabili quanto sistemi più sofisticati.
Sulla base di revisioni sistematiche condotte su circa 50 studi clinici, non sembrano invece esserci evidenze cliniche significative dell’impiego di social robot per la gestione di sintomi di depressione, ansia e qualità della vita, dell’impiego di strumenti comunicativi digitali per superare l’isolamento sociale, dell’uso di strumenti di virtual coaching per ridurre il numero di ospedalizzazioni e il numero di esiti clinici in pz con BPCO, scompenso cardiaco, malattie croniche (se non per la modifica degli stili di vita, peraltro con deboli evidenze) e del monitoraggio notturno attraverso strumenti digitali per migliorare esiti di salute e per ridurre il carico di lavoro necessario per la gestione del paziente anziano da remoto. Altre revisioni sistematiche e meta-analisi suggeriscono l’efficacia delle app e degli altri strumenti digitali per favorire l’aderenza al trattamento farmacologico, dei sistemi di tele-riabilitazione in pazienti anziani con ictus e dei giochi digitali e delle console domestiche per i videogiochi per favorire un maggiore benessere fisico e cognitivo.
Prevedere il coinvolgimento di pazienti e cittadini nello sviluppo degli strumenti di digital health a loro dedicati, adottare strumenti di digital health rivolti agli anziani focalizzando l’attenzione su quelle categorie nelle quali esistono prove di efficacia e prevedere, per gli altri, oltre allo sviluppo, anche la conduzione di studi clinici per misurarne sicurezza, affidabilità ed efficacia, potrebbe aiutare a fare scelte appropriate nel campo della assistenza all’anziano.
Eugenio Santoro è responsabile del Laboratorio d'informatica medica, dipartimento di Salute pubblica, Isitituto di Ricerche farmacologiche Mario Negri Irccs