Con il caro energia abbiamo fatto i conti tutti in quest’ultimo anno. I drastici aumenti però non hanno colpito tutti allo stesso modo. Sulle famiglie più vulnerabili, a basso reddito, hanno inciso in modo determinante. Il 69 per cento ha dovuto ridurre le spese per i generi alimentari, rinunciando alla varietà, alla qualità e in un caso su due ad alcuni cibi in particolare, a quelli proteici e a frutta e verdura. Ma anche l’abbigliamento e le spese mediche sono state tagliate dai bilanci.
I dati emergono dal rapporto “Il pane e la luce” realizzato dall’associazione Nonna Roma, banco del mutuo soccorso che distribuisce in città alimenti e prodotti di prima necessità, che ha intervistato un campione di quasi 150 famiglie della capitale in difficoltà economica. L’indagine evidenzia anche che il 24 per cento dei nuclei ha subito un’erosione del reddito rispetto all’anno precedente: nel 59 per cento dei casi la diminuzione è dovuta alla perdita del lavoro di uno o più componenti ma incide al 26 per cento anche la sospensione, o perdita, dei sussidi pubblici.
Per quanto riguarda il pagamento delle bollette, se il 75 per cento degli intervistati non ha interrotto i versamenti nonostante le enormi difficoltà, il restante 25 per cento è suddiviso tra chi spera di poterlo fare entro 3 mesi, chi pensa di poter sanare il debito in un periodo che va dai 3 ai 12 mesi e chi crede di non poter onorare il pagamento arretrato neanche entro l’anno.
Con i prezzi schizzati alle stelle, per molti indebitarsi è sembrata l’unica soluzione. La spesa per l’elettricità è passata dai 632 euro del 2021 ai 1.322 euro del 2022 per la cosiddetta famiglia tipo, facendo registrare un incremento del 109 per cento. Per la bolletta del gas i clienti del mercato tutelato nel 2021 hanno pagato 1.063 euro, nel 2022 hanno sborsato 1.740 euro, il 64 per cento in più.
Per Andrea Simone di Nonna Roma, Natale Di Cola, segretario generale Cgil Roma e Lazio, Francesca Danese, Forum del Terzo Settore, intervistati da Collettiva.it, le misure di sostegno adottate dal governo sono del tutto insufficienti e il decreto Lavoro varato dall'esecutivo il 1 maggio non fa che peggiorare la condizione di molti italiani. Per questo la Cgil scende in piazza sabato 20 maggio a Napoli per la terza manifestazione unitaria contro un provvedimento sbagliato e il 27 maggio una rete di oltre 140 associazioni, movimenti e organizzazioni sociali si mobilita a Roma per la campagna “Ci vuole un reddito”, per difendere e migliorare il Reddito di cittadinanza.