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“All’Ospedale Vannini altri 146 posti Covid, ma nessun investimento sul personale: condizioni di sicurezza a rischio, mancanza di protocolli, non rispetto degli standard organizzativi”. A denunciarlo sono Roberto Scali, Antonio Cuozzo e Tommaso Guzzo, responsabili per la sanità privata di Fp Cgil Roma-Lazio, Cisl Fp Lazio e Uil Fpl Roma-Lazio.
“Abbiamo accompagnato con responsabilità l’apertura di reparti Covid all’ospedale sin dalla prima fase, consapevoli del necessario contributo che le strutture sanitarie private sono chiamate a dare per la gestione dell’emergenza pandemica da Covid 19 nel Lazio, regione che si sostiene per quasi la metà dei servizi sanitari sul sistema degli accreditamenti”, sottolineano i sindacati. “Da fine ottobre la dotazione dei posti letto è aumentata, per un totale di 146 posti letto, inclusa terapia intensiva e semintensiva, e da subito abbiamo posto all’amministrazione le questioni più critiche e i rischi per la salute e la sicurezza di utenti e operatori, in mancanza di misure di sicurezza e standard adeguati”.
I lavoratori, spiegano i dirigenti sindacali, segnalano “l’assenza di una procedura definitiva, sia a livello tecnico-strutturale sia organizzativa, e i relativi protocolli di intervento volti a contenere le possibilità di contagio e a mantenere la salubrità degli ambienti dell’intero ospedale. Le esigenze aumentano e il personale, anche con i doppi turni, non è sufficiente a garantire la copertura richiesta dai requisiti minimi organizzativi nei reparti Covid-19. Manca adeguata formazione sulla gestione dei pazienti Covid e non sappiamo se il documento di valutazione dei rischi sia stato aggiornato”.
Fp Cgil, Cisl Fp e Uil Fpl attendono ancora una risposta formale dall’amministrazione, ma ogni giorno “nei reparti si lavora in condizioni non adeguate e il rischio di contagio tra operatori e pazienti aumenta. Tra l’altro, il Vannini è tra le tantissime strutture del Lazio che non applica il ccnl sanità privata appena rinnovato. Stiamo andando oltre la vergogna e la mancanza di rispetto per chi garantisce il buon funzionamento della struttura, ed è disposto a sacrifici e a mettere a rischio la propria salute per garantire un servizio pubblico essenziale per tutti”.
Sottovalutare la sicurezza “vuol dire mettere a rischio pazienti e lavoratori: senza protocolli chiari, l’ospedale potrebbe trasformarsi in poco tempo in un potenziale focolaio”, concludono Roberto Scali, Antonio Cuozzo e Tommaso Guzzo: “Per questo abbiamo chiesto l’intervento di Regione e Asl, non solo per garantire l’effettuazione dei tamponi a tutti i dipendenti, operatori sanitari e non, dando priorità a chi è entrato in contatto con pazienti Covid positivi, ma a rispettare gli standard e adeguarsi dal punto di vista tecnico, gestionale e strutturale alla gestione dei reparti Covid, all’investimento sul personale e alla distinzione dei percorsi. In caso contrario, siamo pronti a tutte le azioni a tutela e salvaguardia della salute degli operatori e dei pazienti”.