“Viviamo una situazione difficile, per certi versi inedita e dove torna possibile ciò che sembrava impossibile, la guerra, l’economia di guerra. Non so se nella nostra iniziativa concreta riusciremo ad affermare un altro punto di vista. So per certo però che, se neanche ci proveremo, la conclusione rischia di essere segnata”.

Queste le parole conclusive dell’intervento del segretario generale della Cgil Maurizio Landini alla Seconda Conferenza Nazionale per la Salute Mentale che si è svolta a Roma gli scorsi 6 e 7 dicembre. Oltre 400 persone - in presenza e collegate on line – hanno animato la due giorni di discussione, confrontato pratiche, sollevato difficoltà e problemi. E soprattutto nel centenario della nascita di Franco Basaglia hanno lanciato l’allarme: si sta tornando indietro, i diritti delle persone con patologie mentali regrediscono e si rischia una logica nuovamente segregazionista e regressiva.

La salute mentale e i 10 punti per i diritti

La Conferenza si è chiusa lanciando una nuova stagione di mobilitazione a sostegno di 10 proposte concrete: inserire la salute mentale fra le priorità dell’agenda politica; definire precise misure per assicurare la partecipazione nei servizi delle persone con disagio mentale, dei familiari, delle associazioni e del sindacato; aumentare il finanziamento per il Ssn fino al 7,5% del Pil, e una dotazione per la salute mentale finalmente pari al 5% del Fondo sanitario nazionale; garantire la presa in cura nell’ambiente di vita e assicurare nei servizi di salute mentale e di Npia personale adeguato; centri di salute mentale con servizi funzionanti 24 ore, aperti almeno 12 ore al giorno e 7 giorni su 7, capaci di promuovere integrazione sociale, sanitaria, lavorativa, abitativa; monitorare i livelli essenziali per l’assistenza territoriale; spostare le risorse dalla residenzialità ai progetti di cura personalizzati a domicilio; abolire qualsiasi trattamento inumano e degradante; promuovere un preciso impegno delle università alla formazione di professionisti orientati alla salute mentale di comunità; garantire la tutela della salute mentale per le persone ristrette in carcere attuando finalmente la legge sul superamento degli Opg.

La salute mentale e il Ssn

Sia Cristiano Zagatti, del Coordinamento nazionale salute mentale, che ha aperto i lavori della Conferenza, che in realtà quasi tutti gli interventi, hanno sottolineato come vi siano due elementi che rendono difficile esigere i diritti delle persone con patologie mentali, da un lato lo stato di profonda crisi della sanità pubblica, dall’altro il clima securitario e repressivo che attraversa l’Italia da quando governa Meloni e la destra. A ricordare lo stato del Ssn è stata Nerina Dirindin, Coordinamento nazionale salute mentale: “Poche risorse solo il 3% del Fondo sanitario è destinato alla salute mentale, poco personale (il 25% in meno degli standard Csr del 12/2022; almeno 10 mila professionisti in meno), poche prestazioni (12,8 in media per persona all’anno, variabile da 5 a 33, strutture residenziali cronicizzanti (oltre 1080 giorni di permanenza per ospite, con regioni che hanno permanenza più del doppio della media), ambienti degradati e inospitali (in particolare per detenuti e operatori del carcere, ma anche nei Csm), condizioni di lavoro mortificanti (guardie giurate invece di professionisti negli Spdc, contenzione invece di cura, farmaci invece di percorsi integrati di ripresa), ma soprattutto disimpegno (tendenza dei decisori a guardare da un’altra parte e a silenziare le voci di protesta), delega (alle famiglie, al volontariato, alle associazioni, alle cooperative). E poi, solo quando la sofferenza diventa un fatto di cronaca, la spettacolarizzazione del dolore, inutile e dannosa”.

La salute mentale e la volontà securitaria

Anche il segretario della Cgil Landini ha sottolineato che la logica del Ddl sicurezza ora all’attenzione del Senato e il Ddl Zaffini (Disposizione per la tutela della salute mentale) è securitaria: “Un disegno di legge che ripropone la sofferenza e il disagio psichico come fattore di pericolosità riaprendo “nostalgicamente” alle diverse forme di istituzionalizzazione. Hanno un tratto comune il disegno di legge sulla sicurezza e il disegno di legge Zaffini.

"Sono provvedimenti – ha continuato – con i quali si intende esercitare forme di controllo e di repressione verso quei comportamenti che vengono ritenuti pericolosi. Si cancella la presa in cura della persona con la sua storia, il suo disagio, le sue sofferenze, i suoi bisogni e i suoi diritti. A prevalere è il controllo e la repressione”.

Per Lanfini c’è un modello sociale che questa destra sta, nemmeno troppo surrettiziamente, realizzando efondato su un intreccio tra politiche di stampo liberista – centralità del mercato, del profitto, dell’impresa, mortificazione dei diritti individuali e collettivi – e politiche di stampo autoritario e securitario. L’altro modello sociale è quello per il quale si batte il sindacato, lo ha ricordato il leader di Corso di Italia: “Fondato sulla centralità della persona, sui diritti nel lavoro e nella società, sui diritti di cittadinanza che vuole dire accesso alle opportunità lavorative, ai servizi sanitari, alla casa ma anche all’ascolto, all’accoglienza, allo scambio, alla relazione con l’altro. Un modello sociale dove tutti i soggetti, tutte le persone in quanto tali hanno diritto ad accedere a risposte appropriate ai bisogni che esprimono”.

La salute mentale e l’invecchiamento

Tania Scacchetti, segretaria generale dello Spi Cgil ha ricordato: “Si tratta di un tema delicato e sfaccettato. Su un tema, quello della salute mentale, che già è oggetto di stigma e spesso di rifiuto, si innestano le discriminazioni e i pregiudizi che colpiscono le persone anziane. Che spesso vengono trattate come infanti, o che sono vittime di comportamenti aggressivi e sprezzanti, o che vedono il loro vissuto emotivo e i loro bisogni trattati come cose non importanti”. La segretaria, come tutti gli intervenuti che si sono succeduti al microfono, ha messo il valore l’importanza della ripresa di una mobilitazione comune e trasversale per la riconquista dei diritti di tutte e tutti.

La salute mentale e la mobilitazione

Se davvero volessimo individuare il filo conduttore delle due giornate della Conferenza è quello della chiamata alla responsabilità collettiva, alla mobilitazione. Ne ha parlato anche don Luigi Ciotti, fondatore di Libera, in un messaggio, ricordando come solo nel noi può esserci salvezza: “Oltre al vostro prezioso lavoro di cura nella società, vi prego con forza, rivendicato il vostro ruolo di cura della società. Perché ogni giorno vi confrontate con coloro che sono i sintomi viventi di un malessere che ci riguarda tutti. Queste persone, attraverso il proprio dolore individuale, raccontano quello collettivo”.

A chiamare alla mobilitazione è stata allora Nerina Dirindin che ha ricordato: “La salute mentale non è solo la Cenerentola della sanità pubblica: è anche un fiore, il fiore simbolo della resistenza, dell’impegno, della rinascita, della libertà; è un papavero”.

Maurizio Landini, richiamando la necessità di battersi per affermare il modello sociale con al centro la persona, i diritti, il lavoro, ha richiamato infine all’impegno comune per la libertà e la democrazia affermando: “Certo, viviamo una situazione difficile, per certi versi inedita e dove torna possibile ciò che sembrava impossibile, la guerra, l’economia di guerra. Non so se nella nostra iniziativa concreta riusciremo ad affermare un altro punto di vista. So per certo però che, se neanche ci proveremo la conclusione rischia di essere segnata”.