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Undici marzo 2020. Esattamente un anno fa l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) dichiarava la pandemia globale da Covid-19. Undici marzo 2021: “A un anno da quel giorno emergono amplificati i punti di forza e di debolezza delle nostre società. In Europa la pandemia ha messo a nudo la fragilità dei sistemi sanitari pubblici e la totale mancanza di capacità di rispondere a un tale shock socio-sanitario ed economico”. È quanto rilevano i segretari generali dei sindacati del pubblico impiego, Serena Sorrentino, Maurizio Petriccioli e Michelangelo Librandi. I tre responsabili di Fp Cgil, Cisl Fp e Uil Fpl fanno il punto in un testo comune, firmato assieme a Jan Willem Goudriaan e Mette Nord, rispettivamente segretario generale e presidente dell’Epsu, il sindacato europeo del pubblico impiego.
I sindacati dei servizi pubblici europei protestano da tempo “per la carenza di personale, il sottofinanziamento e le risorse inadeguate, da molto prima dello scoppio della pandemia. Quando la prima ondata ha colpito, perciò – scrivono i leader sindacali –, non ci ha meravigliato che i sistemi sanitari e le case di cura ne fossero completamente sopraffatti. È triste ammettere, riflettendo sulle politiche neoliberiste, che ci voglia un momento di svolta come una pandemia globale per riconoscere la necessità di servizi pubblici ben finanziati e il riconoscimento dei lavoratori che li erogano”.
“La pandemia – prosegue il testo dei sindacati – ha reso chiari gli svantaggi della privatizzazione e dei tagli di bilancio: la priorità è quella di rafforzare la salute pubblica e i sistemi di assistenza, attraverso politiche fiscali più eque e inclusive, affinché chi ha di più contribuisca maggiormente al finanziamento del welfare nazionale. È un dovere verso i nostri operatori sanitari e assistenziali, molti dei quali sono in cura per stress post-traumatico”.
Le sigle del settore ricordano gli oltre centro scioperi nella sanità e nell'assistenza in Europa, indetti poco prima dello scoppio della pandemia per rivendicare aumenti salariali, migliori condizioni di lavoro, più assunzioni e servizi di supporto. Senza dimenticare che “insieme alla sanità e al settore dell'assistenza sociale anche altri servizi pubblici sono stati in prima linea nella crisi. Dai settori dei rifiuti, dell'acqua e dell'energia, alla sicurezza sociale e ai servizi per l'impiego, le lavoratrici e i lavoratori dei servizi pubblici sono stati cruciali per far funzionare la società e per affrontare le ricadute socioeconomiche delle misure di lockdown”, si legge nel documento. E il loro ruolo “diventerà ancora più cruciale per la ripresa economica: maggiori investimenti per garantire la disponibilità e la qualità dei servizi, per assicurare l'accesso al welfare, agli alloggi, all'acqua, all'energia e all'istruzione, così come il finanziamento degli enti locali”.
I sindacati sottolineano come il settore pubblico abbia “un ruolo unico da svolgere nella ricostruzione di società più resilienti per promuovere un'economia circolare ai sistemi di trasporto verdi e alle infrastrutture pubbliche ‘pulite’. I fondi nazionali ed europei destinati alla ripresa dovrebbero essere usati per questo, rinunciando a quei miopi processi di privatizzazione dei servizi pubblici che penalizzano i cittadini. Questa crisi sanitaria senza precedenti – ragionano i firmatari del documento – dimostra che l'Ue deve pensare a riacquisire alcuni settori che garantiscono la sicurezza dei cittadini europei, come la farmaceutica o la produzione di dispositivi di protezione individuale, con un maggior coordinamento per la campagna vaccinale ed un’autonomia produttiva, garantendo così copertura a tutti i cittadini ed evitando speculazioni sulla salute”.
“Le carenze rilevate durante questa crisi sottolineano che gran parte del fondo di ripresa dell'Ue deve essere destinato all'investimento nei servizi pubblici, che rappresentano i valori universali alla base della stessa Europa”: i segretari generali lo scrivono chiaramente, e aggiungono: “Lotteremo con molti altri per l'uguaglianza del mercato del lavoro, per migliori condizioni di lavoro e più investimenti pubblici. Insieme a un movimento in crescita, ci battiamo per la giustizia fiscale, per garantire che le aziende paghino la loro giusta quota e per invertire la crescente disuguaglianza”.
“È fondamentale che nella ripresa da quella che si prospetta come la peggiore crisi economica di sempre, le lavoratrici e i lavoratori, le comunità e il nostro pianeta abbiano la priorità sui profitti di pochi”, conclude il testo delle sigle sindacali.