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Basta interventi spot, basta esperimenti sulla pelle dei lavoratori. Il sistema della previdenza pubblica va riformato in modo organico e soprattutto reso stabile e sostenibile socialmente. Bisogna pensare alle pensioni in essere, ma anche alle pensioni del futuro dei giovani e al riconoscimento del lavoro di cura delle donne. La Cgil ha espresso in modo chiaro la sua posizione e le proposte di riforma, contenute nella piattaforma unitaria di Cgil, Cisl, Uil sono state rilanciate recentemente dal segretario generale Maurizio Landini, in radio e in trasmissioni televisive.
A suffragare la critica alle misure tampone ed emergenziali ora arriva un'analisi dettagliata di quello che potrebbe succedere se a Quota 100, che scade a dicembre, dovesse sostirtuirsi un altro tipo di quota. “Quota 102 e 104 nel 2022 e 2023 coinvolgerebbe circa 10.000 persone”. Lo afferma Ezio Cigna, responsabile della previdenza pubblica della Cgil nazionale, illustrando un’analisi dell’Osservatorio previdenza della Fondazione Di Vittorio e della Cgil. Tale stima si ricava proiettando nel prossimo biennio i dati relativi alle persone che hanno utilizzato sino ad ora Quota 100, assumendo i nuovi vincoli anagrafici, di 64 e 66 anni, che la nuova norma prevederebbe.
Per il dirigente sindacale, sarebbero 8.524 le persone coinvolte nel 2022 e 1.924 nel 2023, visto che molti dei soggetti che potrebbero perfezionare quota 102 nel 2022 e quota 104 nel 2023 hanno già il maturato il requisito di quota 100 al 31 dicembre 2021.
Previsioni per il 2022
In particolare nel 2022 potrebbero accedere a Quota 102 solo le persone con almeno 64 di età, cioè che sono nati dal 1956 al 1958, e con 38 anni di contributi, ne uno di più, perché in questo caso avrebbero già maturato Quota 100, ne uno di meno, perché non raggiungerebbero il requisito contributivo avendo Quota 102 una durata di solo un anno. Nel 2023 potrebbero utilizzare Quota 104 esclusivamente le persone che avranno 66 anni di età, cioè nate nel solo 1957, con 38 anni di contributi, che non avevano maturato tale requisito entro il 2021 per poter utilizzare Quota 100.
Una misura inutile
Per il segretario confederale della Cgil, Roberto Ghiselli : “la proposta di quota 102 e 104, se venisse confermata dal governo, costituirebbe una misura inutile, che non darebbe alcuna risposta. E comunque, prosegue il segretario, il punto principale non è come rendere più graduale l’uscita da Quota 100 ma come riformare complessivamente il sistema, sulla base delle proposte contenute nella Piattaforma che il sindacato unitariamente ha presentato da tempo al governo, garantendo una flessibilità in uscita per tutti dopo 62 anni di età o 41 anni di contributi, e prevedendo interventi che tengano conto della specifica condizione delle donne, dei lavoratori disoccupati, discontinui e precoci, dei lavoratori gravosi o usuranti e l’introduzione di una pensione contributiva di garanzia per i più giovani”.
Convocazione urgente
“È necessario che il Governo convochi nei prossimi giorni il sindacato - conclude Ghiselli - e si dichiari disponibile ad aumentare sensibilmente le risorse che si prevedono per la previdenza nella prossima legge di bilancio, attualmente pari alla cifra 'simbolica' di 602 milioni, e avanzi proposte che tengano conto dei contenuti della Piattaforma unitaria.”
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