Andrà finalmente in pensione la prima lavoratrice che, avendo un contratto di lavoro con part-time ciclico con sospensione lavorativa durante l'estate, ha promosso vincendola una causa contro l'Inps per ottenere l'accredito dei contributi anche nei periodi di sospensione lavorativa. La sentenza del Tribunale di Milano ottenuta, passata in giudicato e quindi non più impugnabile, ha sancito il riconoscimento dell’anzianità contributiva nei periodi non lavorati in conseguenza del rapporto di lavoro part time ciclico.
Ne dà notizia, in una nota, la Filcams della Lombardia: "Per effetto di ciò la lavoratrice, da noi assistita, ha ottenuto l'accredito di ben 243 settimane che le hanno consentito di raggiungere finalmente il traguardo della pensione. È sicuramente un risultato importante, ma sono ancora tantissime, oltre 100mila in tutta Italia, le lavoratrici e i lavoratori che ogni giorno garantiscono i servizi in appalto di ristorazione, pulizie e assistenza alla persona nelle scuole di ogni ordine e grado, che ad oggi non si vedono riconosciuti i contributi durante il periodo di sospensione scolastica in quanto la normativa non è ancora stata modificata".
Tutto questo, rimarca il sindacato, nonostante la direttiva europea n.97/81/CE e una successiva sentenza della Corte di Giustizia Europa abbiano disposto la non discriminazione contributiva per i lavoratori a tempo parziale ciclico. Questi lavoratori continuano a trovarsi nella condizione paradossale di dover lavorare almeno 50 anni per maturarne 40 di contributi per l’accesso alla pensione. Il mancato adeguamento delle normative italiane a tale direttiva europea, costringe quindi le lavoratrici e lavoratori con part time verticale ciclico a promuovere le cause contro l’Inps che, perdendole, si deve sobbarcare anche le conseguenti spese di giudizio (circa 2000 euro a vertenza), con evidente spreco di denaro pubblico
"Ci sono state diverse occasioni negli ultimi mesi per poter modificare la normativa, ma purtroppo i vari emendamenti presentati da inserire in decreti o disegni di legge in corso di discussione, sono naufragati. Come Filcams ribadiamo ancora una volta la necessità di un intervento normativo che consenta a queste lavoratrici e lavoratori di poter accedere alla pensione senza subire più alcuna discriminazione", conclude la nota.