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Dal governo solo spiccioli, definirla elemosina è un eufemismo. I soldi stanziati dell’esecutivo per la cosiddetta “prestazione universale” (circa 850 euro da aggiungere eventualmente all’indennità di accompagnamento) destinata agli anziani non autosufficienti sono briciole riservate a una platea ristrettissima a causa dei requisiti più che stringenti necessari per ottenere il beneficio e comunque solo dal 2025.
Solo 2 mila beneficiari
L’assegno, infatti, è destinato a ultra 80enni con un Isee inferiore ai 6 mila euro, l’accompagnatoria e in stato di non autosufficienza con bisogno assistenziale gravissimo. Proiettando sul Veneto i dati nazionali, lo Spi Cgil regionale calcola che l’assegno spetterebbe a meno di 2 mila anziani, lo 0,6% dei 328 mila ultra 65enni non autosufficienti residenti nella regione. In pratica, la misura presentata con i consueti toni trionfalistici utilizzati del governo esecutivo per ogni intervento messo in campo – anche se la legge delega è stata approvata nel 2023 dal governo Draghi e nasce soprattutto sotto la spinta delle organizzazioni sindacali – risulta pressoché inutile, in quanto interesserà solo 2 ultra80enni non autosufficienti ogni 100 e, come detto, lo 0,6% di tutti gli anziani che non sono più in grado di badare a loro stessi.
Anziani sempre più soli
“Al di là dei soliti annunci che caratterizzano la comunicazione di questo governo – osserva lo Spi Cgil del Veneto – la verità è che gli anziani non autosufficienti continueranno a essere lasciati soli. I pochissimi fondi della legge delega sono stanziati in modo sperimentale, e in più il governo, che doveva rispettare la scadenza del 31 gennaio per i decreti attuativi, si è mosso all’ultimo secondo, a dimostrazione che questa per loro non è certo una priorità, al contrario del premierato e/o dell’autonomia differenziata. Vi sono quindi una ventina di rinvii a ulteriori decreti attuativi, linee guida e disposizioni di legge regionale da adottarsi nei prossimi mesi. La mancanza di risorse ha impedito di trovare nel decreto indicazioni precise su questioni fondamentali come la rete domiciliare e il rilancio della residenzialità. Così non ci sarà alcuna reale presa in carico della condizione di fragilità delle persone anziane da parte del sistema pubblico”.