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Siamo al paradosso: i medici di medicina generale sono tra gli operatori sanitari vittime di aggressioni, eppure in questi giorni si “narra” che le violenze nei pronto soccorso sia causate dalle loro inefficienze. Si continua, insomma, a guardare il dito dimenticando della luna. E dimenticando anche le evidenze contenute nel Rapporto 2023 dell’Osservatorio del ministero della Salute sulle violenze nei confronti degli operatori sanitari.
Ma i dottori e le dottoresse che ogni giorno si occupano di noi e che sono l’unico accesso possibile al Ssn non ci stanno. Il Coordinamento nazionale Fp Cgil medici di medicina generale, infatti, segnala: "Negli ultimi giorni sui mezzi di informazione e nel dibattito pubblico è emersa una narrazione che individua nel lavoro e nelle presunte inefficienze organizzative dei medici di medicina generale le cause della crisi dei pronto soccorso".
Certo, a volte capita di dover attendere prima di essere visitati ma occorre ricordare che come sono sotto organico ospedale e ambulatori, così sono pochi, davvero troppo pochi, i cosiddetti medici di famiglia e proprio per questo aumentano esponenzialmente i loro assistiti. Quelli che si recano nello studio del proprio medico, e quelli – sempre di più – che non possono farlo e che devono essere assistiti nella propria casa. Ed allora basta, davvero basta caccia alle streghe: quelle che non farebbero il proprio dovere. Le streghe – davvero cattive - sono le poche risorse destinate alla sanità.
"Riteniamo - scrive il coordinamento - che per garantire un dibattito democratico andrebbe sempre data voce a tutte le parti in causa e in qualità di professionisti impegnati tutti i giorni a tutelare la salute delle persone, riteniamo necessario fare chiarezza per contrastare quella campagna mediatica che, già con le dichiarazioni del ministro Giorgetti nel 2019, ha gravemente leso l'immagine dei medici di medicina generale e minato la fiducia dei cittadini, indispensabile nella relazione di cura".
Lo scoprimmo nei mesi terribili del Covid: la sanità territoriale è stata la prima vittima di tagli lunghi decenni e non ancora terminati. E in alcuni regioni, Lombardia e Veneto in testa, si è addirittura teorizzato che i medici di medicina generale non servissero perché occorreva restringere sempre più il perimetro del pubblico per favorire il privato. Ecco le cause dei disservizi.
È sempre il coordinamento nazionale Fp Cgil medici di medicina generale a ricordare che "le ragioni che sono alla base della crisi dei servizi di emergenza urgenza, e non solo, risiedono nel definanziamento inarrestabile del Servizio sanitario nazionale, nell’inconsistenza di un solido e razionale progetto a sostegno della sanità pubblica, nel precariato, nel mancato potenziamento della medicina territoriale, nel carente ricambio generazionale e nelle politiche conflittuali che dividono i professionisti del mondo ospedaliero da quello territoriale”.
"Riteniamo - si legge ancora - che tale narrazione rischia di risolversi in una caccia al colpevole scaricando le responsabilità nel contrasto tra medici, operatori sanitari e cittadini, così come testimoniano gli episodi di cronaca degli ultimi giorni (Foggia, Pescara, Cagliari), anziché richiamare il governo alla responsabilità di sistema nei confronti del Ssn e dell’emergenza urgenza".
Recita un vecchio detto: “Dividi et impera”. È questa – forse – la strategia di Schillaci e Meloni? Dividi gli operatori sanitari così sarà più facile far passare la privatizzazione strisciante della sanità e la riduzione di qualunque cosa a problema di sicurezza da affrontare con “ordine e legge”.
Suggerisce, al contrario, il coordinamento che ha a cuore il benessere dei pazienti e il buon funzionamento del Ssn: "Una campagna d'informazione preventiva seria e costruttiva dovrebbe invece chiarire in maniera completa e oggettiva l’origine dei problemi che affliggono il nostro Ssn. Riteniamo che il problema possa essere avviato a soluzione attraverso un coerente e concreto sviluppo dell'assistenza territoriale e delle Case di Comunità, che veda finalmente i medici di medicina generale come parte integrante del Ssn, con un contratto di dirigenza e realmente organizzati in équipes operative che vedano garantite ai medici di assistenza primaria tutele che ancora oggi nel 2024 ci vediamo negate, tutela alla maternità, malattia, ferie, copertura Inail, Tfr”.
“Oggi – concludono - al ministro Schillaci e al governo chiediamo come mai, se il lavoro che svolgiamo è davvero così invidiabile, poco impegnativo e molto ben remunerato, assistiamo alla continua fuga dalla professione da parte dei giovani medici e le zone carenti vanno sempre più spesso deserte lasciando interi territori senza l’assistenza cui tutti i cittadini avrebbero diritto? Non dovremmo forse tutti insieme capire che l'attuale rapporto di lavoro incentrato sulla libera professione è ormai antistorico, inefficiente per il sistema, inadeguato per i cittadini e ingestibile per i professionisti? Non basta la previsione, annunciata dal ministro Schillaci in queste ore, di farci lavorare qualche ora in più nelle case di comunità, serve una vera riforma strutturale delle cure primarie che dalla formazione al contratto sia funzionale ad un'organizzazione multiprofessionale e integrata intorno alle persone", conclude la Fp Cgil Mmg”.