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“Riteniamo inopportune le dichiarazioni del presidente della Regione Lombardia contro la rilevazione pubblicata dal ministero della Salute, il cosiddetto nuovo sistema di garanzia sulla qualità della cura nella nostra regione, che evidenzia uno scivolamento della nostra Regione dal 4° al 7° posto”. È quanto dichiarano in un comunicato la Cgil Lombardia insieme con i sindacati di categoria Spi e Fp regionali.
“Il presidente Fontana – proseguono – piuttosto di preoccuparsi di attaccare il ministero dovrebbe concentrarsi sulle criticità del servizio sociosanitario lombardo, ricordandosi che la sanità non è solo ospedale e che i Livelli essenziali di assistenza devono essere garantiti anche attraverso un efficace sviluppo dell’assistenza territoriale che in Regione è stato per troppi anni marginalizzata e poco attenzionata”.
Nella nota del ministero della Salute in risposta alle contestazioni di Fontana si legge che “il ministero della Salute non formula classifiche, limitandosi a pubblicare periodicamente, in ottemperanza alla normativa vigente, i dati relativi alla corretta erogazione dei Livelli essenziali di assistenza”. Dati che segnalano un deficit importante nel sistema delle cure territoriali.
Le risultanze della rendicontazione del ministero della Salute non sorprendono i sindacati: “Come Cgil, Spi e Funzione pubblica della Lombardia, da tempo (anni) gridiamo allarmati che il disinvestimento verso il sistema dei servizi territoriali e la visione ospedalocentrica attuata da Regione ha effetti e ricadute negative sul diritto alla salute di cittadine e cittadini, come dimostrano anche le liste di attesa per l’accesso alle prestazioni e ai servizi, che spingono le persone o a rivolgersi pagando di tasca propria, alla sanità privata o a rinunciare a curarsi per chi non è nelle condizioni di sostenere le spese.
Invitiamo il presidente Fontana ad aprire qualche cassetto e a leggere le numerose segnalazioni e proposte che le organizzazioni sindacali confederali lombarde unitariamente hanno inviato all’attenzione dell’assessorato e alla direzione generale Welfare di Regione Lombardia, molte delle quali mai riscontrate. Ad oggi siamo ancora in attesa di una convocazione, nonostante la richiesta inviata nel mese di dicembre 2024 e risollecitata nel mese di gennaio 2025”.
Viene quindi sottolineato il disinteresse a un confronto con i sindacati “che possono rappresentare una risorsa proprio per il ruolo che esercitano: opportunità di intercettare il disagio per le mancate risposte ai bisogni e capacità propositiva. Si tratta di un ulteriore aspetto di noncuranza verso le istanze e le rivendicazioni delle cittadine e dei cittadini. Non si capisce se la Regione faccia finta di sottovalutare o sottovaluti realmente il problema, ma in entrambi i casi – concludono – questo sfuggire alle responsabilità su una questione così importante per la qualità di vita delle cittadine e dei cittadini lombardi è inaccettabile”