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La maschera è caduta e il re è nudo. A vestire i panni del bambino che svela le menzogne del popolo ossequioso al passaggio del sovrano senza vestiti è l’Istat, che certifica quanto le politiche del governo Meloni abbiano impoverito chi è già povero; come la loro fantomatica riduzione delle tasse in realtà non porta benefici a chi ha redditi bassi, anzi.
È triste avere ragione
“I dati Istat sulla povertà e sulla redistribuzione dei redditi certificano il cinismo del Governo, le cui politiche hanno causato l’aumento delle diseguaglianze nel Paese, come risulta dal peggioramento dell’indice di Gini e come la Cgil aveva denunciato negli scorsi mesi”. È quanto dichiara la segretaria confederale della Cgil Daniela Barbaresi. Già, perché la Confederazione di corso di Italia era stata facile profeta nel denunciare che l’abolizione del Reddito di cittadinanza avrebbe fatto aumentare la povertà. E i commenti di ieri di Fratelli di Italia sui dati di Eurostat in merito all’occupazione sono, oltre che cinici, sconcertanti. Secondo loro l’abolizione del RdC avrebbe creato un milioni di posti di lavoro: peccato che per l’Istituto di statistica europeo l’Italia è ultima in Europa per tasso di occupazione. E più penalizzati in assoluto sono le donne e i giovani.
Dice l’Istat
Altro che occupazione al posto del divano, questa è una propaganda davvero misera e indecente. Secondo l’Istituto: “Si stima che il passaggio dal Reddito di cittadinanza, già depotenziato nel corso del 2023, all’Assegno di inclusione comporti un peggioramento dei redditi disponibili per circa 850mila famiglie (3,2% delle famiglie residenti). La perdita media annua è di circa 2mila 600 euro e interessa quasi esclusivamente le famiglie che appartengono al gruppo delle famiglie più povere. In tre quarti dei casi si tratta di nuclei che perdono il diritto al beneficio e nel restante quarto di nuclei svantaggiati dal nuovo metodo di calcolo”.


Una presa in giro
Qualcuno che ha visto la propria condizione migliorare, in effetti, c’è: sono 100mila nuclei al cui interno c’è una persona con disabilità. Sembra quasi che così Meloni si sia costruita una sorta di scudo contro le critiche. Ebbene, c’è di che essere arrabbiati. Aggiunge infatti la segretaria: “Questo risultato appare più come il misero tentativo da parte del Governo di nascondere il fallimentare ritardo delle riforme della disabilità e della non autosufficienza”. A stare ai dati e alle notizie che arrivano dai territori che stanno sperimentando la riforma, c’è da mettersi le mani nei capelli: lungaggini e farraginosità delle procedura sono di ostacolo alla presentazione delle domande di invalidità, così si negano i diritti più elementari proprio a chi è più fragile.
E non è finita
L’Istat dice che delle 850mila famiglie che nel passaggio dal RdC all’Assegno di inclusione ben 620mila non hanno più alcun sostegno. Di queste 220mila non hanno al loro interno persone occupabili, ma “perdono il beneficio perché nel decreto istitutivo dell’Adi, a differenza di quanto previsto nel regime RdC, non è presente un innalzamento della soglia di reddito per le famiglie in affitto rispetto a quelle che vivono in casa di proprietà”. E ancora: ci sono altre 230mila famiglie con persone non occupabili che, pur ricevendo l’Adi, “vedono peggiorare il proprio reddito perché pur continuando a ricevere il beneficio questo risulta di importo inferiore a quello che avrebbero avuto con le regole del Rdc”. ça domanda è: perché questo accanimento nei confronti dei più poveri? E poi, che idea di società ha in mente chi ci governa? Forse quella dove i ricchi stanno sempre meglio e degli altri pazienza?
Italia lontana dall’Europa
Sempre più lontana perché in tutti gli altri Paesi non solo il tasso di occupazione è assai più alto, non solo quasi ovunque esiste una legge sul salario minino legale, non solo negli ultimi vent’anni le buste paga e il reddito dei lavoratori e delle lavoratrici è salito mentre da noi no, non solo perché al di là dei nostri confini esistono strumenti universalistici per contrastare la povertà. L’Italia è sempre più lontana dall’Europa perché sta dismettendo pezzo dopo pezzo lo stato sociale che ha consentito a noi, come al resto dei Paesi, di ricostruire la società frantumata dalla Seconda guerra mondiale e fondarla sui principi di inclusione e solidarietà.
Si fa cassa sui poveri
La verità è che l’obiettivo non era affatto quello di ridurre numero di cittadini e delle cittadini in condizione di povertà includendoli nella società, lo scopo vero dei provvedimenti di Calderone e Meloni era quello di far cassa. Obiettivo raggiunto. Afferma a tal proposito la dirigente sindacale: “La scure dell’Esecutivo si è abbattuta su oltre un milione di persone, che fino a un anno e mezzo fa potevano contare sul RdC, misura di carattere quasi universale di contrasto alla povertà. Se l’obiettivo era quello di risparmiare sui poveri – prosegue – la ministra e il Governo possono dirsi soddisfatti, per noi rimane una pagina politica vergognosa. Con Adi e Sfl – spiega infatti la segretaria confederale della Cgil – sono stati erogati 2 miliardi di euro in meno rispetto a quanto erogato nel 2023 per il RdC, e 3,3 miliardi in meno rispetto al 2022, quando il RdC operava ancora a pieno regime, per un risparmio di 2,5 miliardi di euro rispetto a quanto previsto nella Legge di Bilancio 2024".
Governo cinico e baro
Grazie alle politiche del governo Meloni aumentano le persone in difficoltà e chi lo era già sta peggio. Questo il bilancio di questi due anni mezzo: “Si potrebbe affermare che è calato il bisogno? Che le politiche del Governo hanno dato buoni risultati? Assolutamente no”, chiosa Barbaresi. Infatti “l’Istat certifica che sono 5,7 milioni le persone in condizione di povertà assoluta in Italia, dato record in continua crescita. Nonostante una persona su dieci viva in condizioni di povertà assoluta, le recenti scelte politiche hanno abbassato gli investimenti pubblici a tutela di questo rischio sociale. Peggio, – aggiunge – si tagliano consistenti risorse agli enti locali: -5,1 miliardi di euro in tre anni tra investimenti e spese correnti. Tutto ciò – conclude Barbaresi – dimostra le scelte ciniche di un Governo che non ha nessun interesse a rispondere ai bisogni reali della maggioranza delle persone”