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Da mesi Cgil e Spi della regione hanno lanciato l’allarme e la mobilitazione: così non si può più andare avanti. A partire dai pronto soccorso saturi di codici verdi e azzurri perché chi sta male (o ha bisogni relativi alla propria salute) non trova nessuna risposta sul territorio, ad esempio gli anziani e le anziane ospiti delle Rsa: basta un rialzo febbrile per farli portare nei pronto soccorso, con il risultato di farli stare in attesa anche oltre otto ore. E poi personale insufficiente e stressato e nessuna previsione di nuove assunzioni, in una regione, come la Liguria, è tra i territori più anziani del Paese. Questa la sintesi del racconto di Maria Pia Scandolo, segretaria regionale della Cgil.
Le liste di attesa
Sembra davvero una delle questioni più critiche del Ssr: su 14 prestazioni sanitarie prese in esame nelle diverse Asl liguri dal 2019 al 2023, nella Asl 1 si registra un aumento dei tempi di attesa nell’85,7% dei casi. In Asl 2 del 92,9%; in Asl 3 (escluso San Martino) e Asl 4 dell’85,7 per cento; in Asl 5 del 71,4%. Non solo, ciò che è più grave è che anche per le prestazioni con richiesta di priorità, quando si prova a prenotare si scopre che le agende sono chiuse e fissare l’appuntamento non si può.
I Pronto soccorso
“Se non si riesce ad accedere a visite specialistiche e alla diagnostica, e se non si può sborsare di tasca propria per le prestazioni sanitari di cui c’è bisogno, soprattutto se si è affetti da patologie gravi, diventa inevitabile rivolgersi ai pronto soccorso, affollandoli così con richieste in qualche modo improprie, non direttamente afferenti ai dipartimenti di urgenza ed emergenza”. È cosi che la segretaria della Cgil spiega i numeri degli accessi ai pronto soccorso che a leggerli fanno veramente preoccupare: nel 2022 sono stati più di 400 mila, nei primi 4 mesi del 2023 siamo già a 152.170 e mancano i dati dove interverrà il flusso legato alla presenza turistica che per alcune realtà territoriali porta al raddoppio della popolazione. Non solo, circa il 70% degli accessi sono codici verdi o azzurri.
I numeri dicono
Secondo i dati del ministero della Salute rielaborati dalla Cgil nazionale, la Liguria non brilla per posti letto ospedalieri (sia pubblici che privati): se la media nazionale si attesta a 4, in regione siamo al 3,9 e il 7,7% di questi sono del privato accreditato che stanno vorticosamente aumentando. Dice, infatti, Scandolo: “Mentre tutte le Rsa sono private, fino a poco tempo fa ospedali privati quasi non ce ne erano. Ora ne stanno privatizzando di interi”.
Ma ciò che preoccupa davvero è che pur essendo questa una regione davvero con tantissimi anziani, è agli ultimi posti per assistenza domiciliare: secondo i dati del ministero della Salute, questa nel 2021 è stata garantita solo a 1.347 abitanti su 100 mila. E ogni 100 mila abitati sono disponibili 639 posti in strutture residenziali o semi residenziali.
La sanità di territorio? Non c’è
Questa è forse la nota più dolente ed è anche la causa dell’elevato numero di accessi ai pronto soccorso, e forse anche della saturazione delle liste di attesa, visto che la diagnostica o è ospedaliera, o è privata o non è. È ancora la dirigente sindacale a dire: “Da noi la sanità di territorio praticamente non esiste, e da tempo scarseggiano anche i medici di medicina generale, per non parlare degli infermieri. E nulla è previsto per assumere chi dovrà andare a far funzionale le case di comunità”. E poi i consultori, la legge dice ce ne devono essere 2 ogni 20 mila abitanti, in Liguria ci si ferma allo 0,7.
I medici di medicina generale
A raccontare quella che è davvero una emergenza sono ancora i numeri. Nell’arco dell’anno 2022 in Liguria si è arrivati a una carenza di medici di medicina generale in 165 zone. Per l’anno 2023 non sono state coperte 68 zone. Il risultato, quindi, è che rimangono ancora scoperti il 58,79 % degli ambiti territoriali, e allora lo scorso 16 luglio la Regione ha disposto l’innalzamento dei tetti degli assistiti per sopperire alla scopertura di gran parte delle aree interne o per quelle ad alta densità di popolazione.
Il personale non si trova
“La preoccupazione vera – conclude la segretaria – è certo sulla tenuta del servizio oggi, ma soprattutto domani. Anche da noi sono stati banditi alcuni concorsi per assunzione di medici e non si è presentato nessuno. Fare il medico in strutture pubbliche non è più considerato un lavoro desiderabile. Ma ancor più allarmante è il fatto che diminuiscono le immatricolazioni per tutte le facoltà sanitarie, soprattutto quelle infermieristiche”. E siamo al paradosso che, qui come altrove, è assai diffusa la pratica a gettone e in regione si è verificato il primo caso di un gettonista fornito da cooperativa che però medico non lo era affatto.