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Un ospedale che c’è e che è talmente saturo da essere emergenza nell’emergenza. Un ospedale realizzato con le migliori attrezzature sul mercato, 152 posti letto con due moduli da 14 di terapia intensiva vuoto. A Bari succede anche questo. Insieme alla provincia di Taranto il capoluogo di regione ha visto impennarsi la curva dei contagi, e andare il tilt il 118 perché le ambulanze non riuscivano a trasferire i pazienti nel Pronto Soccorso troppo saturo. Eppure nei padiglioni della Fiera del Levante da mesi si lavora per allestire una struttura temporanea dedicata all’emergenza Covid. In tutte queste settimane, però, non si è trovato il tempo per ragionare su come dotare di medici infermieri e personale ausiliario una struttura, come tutti gli ospedali, ad alta intensità di lavoro. Da tempo i sindacati chiedono di essere coinvolti per definire criteri di reclutamento e di trasferimento dal Policlinico, a cui la struttura della Fiera fa riferimento, ma l’alternanza di responsabilità tra direttore generale e commissario straordinario causata dall’emergenza legionella della scorsa estate, ha reso ancora più complicato il confronto.
Cgil Cisl e Uil sono convinte che l’Ospedale della Fiera debba aprire i battenti e cominciare a curare i pazienti Covid, ma chiedono di conoscere e concordare i criteri di trasferimento dei lavoratori e delle lavoratrici e di definire le premialità cui hanno diritto. “Un mese fa incontrammo l’allora commissario straordinario Vitangelo Dattoli – dice il segretario generale della Fp di Bari Gino Lonigro – a lui illustrammo le nostre proposte e richieste per un piano per il personale e ci lasciammo in attesa che la Regione emanasse il decreto di assegnazione della struttura allestita in Fiera al Policlinico. Quindici giorni fa il commissario ci ha convocato – la mattina per il pomeriggio- presentandoci tutta la documentazione relativa alla attivazione dei posti letto. Abbiamo chiesto e ottenuto un paio di giorni per studiare la documentazione”.
Lo scorso 3 marzo, però, è tornato in servizio il direttore generale, Giovanni Migliore sospeso dalla magistratura e riammesso in attività dal giudice del riesame, tutto si ferma fino all’11 marzo quando si è svolto il primo incontro tra sindacati e direttore generale. “Noi vogliamo che la struttura parta – aggiunge Lonigro – l’abbiamo detto al direttore generale e lo ribadiamo. Vogliamo però che venga prestata l’attenzione dedicata all’allestimento della struttura anche al personale che lì deve andare ad operare. Vogliamo chiarezza sui costi di gestione, sulla dotazione di personale prevista e necessaria per farla funzionare adeguatamente. E, ovviamente, vogliamo capire come si intende individuare il personale da assegnare”.
Medici, infermieri e operatori socio sanitaria sono la questione principale. Quelli in forze al Policlinico sono pochi e già sottoposti a stress da mesi e mesi di super lavoro per fronteggiare l’emergenza, la Delibera 137 afferma che il trasferimento deve avvenire su base volontaria, ma essendo pochi il rischio poi è quello di sguarnire i reparti di provenienza. Mesi fa sono stati emanati bandi di reclutamento per 200 infermieri ed infermiere ma al momento hanno ne sono risultati idonei una quarantina. E poi, aggiunge ancora il dirigente sindacale, “c’è la questione dei premi e incentivi, in quella struttura ci sono condizioni di lavoro particolari di cui tener conto così come è stato fatto in Lombardia”. Alla fine del confronto si è deciso che il 18 marzo si insedierà un tavolo permanente al quale parteciperanno anche le organizzazioni sindacali.
Sempre nel pomeriggio dell’11 marzo il direttore generale del Policlinico ha incontrato anche i sindacati dei medici, (Aaroi Emac, Cimo Fesmed, Cisl FedMed, Uil Fpl, Anaao Assomed, Fp Cgil, Fvm, Fassid), anche in questo caso il nodo del reclutamento del personale non è stato sciolto ma, vista l’aggravarsi della situazione epidemiologica si è deciso di accelerare l’apertura della Fiera, nei prossimi giorni si simulerà il trasferimento dei pazienti e se la prova andrà bene si comincerà a spostare i pazienti ricoverati nei reparti Covid e di sub intensiva dal Policlinico.
Nel frattempo il virus corre, l’Italia si colora di rosso, la fatica degli operatori sanitari aumenta.
Anche in Puglia il coronavirus non si ferma, secondo Domenico Ficco, segretario generale della Fp Cgil regionale: “La situazione epidemiologica è tale che esiste una necessità immediata di un’aggiunta di nosocomio nella nostra regione, ma deve essere appunto aggiuntivo sia dal punto di vista dei posti letto che da quello del personale che deve andare ad operare in quella struttura. Abbiamo invece l’impressione, sottolinea Ficco, che così come è stata presentata alle organizzazioni sindacali la proposta per aprire l’Ospedali in Fiera, probabilmente tarata su uno scenario passato sia già anacronista. Si parla di trasferimento di unità operative e di personale e non di un vero e proprio potenziamento”.
La questione è proprio questa, c’è bisogno di più posti letto e di reclutare nuovi medici infermieri oss e tecnici ed è su questo che direttore generale e soprattutto Regione sembrano non sentirci. Ma la situazione è tale che, sostiene il segretario regionale della Fp: “Abbiamo l’impressione che con l’attivazione dell’ospedale in Fiera si riduca il numero di posti letto del nostro Sistema Sanitario Regionale senza dirlo esplicitamente”. Insomma se si trasferiscono medici e infermieri da ospedali del territorio dove però ci sono posti letto vuoti, la preoccupazione è che quelli non verranno più occupati. “Abbiamo il sospetto – conclude Ficco – che la mancata formale cancellazione di quei posti letti lasciati vuoti, contribuisca a celare la reale gravità della situazione (tra i parametri per definire l’indice di pericolosità vi è la saturazione dei posti letto n.d.r.) e quindi a definire la regione con un colore non corrispondente alla realtà”.