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Sono oltre 4 milioni gli italiani che rinunciano alle cure per motivi economici. È evidente quindi, che il diritto alla tutela della salute e alle cure, sancito dalla Costituzione, non è garantito in modo uniforme ed equo in tutto il territorio nazionale e per tutti. In Calabria, e nella piana di Gioia Tauro ancor di più, la sanità è ormai al collasso. Anni di commissariamento e i ripetuti tagli al personale hanno determinato l’evidente sovraccarico nelle poche strutture esistenti, lunghe liste d’attesa e un ulteriore abbassamento della qualità e della quantità dei servizi erogati ai cittadini. Nell’intera area metropolitana di Reggio Calabria, sono aumentate a dismisura le mobilità passive di chi, seppur con difficoltà sia logistiche che economiche, si sposta per potersi curare.
Tutto questo comporta un crescente deficit economico e la conseguente impossibilità della Calabria tutta di fuoriuscire dai piani di rientro. Nell’area metropolitana di Reggio Calabria l’Azienda sanitaria provinciale, non nuova allo scioglimento per infiltrazioni e condizionamenti della criminalità organizzata, è stata commissariata con proroga per ulteriori sei mesi. Nel nostro territorio, occorre superare le diseconomie e i fenomeni d’illegalità, proseguendo concretamente l’opera di risanamento, bonifica e ripristino della legalità già in atto. In questo contesto, la Piana di Gioia Tauro ha ormai da troppo tempo un credito: la realizzazione di un sistema sanitario di qualità che assicuri il rispetto dei Lea e che abbia nell’Ospedale della Piana e in quelli già esistenti un punto d’eccellenza.
Vincenzo Callea, lavoratore ospedale di Polistena: "I nostri macchinari sono spesso guasti"
Con l’auspicio di tempi brevi, nel mese di giugno hanno finalmente avuto inizio le attività di bonifica dell'area individuata per la costruzione del Nuovo Ospedale. È evidente che l’innovazione e la riorganizzazione del servizio sanitario pianigiano e calabrese sono possibili solo valorizzando il lavoro. Bisogna superare la precarietà, salvaguardare e aumentare i livelli occupazionali, rinnovare e rispettare i contratti. In questo drammatico momento di pandemia, bisogna rimettere al centro la persona, il lavoro e i lavoratori. Dobbiamo garantire il pieno accesso ai diritti primari e fondamentali previsti dalla nostra Costituzione, anche nel Mezzogiorno. È necessario, per questo, ricostruire una rete di welfare inclusivo e solidaristico, incardinato in un governo pubblico del sistema dei diritti e delle tutele aderente ai bisogni dei cittadini, che renda esigibili i Lea e superi qualsiasi divario territoriale e sociale.
Il Covid-19 ha acuito tutte le nostre fragilità e quelle di un Servizio Sanitario Nazionale depauperato di risorse finanziarie e professionali, per anni logorato da tagli e ritardi, soprattutto nel sud del Paese. Tuttavia, ora dovremmo essere capaci di ragionare non in emergenza ma con lungimiranza. Oggi, e sempre, dovremmo essere grati a tutte le operatrici e agli operatori della sanità, che con il loro lavoro rendono esigibile il diritto alla salute e all’assistenza, spesso in condizioni estremamente difficili, come nella Piana. Dovremmo ringraziare a tutti coloro che, mettendo a rischio la propria salute e quella delle loro famiglie, hanno curato i nostri malati con abnegazione e spirito di servizio; ai tanti lavoratori e alle tante lavoratrici che hanno continuato, in piena pandemia, a prestare il proprio lavoro, sacrificando, purtroppo in moltissimi casi, anche le loro vite.
Continueremo insieme alle categorie ad essere vigili, denunciando come sempre le gestioni poco chiare, emblema di una corruzione diffusa, che arricchisce la ‘ndrangheta e non favorisce i lavoratori ed i cittadini.