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Oggi, giovedì 10 ottobre, si celebra la Giornata mondiale della salute mentale – World Mental Health Day, è il titolo inglese dell’Organizzazione mondiale della Sanità che l’ha istituita. Per capire come si arriva a questo appuntamento, cosa significa oggi, facciamo il punto con Stefano Cecconi, segretario nazionale dello Spi Cgil, il sindacato che tutela anziani e pensionati nel nostro Paese.
“Il punto di riferimento di questa giornata – esordisce – deve essere la rivoluzione portata da Franco Basaglia: proprio nell’anno del centenario, va sempre ricordata la sua opera negli anni Sessanta e Settanta: prima con la lotta contro i manicomi e la liberazione delle persone da quei luoghi orribili, dimostrando che erano istituzioni totali di esclusione rivolte ai più poveri e fragili. E poi con la conquista della Legge 180”.
La legge Basaglia non si è limitata a chiudere gli istituti, ma “ha organizzato un’esperienza di vita per i pazienti: ci ha insegnato che non bastano i farmaci, ma bisogna sviluppare la capacità di prendersi cura della persona in ogni suo aspetto, facendola vivere in piena salute. In altri termini non basta un ambulatorio o un posto letto, serve garantire una casa, lavoro, reddito e relazioni sociali e affetti, insomma la possibilità di vivere una vita normale e felice”.
Qui si arriva alla giornata di oggi. “È un giorno di democrazia – spiega Cecconi – perché ribadisce il diritto di tutti i cittadini di essere ritenuti titolari della speranza, della dignità, di essere curati a casa loro come preferiscono”. Allo stesso tempo bisogna guardare alla situazione attuale: “Il disturbo mentale è anche figlio del disagio sociale, economico e lavorativo. Questo Basaglia lo sapeva e suggeriva di intervenire sui determinanti sociali della salute: se una persona non ha casa, occupazione, affetto, la strada rischia di essere segnata”.
Ed ecco che entra in gioco il ruolo dell’organizzazione sindacale. “Il sindacato è un grande agente di salute – per Cecconi – in quanto agisce sulle cause che possono far stare bene o male le persone”. Il riferimento è anche agli anziani che lo Spi rappresenta: “Nella nostra società, grazie alle lotte sindacali e sociali, le persone oggi vivono più a lungo. Ma l’invecchiamento porta con sé dei problemi, anche di salute mentale, che non bisogna confondere con altre patologie come la demenza senile”.
“Una Rsa o casa di riposo a volte è un luogo necessario – riflette – ma se non viene regolata adeguatamente diventa un’istituzione totale: intendo dire che l’istituzione decide quando la persona si alza, quando mangia, quando incontra gli amici e così via. Tra poco avremo migliaia di ultra-ottantenni, che non vanno rinchiusi ma hanno il diritto di scegliere come vivere, e torniamo sempre alla lezione di Basaglia”.
Insomma, il messaggio della giornata è chiaro: “La vera lotta è liberare le persone dalle istituzioni totali. La intendiamo come una giornata di libertà, ricordando che una malattia non può essere costretta in catene e in luoghi chiusi”.