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Di dolce in questa fabbrica alle porte di Roma non ci sono solo i biscotti se per la seconda volta in pochi mesi i lavoratori della Gentilini hanno deciso di devolvere il proprio bonus a chi è in difficoltà. Non hanno esitato. Anche se siamo sotto Natale, anche se i tempi sono quelli che sono e quel bonus guadagnato per lo sforzo straordinario compiuto in fabbrica in piena pandemia avrebbe potuto fare comodo. Gli operai hanno scelto ancora la via della solidarietà. Ad aprile avevano regalato tre bancali di prodotti e lo avevano fatto attraverso l’associazione di volontariato Nonna Roma. Ora a pochi giorni dalle feste il percorso è lo stesso. Perché se è vero che nella capitale il virus ha alimentato la povertà, a stemperare i morsi della fame bastano azioni come questa capaci di restituire a tanti la normalità di un pasto e il calore di una vicinanza che se non può essere fisica, è sicuramente sociale.
“Sono stati gli operai ad avere l’idea - racconta Paolo Cascioli, delegato sindacale della Flai Cgil – Quando a marzo scorso l’azienda ha deciso di donarci un premio di 50 euro ciascuno in prodotti, è stato un pensiero spontaneo. Così abbiamo deciso che avremmo fatto una donazione a Pasqua e una a Natale perché ci riteniamo fortunati a lavorare in un periodo in cui invece tanti sono costretti in cassa integrazione o hanno serie difficoltà con il lavoro. Per questo siamo tornati a consegnare i nostri pacchi a Nonna Roma e a un’altra piccola onlus che segue una ventina di bambini senza famiglia”.
Non c’è stato bisogno neanche di discuterne. Alla Gentilini sono stati tutti d’accordo.
“Un gesto, quello dei lavoratori – commenta Alberto Campailla, dell’associazione Nonna Roma - che ha un valore fondamentale per tutti perché aiuta a rompere la narrazione di una guerra fra ultimi e penultimi. Hanno compiuto un’opera mutualistica di solidarietà nel segno della migliore tradizione operaia”. Un gesto non isolato perché da quando il virus ha iniziato a diffondersi si è diffusa anche la solidarietà. “Abbiamo avuto un’impennata di volontari – prosegue Campailla –, sono nate tante esperienze positive, segno che c’è una vitalità che si organizza per sostenere i più deboli”.
D’altro canto a Roma i poveri “da covid” sono sempre di più: cresce il numero delle famiglie che chiedono alla Caritas pacchi di viveri, quelle che si rivolgono alle mense diocesane sono aumentate del 30%. C’è chi non può permettersi di fare la spesa neanche per i beni di prima necessità. Tra marzo e maggio circa 25mila persone si sono rivolte a Nonna Roma che ora segue con costanza un migliaio di famiglie e si è organizzata anche con il patronato della Cgil per attività di sportello che offrano supporto per accedere al reddito di emergenza e a quello di cittadinanza. All’orizzonte si profila poi il dramma di chi rischia di perdere la casa perché il blocco degli sfratti è in vigore solo fino al 31 dicembre. Il diritto all’abitazione, quello al cibo. Diritti essenziali come mettere insieme il pranzo con la cena o, per tornare agli operai della Gentilini e al loro gesto, con la colazione.