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Tante promesse e nessuna scelta concreta. Il piano socio sanitario 2023-2025 approvato dal consiglio regionale delle Marche il 9 agosto riceve una bocciatura piena da Cgil, Cisl e Uil perché secondo i sindacati non contiene niente in grado di portare a un reale miglioramento della sanità.
Dopo il Covid la nuova programmazione avrebbe dovuto affrontare i nodi strutturali che la pandemia ha messo in luce e non limitarsi a enunciazioni di principio. “È necessario iniziare a risolvere i problemi che hanno contorni ben precisi – scrivono i sindacati in una nota -: si chiamano liste di attesa, pronto soccorso, sanità territoriale, integrazione socio-sanitaria, rette per le residenze degli anziani, prevenzione, ruolo del privato, potenziamento delle dotazioni organiche, per superare le critiche situazioni di lavoro in cui si dibattono da anni gli operatori. Invece il piano che è stato approvato non affronta nessuno di questi temi”.
Sul potenziamento della sanità territoriale, cruciale per il futuro, è carente perché non chiarisce i criteri e le modalità di sviluppo delle case e degli ospedali di comunità. È inadeguata l’attenzione che il documento della giunta riserva all’integrazione socio sanitaria, che presuppone il rafforzamento dei distretti, genericamente evocato, e la coincidenza dei confini di questi ultimi con quelli degli ambiti territoriali sociali, della quale si evita accuratamente di parlare, oltre alla diffusione dei percorsi diagnostico terapeutici assistenziali in tutta la regione.
In merito alla questione della non autosufficienza, non si propongono correttivi alle criticità del sistema della residenzialità e semi residenzialità, che sono il sottofinanziamento, la disomogenea distribuzione territoriale, le rette eccessivamente alte a carico dell’utente.
“Anche sul versante delle reti ospedaliere il piano è lacunoso – sostengono Cgil, Cisl e Uil -, non affronta alcuna valutazione delle necessità di riequilibrio territoriale, di superamento delle duplicazioni e delle ridondanze esistenti”. Infine, la creazione ipotizzata di ospedali di base in zone particolarmente disagiate è incompatibile con le attuali carenze di personale e inadeguata alle reali esigenze dei cittadini.
“La manifestazione del 15 luglio ad Ancona – concludono i sindacati -, a cui hanno partecipato migliaia di persone, ha dimostrato che i marchigiani chiedono una sanità diversa e più rispondente ai problemi che quotidianamente incontrano. Noi continueranno nel nostro impegno per apportare correttivi al sistema con il confronto sui tavoli tematici previsti dal dipartimento Salute della Regione, congiuntamente ad Ars e alle aziende sanitarie regionali”.