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"Casa Jannacci è un intervento a favore degli ultimi, delle persone che non hanno un tetto sotto il quale dormire, delle persone in difficoltà e dei più poveri. importante è stato lo sforzo nel tempo per qualificare la presenza degli operatori comunali e non, a supporto delle tante persone che in quelle stanze si sono avvicendate nel corso degli anni, perché la piaga della povertà non risparmia la grande Milano. Abbiamo avuto grande attenzione circa il ruolo, l’investimento conseguente e le iniziative per includere, anche nella relazione territoriale, quel mondo invisibile alle cronache. Questo è stato possibile anche grazie all’impegno diretto del Comune e dei suoi dipendenti che operano all’interno della struttura". È quanto sostiene in un comunicato, la Cgil di Milano.
"Ora il Comune sceglie di arretrare, uscire dall’intervento diretto e ricavarsi il ruolo di regista. Lascia perplessi questa idea, abbondantemente praticata nell’area delle politiche sociali, che da ‘fuori’ si qualifica l’intervento a favore dei più deboli, della parte più vulnerabile della nostra società. Per queste ragioni, pensiamo che sia sbagliato segnare nuovamente l’idea che la pratica dell’appalto nel campo delle politiche sociali aiuti di più e meglio i soggetti più svantaggiati", continua il sindacato.
"Spesso, è proprio in questo segmento di lavoro, quello fatto da tanti generosi e qualificati operatori sociali, che si nasconde la riduzione dei diritti dei lavoratori che paradossalmente sono deputati ad aiutare le persone in difficoltà. Proprio nel campo delle politiche sociali sarebbe giusto invertire la tendenza all’arretramento della presenza del Comune a favore degli ultimi. Dei buoni registi hanno bisogni anche di buoni attori", conclude il sindacato milanese.