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Le esigenze di ciascuno cambiano in modo continuo nel corso della vita; cambiano sulla base del livello di istruzione, delle competenze acquisite, del tipo di attività che si svolge o che si è svolto, ma cambiano anche sulla base dei luoghi della propria residenza, della famiglia di appartenenza. Ed ovviamente del reddito. E se nella fase iniziale della vita una parte importante delle esigenze è orientata verso la formazione delle competenze (messe poi a frutto nel corso dell’attività lavorativa), nel corso della terza età i bisogni tendono - sempre più col passare del tempo - a concentrarsi su questioni più legate alla cura e all’assistenza.
Una scelta per la collettività
Conoscere le esigenze degli anziani e comprendere come soddisfarle è necessario non solo per garantire loro e alle loro famiglie adeguate condizioni di vita, ma anche per non gravare eccessivamente sull’intera collettività visto che il peso che nei prossimi anni avranno soprattutto i grandi anziani richiederà che una quota crescente delle entrate pubbliche venga loro destinata. Comprendere i bisogni della terza età, cercando di proiettarli in un futuro caratterizzato da un invecchiamento crescente, ma anche da un’intensa evoluzione tecnologica, è quindi assolutamente strategico. Nella terza età, rispetto alle altre fasi della vita, più che la tipologia di bisogni da soddisfare, cambia il modo con cui vengono affrontati e vissuti e cambia l’incidenza delle diverse componenti.
Gli studi e le rilevazioni che sono state fatte ne evidenziano alcune caratteristiche. Innanzitutto, sembrerebbe esserci una soglia di età - posizionata attorno ai 75 anni - oltre la quale nel nostro paese le condizioni di vita peggiorano non solo - come è naturale - rispetto alle età precedenti, ma anche rispetto ai coetanei degli altri Paesi. Si tratta di un peggioramento in parte causato proprio dalle abitudini dei nostri anziani la cui vita, a differenza di quanto accade in altri paesi, si svolge quasi esclusivamente all’interno della propria casa. Gli scarsi contatti sociali, i bassi stimoli sia sul piano fisico che intellettuale, finiscono con l’incidere anche sulle loro condizioni di salute: è infatti ampiamente dimostrato che ci si ammala di meno se si svolge una vita più attiva.
L'importanza del territorio
Una seconda dimensione che qualifica i bisogni degli anziani è quella territoriale, essa riflette in linea generale le grandi disparità esistenti nel paese -quelle tra nord e sud- ma che riguarda anche altre tipologie: aree urbane ed aree interne, aree industriali ed aree agricole; ed anche all’interno delle città quelle tra quartieri centrali e quartieri periferici. In molti casi non è tanto il reddito a fare la differenza (ma la scelta della residenza è condizionata anche dal reddito), quanto la possibilità ad accedere ad alcuni servizi necessari a garantire una buona qualità della vita. È evidente che quando si vive in aree isolate e poco servite, anche a parità di reddito percepito, le condizioni di vita possono peggiorare anche sensibilmente. Infine, dovendo guardare all’evoluzione futura dei bisogni non si può trascurare il rapporto con la tecnologia e più in generale col cambiamento delle conoscenze. La capacità dell’anziano di adattarsi al mondo che cambia è in genere più limitata per cui, in una fase in cui si vive un’accelerazione notevole dei processi innovativi, queste difficoltà rischiano di accentuarsi.
La transizione digitale comporterà un cambiamento consistente nel modo in cui vengono (o verranno) erogati alcuni servizi essenziali. E siccome il divario digitale che caratterizza il nostro paese coinvolge in modo particolare le persone più anziane è necessario non solo affinarne le competenze, ma anche offrire servizi in modo che siano facilmente accessibili anche alle persone dotate di minori competenze. Del resto, la tecnologia, se ben impiegata, oltre a migliorare la qualità del servizio erogato, consente anche un uso più efficiente delle risorse (e talvolta anche l’impiego di lavoro più qualificato); vantaggio quest’ultimo tutt’altro che banale, visto che, date le previsioni demografiche, l’impegno per far fronte ai bisogni degli anziani dovrà intensificarsi e dovrà continuare ad essere, in parte rilevante, sostenuto dal bilancio pubblico.
Scelte tecnologiche avanzate
La ricerca di soluzioni tecnologiche che vadano nella direzione di far fronte in modo qualitativamente migliore alle esigenze degli anziani, senza gravare eccessivamente sui conti pubblici è quindi di assoluto interesse. Contrattare le condizioni delle persone anziane non è più quindi soltanto affrontarne il seppur fondamentale tema dell’adeguamento delle pensioni alle necessità reali ma cogliendo le opportunità che la fase storica ci consegna, a partire anche dall’utilizzo delle risorse del Pnrr, individuare soluzioni tecnologiche atte ad aumentare la capacità di accesso alla sanità di eccellenza del nostro paese anche se residenti lontano dai centri ospedalieri e ad incrementare l’autonomia anche del grande anziano (quello più in là negli anni, dunque). Lo Spi Cgil come sindacato che da sempre rappresenta le persone anziane del nostro paese e ne contratta le condizioni con l’obiettivo di migliorarne la qualità complessiva di vita si è messo in gioco su questo tema con il progetto Sociotechlab. Nella convinzione che il benessere della persona anziana sia strettamente legato al mantenimento dell’autonomia il più a lungo possibile, e che la possibilità di accedere alla sanità di eccellenza debba essere alla portata di tutti, sfrutteremo le potenzialità che la tecnologia ci offre, e che potrà offrire nel futuro, in risposta ai bisogni della persona anziana.
Ricerca, investimenti, una spinta alla ripresa di una economia ormai stagnante da troppo tempo, la creazione di nuove professionalità. Come in queste pagine abbiamo più volte detto, la stipula di un vero e proprio patto intergenerazionale nel quale i nipoti studiano, ricercano e lavorano per i bisogni dei nonni. Gli uni ricevendo una formazione innovativa, multidisciplinare, a maggior matrice tecnologica e successivamente avendo a disposizione nuovi spazi professionali ancora tutti da inventare, gli altri sempre più autonomi, in grado di utilizzare una tecnologia finalmente amica perché costruita sui loro reali bisogni ed attraverso essa, mantenendo il più a lungo possibile la propria autonomia, ricevere la miglior assistenza sanitaria, ancora oggi difficile da ottenere se residenti in aree remote del nostro paese, e come tali lontane dai poli di eccellenza sanitaria, o anche impossibilitati dalle malattie croniche a recarvisi.
Fare il punto sui risultati del progetto
Durante l’autunno, a questo fine, costruiremo con i componenti del Comitato tecnico scientifico del laboratorio Sociotechlab una indagine che possa restituirci informazioni fondamentali e finora mai davvero raccolte. Che familiarità ha l’anziano con la tecnologia, quali necessità di assistenza prevalgono, come i manufatti tecnologici possono intercettarle e quali potrebbero essere. Ma anche come sia possibile riorganizzare le modalità di erogazione dei servizi socio sanitari rendendoli più efficaci perché più prossimi. Un’indagine che verrà svolta in alcune aree più remote del nostro paese (le aree interne) di almeno tre regioni italiane. Un risultato importante sia per conoscere al meglio le condizioni delle persone che rappresentiamo che per fornire quei dati che potranno permettere di individuare le tecnologie da sperimentare sul campo, tra le persone, nel prossimo anno di lavoro del laboratorio dello Spi.
Stefano Casini Benvenuti è il Coordinatore Comitato Tecnico Scientifico, Susanna Felicetti è la Coordinatrice Politica dello Spi Cgil