È allarme affitti per lavoratori e studenti fuori sede, che a causa della chiusura delle attività commerciali, artigianali e industriali e della sospensione delle attività didattiche delle università, vorrebbero correre ai ripari e si rivolgono alle sedi del Sunia, il sindacato degli inquilini. Tra le principali esigenze, chiudere il contratto e lasciare l’alloggio, sospendere l’affitto sino alla ripresa delle attività lavorative e di studio, oppure rinegoziare col padrone di casa le condizioni economiche e il canone. Le normative finoraadottate non hanno previsto alcuna specifica disciplina. E anche in presenza di ragioni che consentirebbero al conduttore una risoluzione del contratto per impossibilità sopravvenuta e per gravi motivi, una mossa del genere oggi esporrebbe al rischio di un contenzioso da evitare.
“Il primo consiglio è avviare un contatto con l’altra parte per negoziare e verificare insieme le condizioni per una risoluzione anticipata del contratto, oppure per un mantenimento del contratto con una sospensione a termine del canone o di parte di questo” spiega una nota il Sunia. Se ci sono particolari difficoltà di reddito e per assicurare maggiori certezze ai proprietari la rinegoziazione può anche riguardare l’adozione di un affitto ridotto oppure il passaggio dal contratto libero a quello concordato, transitorio o per studenti, che potrebbe assicurare prospettive di maggiori certezze anche nella futura situazione di crisi economica.
“In ogni caso, è fondamentali che Stato, Regioni e Comuni mettano in campo misure specifiche e mirate – conclude il Sunia -, per agevolazioni e detrazioni fiscali e un adeguamento normativo dell’attuale disciplina degli affitti, per incentivare accordi e rinegoziazioni”.