La giunta comunale di Como ha votato per la chiusura dell’asilo nido Magnolia, apprendo la strada alle strutture private. In concomitanza con la riunione all’interno del palazzo comunale, sindacati, personale scolastico e genitori hanno dato luogo a un presidio per esprimere la ferma contrarietà alla delibera con cui l’attuale amministrazione attuale chiuderà e privatizzerà i nidi comunali. Si prospettano così pesanti difficoltà per i genitori e per i lavoratori dei nidi interessati dalle chiusure, ora e in futuro.
Nel podcast Francesca, del Comitato genitori del nido Magnolia, due figli, Riccardo e Daria, racconta i disagi famigliari provocati dalla situazione di incertezza che si è venuta a creare già a partire dalla prima delibera della Giunta un anno fa.
“Abbiamo l’obbiettivo chiaro di dire no allo smantellamento del servizio pubblico a favore di logiche di profitto, senza garanzia di continuità – dicono unitariamente Cgil, Fp Cgil, Uil, Uil Fpl comaschi con il Comitato Como a misura di famiglia -. Purtroppo anche città come la vicina Milano, si stanno verificando in questi giorni concreti rischi di una completa e totale esternalizzazione del servizio pubblico, senza garanzia di continuità. Bisogna favorire e immaginare un servizio scevro da mere logiche ragionieristiche e orientato alla valorizzazione del patrimonio umano e professionale e delle strutture”.
Stefania Macrì, della Funzione pubblica Cgil di Como, ci spiega che a Como “l'amministrazione del sindaco Rapinese già a marzo del 2024, una delibera di giunta, aveva predisposto per l'anno scolastico ‘24-‘25 la chiusura di due nidi comunali e, contemporaneamente, l'ingresso all'interno dei nidi comunali pubblici di personale del terzo settore, quindi sostanzialmente di cooperative sociali. Questa notizia chiaramente ha sconvolto le lavoratrici e le famiglie, le quali intraprendono quindi un percorso vertenziale, le prime con uno sciopero, le seconde facendo ricorso al Tar e poi anche al Consiglio di Stato che blocca effettivamente la delibera”.
Per l’anno in questione di fatto rimane tutto immutato, ma questa volta, di preciso ieri sera 10 marzo 2025, ci hanno riprovato “con una nuova delibera questa volta su indicazione del Tar che ha evidenziato un difetto di competenza e quindi di fatto corrono per la loro strada e intendono chiudere due asili nido. Chiudere un asilo nido è un atto gravissimo di una violenza inaudita e che contraddice le misure per favorire le nascite, perché, se non si forniscono i servizi, non si può combattere la decrescita demografica. Se si chiude un nido – conclude Macrì - si chiude innanzitutto un presidio sociale della comunità tutta: a perderci non sono solo i bambini, i piccoli utenti, ma tutta la comunità educante”.