“Il mondo è un bel libro, ma solo se lo si sa leggere” diceva don Milani; oggi saper leggere significa sapere usare le nuove tecnologie. È quindi necessaria una nuova formazione se non si vogliono ulteriormente accentuare le disuguaglianze; una formazione però che non riguardi solo l’utente finale, ma anche il produttore, per metterlo in condizione di adattare le tecnologie alle reali capacità di un loro utilizzo; una formazione, inoltre, che punti anche alla costruzione di figure intermedie, di facilitatori, in questo rapporto tra tecnologia e utenza. Sarebbe un errore ipotizzare che il divario digitale possa essere completamente azzerato ponendolo interamente a carico dell’utente finale.
Nel futuro prossimo venturo anche alcune prestazioni socio-sanitarie -dalla cura, alla prevenzione, al monitoraggio continuo dello stato di salute- potrebbero essere usufruibili da remoto, consentendo un significativo miglioramento delle condizioni di vita, in particolare di quelle degli anziani, che più degli altri sono bisognosi di cura ed assistenza. Si potrà avere accesso a molti servizi da casa -in un ambiente quindi amichevole- ma per far questo occorre anche essere in grado di usare le nuove tecnologie: se il “divario digitale” (il cosiddetto “digital divide”) è eccessivo il rischio è quello di essere ancora più isolati e privati di ciò che ora, magari con qualche difficoltà, riusciamo comunque ad ottenere.
Per questo motivo è necessario, intanto, conoscere quale sia il reale divario digitale degli anziani; se il problema è di natura infrastrutturale o culturale; se specie in questi mesi di distanziamento sociale qualcosa è accaduto; se si è avviata una maggiore familiarità con le connessioni a distanza e infine se, soprattutto in ambito sanitario, gli anziani siano disposti a sperimentare vie nuove per affrontare antichi bisogni.
Il progetto Sociotechlab avviato dallo Spi nazionale prevede, in questa prima fase, la realizzazione di un’indagine attraverso un questionario che verrà diffuso presso le leghe dello SpiI nel tentativo di conoscere qual è il divario digitale degli anziani concentrandosi innanzitutto sulle aree interne, quelle cioè in cui la distanza da alcuni servizi fondamentali è causa oggi di maggiori disagi; disagi che, appunto, potrebbero essere in parte risolti proprio tramite un maggior ricorso alla digitalizzazione.
L’indagine permetterà al sindacato dei pensionati e delle pensionate della Cgil di capire meglio dove indirizzare gli sforzi per tutelare i diritti delle persone anziane e favorire il loro benessere, per fare in modo che la tecnologia non faccia più paura, ma sia l’ausilio che permetterà di migliorare la qualità della vita ed avere a disposizione l’assistenza di cui il nostro Sistema Sanitario Nazionale dispone nei suoi centri di eccellenza.
Per chi fosse interessato alle puntate precedenti, è possibile consultare la pagina speciale dedicata al Progetto Sociotechlab su Collettiva.it