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È partita da Nonna Roma e da una trentina di associazioni della capitale, e si è estesa a tutto il Paese. È una mobilitazione che parte dal basso, voluta da chi si occupa di povertà e delle sue tante facce, c’è chi affronta l’emergenza abitativa e chi contrasta la violenza di genere. C’è l’Arci e la Cgil di Roma e del Lazio, Actionaid e A Buon Diritto di Luigi Manconi, l'Associazione 21 luglio che si occupa di rom, centri sociali e una parrocchia. L’obiettivo è quello di difendere e migliorare il reddito di cittadinanza, non certo di abolirlo come sta per fare il Governo.
Le ragioni della mobilitazione
“Ci vuole un reddito perché spesso anche lavorando si è poveri” ci dice Alberto Campailla di Nonna Roma, “e la povertà ha davvero tante cause e tante facce. Lo sappiamo bene noi che con la fragilità e l’esclusione ci confrontiamo ogni giorno”, aggiunge.
Le donne vittime di violenza domestica non riescono ad andarsene dalla casa che le vede vittime, perché sono senza lavoro o con uno stipendio troppo basso per sopravvivere da sole, o insieme ai propri figli. Ed ecco allora il perché della presenza di Lucha y Siesta e della Casa Internazionale delle donne. I migranti e i rom sfruttati e sostanzialmente esclusi dal Rdc. I lavoratori e le lavoratrici povere perché il loro salario non consente di arrivare dignitosamente alla fine del mese. Quanti non riescono ad affrontare il costo dell’affitto e non riescono ad accedere alle case popolari.
Il Reddito serve ed è servito
Negli anni, il Rdc sicuramente è stato uno strumento che, nei mesi più duri della pandemia, ha salvato un milione di persone e continua a essere uno strumento di sopravvivenza per milioni di uomini e donne. Volontari e operatori sociali lo sanno bene, aggiunge Campailla: “In questi anni il Reddito di Cittadinanza, nonostante limiti e l’impianto discriminatorio e familistico, ha svolto un ruolo decisivo evitando circa un milione di poveri in più, come ci riportano i dati, permettendo a una rilevante fascia della popolazione di superare la soglia di povertà e arrivare alla fine del mese. Inoltre, ha avuto un impatto importante all’interno dei settori più fragili del mercato del lavoro contrastando il fenomeno dei cosiddetti “working poor”. Ve bene così? Certo che no, da anni queste organizzazioni si battono per migliorarlo e renderlo più efficace e inclusivo, certo non per abolirlo.
Da Roma all’Italia
Lo dicevamo, l’idea di costruire una rete di soggetti sociali impegnati nel contrastare fenomeni di marginalità e che combattono quotidianamente contro la povertà è partita dalla capitale. Marzo è stato un mese di confronto e di allargamento della rete, il 25 si sono dati appuntamento per una grande assemblea on line per definire insieme che fare. “Stiamo lavorando per provare a costruire una campagna di contrasto a quello che è l'obiettivo del governo – prosegue l’esponente di Nonna Roma - fare cassa sulle persone povere e restringere lo spazio del welfare”. La decisione è presa: una settimana di mobilitazione nazionale dal 1 al 6 maggio.
Un calendario fitto
In ogni territorio iniziative per farsi sentire e per affermare che “è giunto il momento di rispondere alla guerra a tutte e tutti coloro che faticano ad arrivare alla fine del mese o a chi un lavoro neanche lo ha. È giunto il momento di rispondere e di reagire alla solitudine e all’incertezza delle nostre vite: alla misura debole, scarsamente finanziata e rivolta a una platea ristretta, proposta dal ministero del Lavoro, noi opponiamo un reddito di cittadinanza inclusivo e universale”. E poi l’appuntamento sarà a Roma per una manifestazione nazionale il 27, sempre di maggio, “perché l’unico reddito che vogliamo è universale”.
L’importanza del sindacato
Il governo ha annunciato proprio per il 1 maggio un decreto sul lavoro che dovrebbe contenere anche gli strumenti che dovrebbero sostituire il Rdc. “Per questo maggio è decisivo, il Parlamento ha 60 giorni di tempo per convertire il decreto e quelli saranno i giorni che avremo per impedire lo scippo del reddito di cittadinanza”. Campailla, infine, sottolinea come le iniziative della rete si coniughino bene con la mobilitazione sindacale e gli appuntamenti in piazza del 6, 13 e 20 e ricorda che “nella piattaforma unitaria uno dei punti della mobilitazione è proprio il reddito di cittadinanza. Importante, conclude, che si torni a considerare la partecipazione e la mobilitazione dal basso e di massa come uno strumento per contare e per cambiare”.