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Muretti di contenimento per sostenere il reddito delle famiglie, per evitare che scivolino nella povertà. Misure che non possono durare soltanto due mesi, ma che devono proseguire per almeno un anno. Perché anche quando usciremo da questa emergenza, anche quando potremo tornare a una relativa normalità, le persone più fragili, i cittadini più ai margini, i lavoratori diventati disoccupati rischiano di non avere protezioni, aiuti, strumenti. Per questo, in previsione degli scenari che già adesso si stanno delineando, l’Alleanza contro la povertà, che raggruppa 36 realtà tra associazioni, Comuni, Regioni enti del terzo settore e sindacati, ha presentato una serie di proposte per fare fronte non domani ma già oggi all’emergenza nell’emergenza.
“È urgente modificare i criteri di accesso al Reddito di cittadinanza, in modo che si possa includere, per questo periodo, una platea più ampia di persone - spiega il portavoce dell’Alleanza, Roberto Rossini, presidente nazionale delle Acli -. Le misure di contenimento dell’espansione del virus determineranno una fase di recessione con una perdita di reddito più o meno marcata per ampi strati della popolazione. Gli strumenti a disposizione, oggi per come sono impostati, rischiano di non riuscire a far fronte in maniera sufficiente ai nuovi bisogni”.
Se si parte dai numeri si capisce perché. Oggi in Italia ci sono 5 milioni di poveri, l’8 percento della popolazione. In due mesi di “quarantena” questo numero potrebbe aumentare di almeno 260mila unità. Il dato lo ha ricavato una ricerca del Sole 24 Ore, che ha ipotizzato un calo di reddito per i lavoratori indipendenti dell’80 percento e una riduzione del 20 percento per quelli da lavoro dipendente. Non solo. Il numero di famiglie povere potrebbe aumentare notevolmente se la quarantena dovesse durare più di due mesi, perché molte che attualmente si trovano al limite della soglia di povertà non hanno risparmi sufficienti. Altro dato importante: la percentuale di nuovi poveri sarà concentrata maggiormente al Centro e al Sud del Paese.
“Con l’emergenza Codiv-19 il tema della povertà sta diventando esplosivo - dichiara Rossana Dettori, segretaria confederale della Cgil -. Con le misure esistenti avevamo ancora il problema di raggiungere tutti i poveri, tra cui gli stranieri che non arrivavamo a percepire il reddito di cittadinanza, oltre alle famiglie numerose, discriminate dai meccanismi in essere. Adesso dobbiamo pensare che la platea si deve allargare. Dobbiamo ragionare in termini più ampi di gestione del Reddito, ma soprattutto abbiamo bisogno di raggiungere gli esclusi veri”.
L’Alleanza indica tre scenari, fra i quali è possibile oggi scegliere le azioni da compiere, partendo da quanto è accaduto nel primo anno di reddito e pensione di cittadinanza. Con oltre un milione di famiglie raggiunte, più di 2,5 milioni di individui, e un importo medio di poco inferiore ai 500 euro a famiglia (dati Inps), lo strumento ha rappresentato un importante sostegno per chi era in difficoltà economica: ha permesso in alcuni casi di uscire dalla condizione di povertà, in altri di ridurne l’intensità. Gli effetti dell’inclusione socio-lavorativa dei beneficiari sono stati molto più incerti, fa notare l’Alleanza, anche perché prevedono tempi lunghi di attuazione. Per il sostegno al reddito le strade che si aprono di fronte all’emergenza sono di due tipi: prevedere misure aggiuntive (sono di questo tipo per esempio le 600 euro devoluto alle partite Iva, o i buoni spesa comunali) mettendo eventualmente in campo ulteriori strumenti selettivi; modificare le misure esistenti, prima tra tutte il reddito di cittadinanza, per renderle adeguate al nuovo contesto, strada che secondo le organizzazioni sarebbe da preferire.
“Abbiamo ipotizzato tre scenari possibili - riprende Rossini -. Un semplice potenziamento del fondo destinato al Reddito, mantenendo inalterati i requisiti di accesso, un’ipotesi che però è poco adatta alla situazione che stiamo vivendo. In alternativa, un potenziamento del fondo, accompagnato però da un periodo di sospensione della condizionalità e da un’agevolazione dei meccanismi e delle pratiche di accesso anche attraverso l’allentamento di alcuni requisiti. Infine, il passaggio a una misura universale e incondizionata come il reddito di base (cosiddetto basic income), soluzione drastica che richiederebbe profondi interventi sul sistema fiscale e su quello di protezione sociale”. La proposta dell’Alleanza è quella intermedia, che elimina i due vincoli restrittivi e cioè i 10 anni di residenza richiesta ai cittadini e una scala di equivalenza che sfavorisce relativamente i nuclei familiari più numerosi, in particolare quelli con minori.
“In sostanza dovrebbe essere da subito resa operativa la modifica per consentire un maggiore accesso e un importo del beneficio più elevato per le famiglie con bambini e quelle numerose - spiega Dettori -, oltre che con persone con disabilità. Tecnicamente, dunque, serve una modifica della scala di equivalenza e un innalzamento o eliminazione del tetto previsto”. Facendo due conti, a seconda delle diverse ipotesi, più o meno generose, il maggior costo per le finanze pubbliche rispetto all’attuale oscillerebbe fra più 14 e più 47 percento, quindi con un finanziamento ulteriore rispetto a quello attuale di 4 miliardi di euro. Questo impegno avrebbe grandi effetti redistributivi, facendo calare l’incidenza della povertà, a seconda delle misure, di 2,2 - 2,8 punti percentuali. Altre richieste dell’Alleanza: allargamento delle maglie per avere diritto al Reddito per gli stranieri, passando da dieci a due anni di residenza nel nostro Paese; allentare i vincoli patrimoniali in questo periodo di emergenza, per cui una piccola proprietà dovrebbe essere esclusa dal computo.
“Infine, sono necessarie modifiche all’Isee - conclude la segretaria Cgil Rossana Dettori -. Una facilitazione nell’ottenimento dell’Isee corrente, la predisposizione di procedure velocizzate per chi intendesse mettersi in chiaro emergendo dal lavoro nero e presentare domanda per la prima volta. Con misure diluite nel tempo, per evitare poi il ritorno nel sommerso. La concessione del reddito di cittadinanza in questa fase di crisi potrebbe riportare in chiaro migliaia di lavoratori”.