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La vicenda ha per teatro la Bellentani di Vignola, uno degli otto siti produttivi del Gruppo Citterio, e ha dell’incredibile. A raccontarla è Anna Paragliola, coordinatrice Cgil del distretto di Vignola: "È successo che a 19 operatori addetti alle pulizie, per la maggior parte donne, viene chiesto di ridursi lo stipendio di circa il 40% pur di mantenere il posto di lavoro".
La “G. Bellentani 1821”, che effettua lavorazione e confezionamento di salumi è una storica azienda di Vignola che ad oggi occupa complessivamente, tra dipendenti diretti e in appalto, circa 250 lavoratori. I problemi degli appalti delle lavorazioni si stanno trascinando da anni e hanno portato i lavoratori a mobilitarsi per salvaguardare i loro diritti con affianco le organizzazioni sindacali. "E allora cominciamo a farci una serie di domande - continua Paragliola - Siamo davanti ad un’azienda in crisi? Sembra proprio di no; stiamo parlando di un'azienda storica del distretto vignolese delle carni, parte del Gruppo Citterio, gruppo nazionale, che ultimamente ha investito milioni di euro in tecnologia per automizzare le linee di produzione e mignorare la propria performance".
"Siamo davanti ad un’Azienda che non ha relazioni industriali? - continua la rappresentante sindacale - Pare proprio di no: stiamo parlando di un’azienda con relazioni industriali strutturate che viene da un percorso di dura vertenza sindacale condotta dalla Flai Cgil e dalla Filt Cgil per la corretta applicazione contrattuale, vertenza conclusasi circa due anni fa con un importante accordo quadro che aveva normalizzato la situazione, pur tra mille difficoltà".
E allora cosa sta succedendo? Si chiede ancora Paragliola. "Siamo ancora una volta davanti ad un’azienda che ha deciso di contrarre i costi di produzione a partire dal costo del lavoro, riducendo il salario e i diritti dei lavoratori, bypassando le organizzazioni sindacali, procedendo in modo unilaterale e intimorendo le lavoratrici e i lavoratori con l'ormai classico ricatto, diventato quasi familiare dopo le migliaia di vertenze che vengono raccontate tutti i giorni: se vuoi mantenere il tuo posto di lavoro devi accettare, in forma scritta, l’abbassamento del tuo salario e la contrazione dei tuoi diritti".
“A nulla sono valsi i tentativi fatti per condurre una trattativa tesa a salvaguardare i diritti dei lavoratori senza ledere la libertà d’impresa e noi crediamo che questo non sia un caso - insiste la coordinatrice Cgil - Siamo certi che questo sia solo il primo passo fatto per mettere in discussione l’intero sistema produttivo, con l’obiettivo di cancellare l’accordo quadro firmato due anni fa sulla corretta applicazione contrattuale”.
Va sottolineato che quell’accordo aveva ripristinano nel sito produttivo una situazione di legalità, di fatto facendo uscire dagli appalti in essere le cooperative spurie allora presenti. "Avevamo valorizzato quel modello - continua Paragliola - perché attraverso la corretta applicazione del Ccnl Industria Alimentari, con percorso graduale, seppur in presenza di appalti, non venivano lesi i diritti dei lavoratori e si combatteva l’elusione e l’evasione fiscale di cui le cooperative spurie si erano rese protagoniste, facendo mancare risorse importanti al sistema di protezione sociale del distretto".
Da martedì 6 luglio le lavoratrici e i lavoratori protagonisti di questa vertenza sono in sciopero e oggi al loro fianco ci saranno anche i colleghi degli altri appalti presenti e i dipendenti diretti, perché è evidente che quanto sta accadendo tocca anche la loro condizione. "Se guardiamo quanto sta avvenendo oggi a Vignola, e recuperiamo alla memoria vertenze e accordi chiusi anche nell’ultimo periodo - conclude Paragliola - l’unica soluzione che pensiamo sia necessaria e possibile è quella di riaprire il tavolo di confronto e trovare soluzioni condivise partendo dall’assunzione diretta dei lavoratori e dalla corretta applicazione contrattuale, perché è del tutto evidente che questo sistema di appalti rende i lavoratori sempre più precari e ricattabili. Ci aspettiamo che anche le istituzioni del territorio prendano le distanze da un modello produttivo che basa i suoi profitti principalmente sul dumping contrattuale, un modello che non riconosce le parti sociali e che scarica sulle spalle delle lavoratrici e dei lavoratori il costo di queste scelte".