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Il governo nella legge di bilancio 2023 estende l’utilizzo dei voucher anche per le discoteche, sale da ballo night club e strutture simili. La reintroduzione dei voucher è “un’offesa al mondo del lavoro” e l'estensione ai lavoratori del settore dell’intrattenimento, che con fatica prova a ripartire, rende la misura particolarmente odiosa. Questa la posizione di Slc Cgil, Fistel Cisl e Uilcom Uil, espressa in una nota congiunta.
Considerando le retribuzioni medie del settore, spiegano i sindacati, una soglia annua di 10.000 euro non servirebbe a retribuire un lavoro occasionale, ma a eludere un vero e proprio lavoro continuativo. Inoltre i versamenti contributivi ricadrebbero nella gestione separata dell'Inps anziché incrementare la posizione nel fondo per i lavoratori dello spettacolo (ex Enpals), rendendo sempre più difficile l’accesso a una pensione dignitosa.
"La motivazione che questo strumento contrasterebbe il lavoro nero è già stata smentita dai fatti - proseguono le sigle -. I dati dell’Inps sulle ispezioni sui posti di lavoro in Italia tra il 2014 e il 2017, dimostrano che i voucher utilizzati da migliaia di imprese in modo distorto hanno finito per facilitare il lavoro sommerso. L’escamotage consisteva nell’acquistare il tagliando preventivamente e utilizzarlo solo in caso di ispezione. Oppure acquistare un numero di voucher inferiore alla effettiva attività lavorata. Le aziende che utilizzavano i voucher in maniera scorretta, una volta aboliti, hanno aumentato del 50 per cento le assunzioni dei lavoratori a termine".
Una storia all’italiana, dunque: "Nati per fronteggiare il lavoro nero, son serviti solo a celarlo e a trasformarlo in lavoro “grigio”, una sottile legalizzazione in termini di accettazione sempre più bassi. Dietro i voucher può celarsi la forma estrema del precariato. Una piaga che danneggia e rende ancora più incerti gli occupati e che crea un danno considerevole alle imprese oneste che usano le forme di lavoro previste dai contratti flessibili alterando al ribasso le ragioni della concorrenza, con maggiore enfasi nel mondo dello spettacolo dove la discontinuità la fa da padrona".
Il sindacato conduce da tempo una denuncia giusta e doverosa. "Tocca ora alla politica, al Parlamento, prendere l'iniziativa per presidiare la legalità e il diritto al giusto lavoro, se non lo faremo, con la caduta delle nuove assunzioni cui assistiamo in questi mesi per la fine degli incentivi e con la probabile esplosione dei voucher, anche chi ha sperato in una ripresa dovrà ricredersi. Se non interverremo l'unica cosa che rischia di lievitare e crescere sarà la precarietà e la solitudine di migliaia di lavoratori dello spettacolo, già provati da anni di pandemia e dalla inesorabile contrazione delle opportunità lavorative".
Il governo dopo aver stanziato una cifra insufficiente per l’indennità di discontinuità (60 milioni sottratti ad app18), concludono, "ora mette a rischio anche il suo funzionamento, minandone il finanziamento attraverso la mancata contribuzione al fondo dei lavoratori dello spettacolo".