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Molte sono le forme di violenza degli uomini contro le donne, ma dietro c’è sempre una stessa idea malsana di potere e di possesso. Tra tutte, però, c’è una forma di violenza che è più subdola e atroce delle altre perché si fonda su un’oggettiva disparità di potere: la molestia nei luoghi di lavoro.
Gli uomini che la esercitano sono quasi sempre collocati in una posizione gerarchicamente superiore e, quando non lo sono, per il solo fatto di esser maschi ritengono di essere al di sopra della propria collega. Quando però lo sono effettivamente, la violenza è doppia, perché, appunto, la vittima è in una condizione di subalternità.
Se la violenza è ovviamente sempre violenza, la Cgil, quest’anno ha deciso di dedicare la Giornata internazionale per il contrasto alla violenza degli uomini contro le donne alle molestie nei luoghi di lavoro. L’obiettivo è quello di accendere i riflettori su un fenomeno spesso nascosto e che non raramente causa anche malattie professionale e dunque, anche per questo, è di interesse sindacale.
25 novembre, la Cgil accende un faro
Nel vademecum che la Confederazione di corso d’Italia ha realizzato per rafforzare il ruolo dei rappresentanti dei lavoratori e delle lavoratrici per la sicurezza (insieme alla guida scaricabile gratuitamente dal titolo Che genere di salute e sicurezza sul lavoro. I rischi per la salute delle donne, Futura Editrice), capitoli interi sono dedicati proprio alle molestie sul lavoro. Ogni femminicidio è certamente uno di troppo, ma non bisogna per questo non occuparsi delle altre forme di violenza di cui le donne sono vittime quotidianamente.
Che cosa sono le molestie
A mettere nero su bianco è l’Organizzazione internazionale del lavoro che nel 2019 ha approvato la Risoluzione 109 (ratificata dall’Italia nel 2021) che definisce “violenza e molestie di genere” “la violenza e le molestie nei confronti di persone in ragione del loro sesso o genere, o che colpiscano in modo sproporzionato persone di un sesso o genere specifico, ivi comprese le molestie sessuali”. Giorgia Fattinanzi, del dipartimento Politiche di genere della Cgil, e Sebastiano Calleri, responsabile Salute e sicurezza della Confederazione, spiegano che in relazione al lavoro esistono due tipi di molestie, quelle interne (che avvengono tra colleghe e colleghi anche se di diverso ruolo), e quelle esterne, in cui cioè una lavoratrice subisce da un utente del servizio che ricopre.
Un po’ di numeri
L’Istat stima che nel periodo 2022-2023 il 13,5% di donne tra i 15 e i 70 anni abbia subito molestie sul lavoro a sfondo sessuale (soprattutto le più giovani di 15-24 anni, 21,2%). Di cosa si tratta? Di sguardi offensivi, offese, proposte indecenti, fino ad atti più gravi come la molestia fisica. E verosimilmente questi atti si possono accompagnare a forme ricattatorie. Non solo: a fronte di queste stime ci domandiamo quante di queste violenze rimangano taciute, perché quello delle violenze nei luoghi di lavoro è un fenomeno nascosto. Le stesse donne fanno fatica a parlarne e a farlo emergere anche proprio in ragione della disparità di condizione e di potere. Secondo il Rapporto Inail 2024 il 98% dei molestatori sono uomini e il 75% delle vittime sono donne.
Le conseguenze delle molestie
I disturbi psichici denunciati all’Inail come conseguenze delle condizioni di lavoro tra le donne sono doppi rispetto a quelli registrati tra gli uomini: 1,3 contro 0,5%. La domanda che ci poniamo è: quanti di questi disturbi psichici non si trasformano in denuncia di malattia professionale? Quante sono le molestie e le violenze che le lavoratrici non percepiscono nemmeno come causa del proprio star mal male? E quante volte la paura di perdere il lavoro e il senso di colpa ancora troppo diffuso impediscono la denuncia?
Che fare?
Scrivono ancora Giorgia Fattinanzi e Sebastiano Calleri che la contrattazione di genere e la presenza di donne nelle delegazioni trattanti, tra le Rsu/Rsa, Rls, Rlst è indispensabile. Ovviamente occorre che i delegati e le delegate sindacali siano formati anche dal punto di vista della contrattazione di genere. Proprio per questo la Cgil ha predisposto una piattaforma ed è impegnata in corsi di formazione specifici.
Ghiglione: l’impegno della Cgil
“La Confederazione può fare moltissimo – afferma Lara Ghiglione, segretaria nazionale della Cgil – per prevenire e contrastare questa forma di violenza. Innanzitutto attraverso la formazione dei propri delegati e delle proprie delegate e degli Rls. Lo può fare mettendo in rete le buone pratiche della contrattazione che servono a rendere i luoghi di lavoro veramente liberi da ogni forma di violenza”.
Cambiare si può, si deve. Occorre partire dalla conoscenza di un fenomeno che almeno parzialmente è nascosto. L’augurio è che l’accensione di riflettori contribuisca a limitare i casi. L’augurio è che l’attività sindacale contribuisca a far sentire le lavoratrici meno sole e aiuti a limitare e prevenire le molestie.