Mentre in Puglia si celebrano i funerali di Antonio Ciccorelli, vigile del fuoco caduto in servizio a pochi giorni dalla pensione per salvare dei cittadini intrappolati dalle acque dell’alluvione, i colleghi dell’Emilia-Romagna sono impegnati a salvare i cittadini e le cittadine della provincia di Ravenna, Faenza e Bologna dalla terza, sì la terza, alluvione in 16 mesi.

Uomini e donne in divisa che non si risparmiano, sempre in prima linea ma quasi a mani nude. Mancano i dispositivi di protezione, e i mezzi sufficienti a intervenire in sicurezza. Ricordate quest’estate – parliamo di poche settimane fa – quando gli incendi infuocavano zone verdi della capitale? Non si riusciva a intervenire tempestivamente ovunque perché poche, troppo poche, le autopompe. Sono state acquistate? Non risulta.

Carenza di personale

Mauro Giulianella è capo squadra esperto dei vigili del fuoco e coordinatore nazionale Fp Cgil, ragiona con la mente contemporaneamente in Puglia ai funerali del collega, storico iscritto Cgil, e in Emilia-Romagna pensando ai colleghi e alle colleghe di nuovo in emergenza, di nuovo costretti a turni massacranti perché troppo pochi: “In tutta Italia siamo circa 37.000, 2.500 unità sono del ruolo tecnico amministrativo, quindi stiamo parlando di personale amministrativo, personale operativo siamo 34mila cinquecento. Dovremmo essere 40mila e nei soli due anni 22-23 c’è stata una riduzione di personale del 10 per cento”.

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Carenza di attrezzature

Oltre a esser troppo pochi, i vigili del fuoco mettono a rischio salute e vita anche perché poche e vecchie sono le attrezzature in dotazione. Dice ancora Giulianella: “Anche su questo fronte incontriamo forti criticità. I colleghi dei diversi territori ci comunicano di avere i mezzi obsoleti e di avere difficoltà nella sostituzione delle attrezzature. I dispositivi di protezione personale sono assolutamente ridotti, non abbiamo la possibilità di sostituire i guanti, non abbiamo la possibilità di sostituire i giacconi antifiamma, significa che ogniqualvolta un operatore, a fronte di un incendio o di una particolare situazione anche di carattere alluvionale, perché le acque possono essere inquinate, ha bisogno di cambiare i propri Dpi e non può farlo, si espone a un rischio che dovrebbe essere evitato”.

Oggi in Emilia-Romagna

Le notizie che arrivano dalle province alluvionate fanno tornare con la mente a pochi mesi fa, alle immagini dell’acqua che sommergeva campi, città e case, aggiunge il dirigente sindacale: “In Emilia-Romagna e nelle Marche la situazione è critica, molto simile a quella del 2023, per quanto riguarda l'Emilia-Romagna con circa 1000 sfollati nelle zone più colpite che sono Forlì, Cesena, Ravenna e parte della provincia di Bologna. Alcuni comandi dei Vigili del Fuoco hanno raddoppiato i turni di lavoro e diverse Regioni stanno integrando le sezioni operative e il dispositivo di soccorso. Gli interventi in queste situazioni devono affrontare frane, smottamenti, rottura degli argini dei fiumi e dei canali. Ancora tanti gli interventi richiesti dai cittadini rimasti in coda e in attesa. Quello che manca è l'intervento di previsione e prevenzione da parte degli organi competenti”.

Tanti i rischi senza copertura

Il paradosso è che quello dei pompieri è tra i lavori più rischiosi della pubblica amministrazione, eppure per loro non è prevista la copertura assicurativa dell’Inail. Perché? “La famiglia di Antonio Ciccorelli non avrà nessun riconoscimento da parte dell'Inail. Noi non rientriamo tra le categorie che ne beneficiano, avere quella copertura è una nostra battaglia storica. Certo è vero che l’Opera nazionale di assistenza dei vigili del fuoco ha attivato una assicurazione privata – che ci paghiamo noi –, ma che non ci dà le stesse coperture dell’Inail, soprattutto per quel che riguarda le malattie professionali. Eppure proprio per il lavoro che facciamo siamo esposti alla contaminazione di sostanze cancerogene. Abbiamo gli stessi diritti degli altri lavoratori a salute e sicurezza e chiediamo di essere tutelati”.

Infine il contratto

È scaduto da tre anni e non si riesce a rinnovarlo. Perché? Perché il Governo Meloni per ben due leggi di bilancio non ha stanziato le risorse necessarie: “Abbiamo tre anni di contratto scaduto, abbiamo un ordinamento professionale che fa acqua da tutte le parti, è inaffidabile. Le progressioni di carriera non possono essere applicate, non possono essere fatti concorsi e viene penalizzato il ruolo delle specialità, i piloti specialisti di aeromobile, gli elisoccorritori, i nautici e i sommozzatori che non riescono a fare le mobilità né tanto meno i passaggi di qualifica perché sono sotto organico e così viene negata, anche, la possibilità di crescita professionale”.

Il governo batta un colpo

Nelle stanze del ministero dell’Economia si lavora alla legge di bilancio, tabelle e politiche al momento non si conoscono, certo le aspettative sono tante a cominciare da quelle della Cgil di partecipare ad un confronto vero e non alla recita di quanto già deciso. Mauro Giulianella conclude: “Ci aspettiamo che il governo faccia un passo avanti e stanzi le risorse necessarie agli aumenti contrattuali in linea con l’inflazione e non quella miseria prevista, 5,78 a fronte del 17 per cento di inflazione. Ricordo a tutti che con l'anticipo unilaterale che il governo ha dato, tradotto in termini economici significherebbe che i vigili del fuoco al momento del rinnovo avrebbero solo ulteriori 70 euro circa medi lordi al mese. Stiamo parlando praticamente del nulla”. È bene sapere che lo stipendio medio mensile di un vigile del fuoco va dai 1.400 euro per un operatore appena assunto a 1.950 per un capo squadra.