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Migliaia di persone sono scese in piazza oggi Roma arrivando da ogni parte d’Italia, per la manifestazione #ContrattoInSicurezza. È stato il giorno della mobilitazione, in occasione dello sciopero nazionale dei 100mila addetti del comparto della vigilanza privata e dei servizi di sicurezza promossa dalle federazioni sindacali di categoria Filcams Cgil, Fisascat Cisl e UIltucs.
Grande adesione allo sciopero, dunque, che ha coinvolto per 24 ore i lavoratori e le lavoratrici del settore indetto dai sindacati. È stato invece differito al 1° giugno per gli addetti alla sicurezza negli aeroporti. Le adesioni di oggi in alcuni casi sono state pari a quasi il 100% dei lavoratori.
Arrivati da ogni angolo d’Italia isole comprese, i lavoratori sono partiti anche all’alba e hanno viaggiato perfino di notte per poter essere presenti alla protesta. Nonostante i tentativi di alcune aziende di far precettare i lavoratori, Sicuritalia in primis, gli addetti del comparto sicurezza sono arrivati a Roma e hanno fatto sentire la loro voce contro lo stop dei negoziati per il rinnovo del ccnl, scaduto nel 2015 dopo il fallito tentativo di conciliazione con le associazioni imprenditoriali di settore Assiv, Univ, Anivip, LegaCoop Produzione e Servizi, Agci Servizi e Lavoro, indisponibili a trovare la quadra sull’aumento salariale.
Il corteo, partito da piazza della Repubblica, si è snodato lungo via Cavour e i Fori Imperiali, per poi concludersi in piazza Madonna di Loreto. Negli interventi dei delegati e delle delegate che sono intervenuti tutto il dissenso sullo stato in cui versa il settore e sul disagio delle lavoratrici e dei lavoratori, con stipendi insufficienti e di fronte alla costante violazione delle norme di legge e dei contratti anche in tema di salute e sicurezza, esposti quotidianamente al pericolo e alle logiche del massimo ribasso che imperversano nel settore dei servizi che opera prevalentemente in regime di appalto, dove spesso e volentieri la mancata applicazione della clausola sociale comporta il mancato rispetto degli standard minimo di protezione sociale.
“I lavoratori e le lavoratrici – hanno dichiarato i segretari nazionali Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs – non possono continuare ad avere stipendi inadeguati: è vergognoso, e con l’andamento dell’inflazione di questo periodo stanno subendo una gravissima penalizzazione. Questo settore è diventato indispensabile per i servizi al cittadino, ma a quanto pare non viene considerato come tale”.
Sulla vertenza, dopo l’intervento del ministro del Lavoro Andrea Orlando, in occasione dello sciopero si sono registrati alcuni attestati di solidarietà dal mondo politico. Ma non basta. “È necessaria un’immediata ripresa delle trattative – aggiungono le tre sigle – che siano portate avanti dalla parte datoriale, con massima serietà e concretezza, per arrivare a un contratto giusto: i lavoratori sono stanchi. Non accetteranno bluff né prese in giro. In caso contrario non esiteremo a mettere in atto tutte le azioni che si renderanno necessarie: la misura adesso è colma”.