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Sarà di nuovo sciopero: incrociano le braccia lunedì 2 maggio i 100 mila addetti della vigilanza privata e dei servizi di sicurezza, che aspettano da oltre sei anni e mezzo il rinnovo del contratto nazionale scaduto nel 2015. La giornata di sciopero nazionale, indetta da Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs, sarà supportata da una mobilitazione a Roma. Il corteo, che registrerà la partecipazione di migliaia di delegati da tutta Italia, partirà da piazza della Repubblica alle ore 10, si svilupperà lungo via Cavour e i Fori Imperiali, per concludersi in piazza Madonna di Loreto alle ore 13.30.
La mobilitazione, decisa al termine dell’attivo nazionale unitario delle strutture e dei delegati lo scorso 13 aprile, contro l’atteggiamento dilatorio e inconcludente delle associazioni datoriali di settore Assiv, Univ, Anivip, LegaCoop Produzione e Servizi, Agci Servizi e Lavoro, che nell’ultimo incontro di trattativa del 18 marzo, invece di presentare una proposta salariale dignitosa, hanno dichiarato di non aver ricevuto mandato dalle aziende associate, trincerandosi dietro la notizia della nascita di una nuova associazione datoriale appresa attraverso un comunicato stampa, di cui al momento non si ha notizia formale.
Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs "denunciano la situazione drammatica in cui versa il settore e lo stato di sofferenza e di profondo disagio dei lavoratori e delle lavoratrici da oltre sei anni senza un aumento salariale, con stipendi insufficienti, di fronte alla costante violazione delle norme di legge e dei contratti anche in tema di salute e sicurezza e alla cronica carenza di tutele adeguate rispetto all’evoluzione del settore".
Per le tre sigle il mancato adeguamento del salario delle lavoratrici e dei lavoratori "costituisce un elemento di estrema gravità, oltre che per il tempo trascorso, soprattutto per l’andamento dell’inflazione che in questo periodo sta comportando una grande penalizzazione del potere d’acquisto dei redditi medio-bassi". Un fattore che si inserisce in un contesto già fortemente difficile per un’attività basata su contratti di appalto pubblici e privati, in cui la mancata definizione di norme adeguate per la tutela della professionalità e dell’occupazione espone migliaia di persone alla mera logica del massimo ribasso.
Sulla vertenza è intervenuto anche il ministro del Lavoro Andrea Orlando. Nell’esprimere la "vicinanza alle lavoratrici e ai lavoratori che hanno prestato il loro servizio anche nei momenti di difficoltà legati all’emergenza sanitaria", il titolare del dicastero, a confronto con i sindacati, si è assunto "l'impegno di approfondire la condizione contrattuale del settore e di svolgere un'azione di forte sollecitazione e sensibilizzazione nei confronti delle associazioni datoriali per la ripresa delle trattative, consegnando così al più presto un risultato negoziale a un settore che opera anche nell'ambito degli appalti pubblici".