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Prosegue in tutta Italia la mobilitazione degli addetti ai servizi di vigilanza privata e sorveglianza non armata, con iniziative di protesta (scioperi e presidi presso le Prefetture) articolate a livello territoriale. Al centro l’annoso problema del rinnovo del contratto di lavoro scaduto da oltre sette anni, nel 2015, e delle ricadute che questo comporta nella qualità del lavoro e della vita di lavoratrici e lavoratori del settore.
Martedì 10 gennaio le parti torneranno al tavolo della trattativa, con tutte le difficoltà che si portano appresso anni di confronti su organizzazione del lavoro e trattamento economico, che non hanno ancora trovato un punto di accordo tra sindacati e associazioni datoriali Nei giorni delle festività in piazza sono scesi gli addetti del Veneto (31 dicembre), Toscana (2 gennaio), Basilicata (5 gennaio); oggi (9 gennaio) chi scioperando, chi presidiando le Prefetture, le proteste hanno interessato i lavoratori in Lazio, Liguria, Abruzzo e Brindisi. Domani sarà la volta degli addetti pugliesi delle rimanenti provincie.
Scaduto nel 2015, il contratto della vigilanza, negli ultimi 15 anni è stato rinnovato solo una volta, con alcune indennità di mansione ferme a quanto concordato nel 2006. Per i sindacati promotori della mobilitazione (in modo articolato su base territoriale da Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs) “è evidente come le retribuzioni di questi lavoratori e lavoratrici siano oggi altamente insufficienti a garantire una vita dignitosa, per il troppo tempo trascorso dall'ultimo rinnovo e per l'inflazione che ha eroso potere d’acquisto”.
“La mobilitazione territoriale – spiega Emanuele Ferretti, che per Filcams segue il comparto della vigilanza – è partita durante le festività di fine anno ed è proseguita sino a oggi, volendo rimarcare la necessità di proposte dignitose per poter arrivare a un giusto contratto per lavoratrici e lavoratori del settore. Un contratto per lavoratrici e lavoratori indispensabili per la sicurezza pubblica e privata sempre in prima linea anche durante la pandemia, che responsabilmente hanno continuato a lavorare senza sosta senza il giusto salario vista l’assenza di rinnovo per oltre sette anni, pur in presenza di alti fatturati degli ultimi anni da parte delle aziende del settore a seguito dell'aumento delle attività per i servizi legati all’emergenza sanitaria. Vogliamo un rinnovo dignitoso senza penalità sulla parte normativa sia per il settore armato che per quello disarmato entrambi indispensabili nel comparto della sicurezza privata”.
“Domani – conclude Ferretti – dall'incontro ci aspettiamo una risposta che possa consentire la chiusura del negoziato in tempo breve. In caso contrario continueremo la mobilitazione fino a raggiungere un giusto risultato come le lavoratrici e i lavoratori del settore meritano”.