Domani, 31 ottobre, il Comune e la Cgil Palermo proseguono il percorso delle Vie dei diritti con l'intitolazione di una strada a Giovanni, Giuseppe e Vincenzo Santangelo. Largo del Fringuello diventerà così largo fratelli Santangelo, in onore dei tre fratelli di Belmonte Mezzagno, tutti contadini, colpiti alla nuca e uccisi il 31 ottobre 1946 nelle campagne del territorio di Misilmeri. Erano iscritti alla Federterra e facevano parte di una cooperativa per l'assegnazione del feudo Gulini. I tre fratelli vennero aggrediti mentre erano intenti a seminare un terreno coltivato a mezzadria, poco distante dal paese.
Alla cerimonia, alle 9, prenderanno parte il sindaco Leoluca Orlando, il segretario generale Cgil Palermo, Enzo Campo, il sindaco di Belmonte Mezzagno, Salvatore Pizzo, e i familiari. Giovanni Santangelo era il maggiore dei tre fratelli. Quando fu assassinato aveva 41 anni. Vincenzo, il secondo, 34. E il più piccolo, Giuseppe, solo 25. La banda, dopo essersi accertata che si trattava dei fratelli Santangelo, fece allontanare i due figli di Giovanni, Andrea, 13 anni, e Salvatore, 15 anni, e scaricarono le armi sui tre fratelli, che si accasciarono al suolo, fra le urla dei ragazzi, testimoni della terrificante scena. Le indagini andarono a rilento, il triplice delitto rimase impunito.
“Con questo triplice omicidio, a scopo intimidatorio, compiuto da tredici banditi, su mandato degli agrari e della mafia del feudo, continua la violenza mirata a distruggere il movimento contadino e a porre fine alle rivendicazioni dei lavoratori per la concessione delle terre incolte – dichiara Campo –. I fratelli Santangelo, contadini poveri che lottavano a mani nude per l'affermazione dei diritti, fanno parte anche loro della lunga strage dei sindacalisti assassinati tra le due guerre, che la Cgil sta ricordando nel suo percorso della memoria. Furono fermati per dare un segnale preciso: terrorizzare tutti i contadini della zona. E dopo l'omicidio, infatti, l'azione che avevano in programma, una riunione per organizzare l'occupazione del feudo Gulino, non fu più portata avanti”.
“È importante ricordare – aggiunge il responsabile della legalità Cgil Palermo, Dino Paternostro – che, nel terribile dopoguerra siciliano, la mafia colpiva anche semplici contadini, colpevoli soltanto di voler alzare la testa e chiedere i diritti garantiti dai decreti Gullo. È il caso dei fratelli Santangelo, barbaramente assassinati nelle campagne tra Belmonte e Misilmeri, che da domani avranno un posto nelle strade dei diritti”.