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“Continuiamo a esprimere forte preoccupazione per il mantenimento dei livelli occupazionali nel futuro del gruppo Vibac”. A dirlo sono Filctem Cgil, Femca Cisl e Uiltec Uil nazionali al termine dell’incontro al ministero delle Imprese dello scorso 30 aprile, confermando “lo stato di agitazione con blocco degli straordinari e la convocazione di assemblee in tutti i siti industriali, proseguendo nel percorso unitario di mobilitazione”.
I tre sindacati, nei loro interventi, hanno espresso le apprensioni legate alla mancanza di un piano industriale di gruppo che determini garanzie dei livelli occupazionali sui tutti i vari siti. Sottolineando che la politica aziendale di non produrre più il film neutro, preferendo l’importazione da competitor esteri, unitamente all’attività crescente dello stabilimento in Serbia (Vibac Balcani), non sta dando i risultati sperati e che, semmai, produce un’inaccettabile riduzione del personale sullo stabilimento di Termoli.
Contestualmente è stato fatto presente che lo stabilimento di Viggiano (Potenza) si appresta a completare il periodo di ammortizzatori sociali ed è necessario e urgente avviare tavoli di confronto che mirino al rilancio dell’impresa.
“Abbiamo infine esposto le nostre perplessità – hanno proseguito le tre organizzazioni sindacali - circa l’avvio della procedura di licenziamento per 90 lavoratori dello stabilimento di Termoli (Campobasso) adottata dall’azienda (ai sensi della legge 223/91) in quanto sia per requisiti dimensionali sia per effetti sulla chiusura di determinate linee produttive, al fine di garantire tempistiche diverse e un maggiore coinvolgimento delle parti sociali, l’azienda avrebbe dovuto adottare quanto previsto dalla legge 234/21, in materia di salvaguardia del tessuto occupazionale e produttivo”.
L’azienda, in risposta alle varie sollecitazioni, si è limitata a ribadire le difficoltà generate da dinamiche geopolitiche e, sottolineando seri problemi di competitività, non ha proposto alcuna idea rispetto al rilancio delle attività, limitandosi all’apertura di uno spiraglio nel tentativo di guadagnare tempo in attesa di mutamenti del mercato di riferimento.
La chiusura della riunione è stata affidata ai rappresentanti del ministero che hanno rilanciato con forza le nostre perplessità procedurali, sostenendo la tesi sindacale relativa all’errata procedura. Il ministero ha inoltre fatto presente che all’interno della procedura legislativa 234 ci sarebbe lo spazio di condivisione del piano industriale, oltre che la possibilità di accedere a un ulteriore ammortizzatore che risponderebbe esattamente all’esigenza rappresentata dall’impresa.