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L’incontro al ministero delle Imprese del 31 maggio tra gruppo Vibac e sindacati ha portato una (parziale) buona notizia. La multinazionale italiana di nastro autoadesivo e plastica per imballaggi, che il 15 aprile scorso aveva avviato il licenziamento di 90 lavoratori (su 139) del sito di Termoli (Campobasso) è tornata sui propri passi.
La società si è infatti impegnata a ritirare la procedura di licenziamento collettivo a fronte di un contestuale accordo di cassa integrazione guadagni straordinaria per crisi aziendale, per la durata di sei mesi, sullo stabilimento di Termoli, confermando la strategicità del sito produttivo.
Il commento dei sindacati
“La gestione degli eventuali esuberi – spiegano Filctem Cgil, Femca Cisl e Uiltec Uil – verrà realizzata attraverso piani di incentivazione all’esodo, basati su risorse economiche realmente incentivanti e non di facciata”. Va ricordato che già nel febbraio 2023 l’azienda aveva annunciato 126 esuberi, poi rientrati grazie a un accordo di cigs (fino al 10 luglio 2024).
La Vibac si è anche impegnata a “consolidare e sviluppare iniziative commerciali finalizzate alla ricerca di nuovi prodotti, per incrementare la propria offerta e penetrare nuovi mercati, in modo da implementare nuove linee produttive sullo stabilimento di Termoli”.
La società intende anche avviare “un reale confronto con le organizzazioni sindacali sulle difficoltà aziendali dello stabilimento di Viggiano (Potenza), la cui scadenza degli ammortizzatori sociali è imminente (luglio 2024), allo scopo di individuare strumenti alternativi alla riduzione di personale”. Infine, Vibac si è impegnata “ad attivare e consolidare percorsi con le Regioni Molise e Basilicata per il supporto su politiche attive e di formazione”.
Le segreterie nazionali dei tre sindacati ritengono che “il percorso di confronto attivato al tavolo ministeriale sulla situazione complessiva aziendale, con il superamento della logica delle crisi di stabilimento individuali, sia stata la scelta più opportuna”.
Un processo che “ha determinato il cambio di approccio da parte dell’azienda con elementi positivi, che dovranno tuttavia essere concretizzati attraverso azioni tangibili, quali un reale confronto con le organizzazioni sindacali sul piano industriale di gruppo, la realizzazione di investimenti veri e diretti a salvaguardare lo sviluppo produttivo futuro del gruppo e i livelli occupazionali di ogni sito.
Filctem Cgil, Femca Cisl e Uiltec Uil così concludono: “Crediamo che il monitoraggio continuo degli impegni assunti nel tavolo ministeriale e il prosieguo del confronto con il Coordinamento unitario nazionale, siano funzionali a sviluppare politiche che consentano di rilanciare l’attività produttiva in tutti i siti, in modo da ridurre al minimo eventuali impatti occupazionali. L’unico modo per non leggere il solito copione di un pessimo ‘film’ già visto nelle precedenti crisi aziendali”.