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I nodi da sciogliere sono ancora lì: incentivi all’esodo, contratti di solidarietà, subappalti. È una trattativa lunga e difficile quella della Sirti, gigante italiano delle infrastrutture per telecomunicazioni e information technology, che il 14 febbraio scorso ha annunciato 833 esuberi su 3.692 addetti: una cifra enorme, pari al 23 per cento del personale. L’azienda, travolta dalla protesta vibrante e capillare di sindacati e lavoratori (che a metà marzo hanno organizzato la “settimana della lotta”, con scioperi e manifestazioni in tutti gli stabilimenti aziendali), ha poi fatto una parziale marcia indietro, sospendendo la procedura di licenziamenti collettivi e accettando di ragionare di un piano sostenibile di strumenti alternativi. Ma finora – e sono passati quasi tre mesi – il confronto non ha portato a risultati soddisfacenti, ed entro mercoledì 15 maggio un accordo va trovato. Un nuovo incontro c’è oggi (martedì 7 maggio) a Roma, l’appuntamento è presso il ministero del Lavoro.
Il primo vertice “istituzionale” tra sindacati, azienda e governo (precedentemente si erano svolte in marzo riunioni in Assolombarda, ma senza la presenza dell’esecutivo) che si è tenuto il 18 aprile scorso, sempre presso la sede romana del dicastero, non ha fatto registrare passi in avanti. In quel summit la società ha illustrato le ragioni che hanno determinato la procedura di licenziamento collettivo e i punti principali del cosiddetto “piano sociale”, mentre la delegazione sindacale “ha ribadito all’azienda – hanno spiegato Fiom Cgil, Fim Cisl e Uilm Uil – le richieste di incentivi all’esodo per il personale da accompagnare alla pensione e di un'ulteriore riduzione della percentuale di applicazione del contratto di solidarietà, a oggi non sostenibili”. Per quanto concerne quest’ultimo punto, i sindacati contestano “la rigidità dell'azienda riguardo all'applicazione del contratto di solidarietà, con riduzioni individuali spinte fino al 50 per cento”.
Riguardo all’ammortizzatore sociale, i coordinatori nazionali Sirti Pietro Locatelli (Fiom), Marco Giglio (Fim) e Michele Paliani (Uilm), dopo una “verifica puntuale sulle fungibilità”, hanno richiesto “l’estensione della platea interessata ai contratti di solidarietà a tutto il personale telco (divisione telecomunicazioni, ndr), e in quota parte anche ai dipendenti delle altre business unit e dello staff”. Gli esponenti sindacali hanno anche “proposto la sottoscrizione di un’intesa a livello nazionale per lo smaltimento dei riposi annui, vale a dire ferie e permessi annui retribuiti arretrati”. In tema di subappalti, una pratica che “sta dilaniando il mercato delle installazioni telefoniche”, i coordinatori nazionali Locatelli, Giglio e Paliani hanno “rilanciato l’esigenza di un tavolo di settore istituzionale sulle telecomunicazioni”, sollecitando altresì l’azienda “ad aprire un confronto a livello territoriale per il monitoraggio delle attività esternalizzate”.
Mentre il ministero ha incoraggiato le parti a colmare le distanze per raggiungere un’intesa positiva, a giudizio dei sindacati “Sirti non ha fornito risposte soddisfacenti, sottraendosi in particolare al confronto riguardo al tema degli incentivi all’esodo per i pensionandi”. L'azienda, inoltre, pur sollecitata dal ministero, “non ha manifestato aperture sul tema dei contratti di solidarietà, riservandosi un approfondimento in vista del prossimo incontro”, appunto questo odierno. “Un altro incontro insoddisfacente, dunque, a causa dell’assoluta mancanza di volontà da parte dell'azienda di ricercare una soluzione rapida e positiva”: questo il commento conclusivo di Fiom Cgil, Fim Cisl e Uilm Uil, che hanno quindi confermato lo stato di agitazione con la sospensione di straordinari, reperibilità e tempi di viaggio.