PHOTO
Il piano industriale presentato da Jindal, la multinazionale indiana proprietaria di Treofan, non convince i sindacati. E sono stati proprio i sindacati a sollecitare l’incontro che si tiene oggi (mercoledì 27 marzo) a Roma, con appuntamento alle ore 17 presso il ministero dello Sviluppo economico. Al tavolo siedono il governo, le Regioni coinvolte (Campania, Umbria e Puglia), le direzioni aziendali di Jindal e Treofan, la M&C (la vecchia proprietà dell’azienda del settore chimico) e le segreterie di Filctem Cgil, Femca Cisl, Uiltec Uil e Ugl chimici. Il piano Jindal prevede la dismissione del sito di Battipaglia (Salerno) e il mantenimento dell’organico (151 addetti) per almeno tre anni per il sito di Terni, con investimenti programmati, sempre per tre anni, di un milione e mezzo l’anno. Soldi che “non bastano nemmeno per le manutenzioni ordinarie”, denunciano le organizzazioni dei lavoratori, stigmatizzando anche le “operazioni di spostamento delle produzioni a maggior valore aggiunto e delle competenze verso gli altri stabilimenti, quello di Brindisi (sul quale la Regione Puglia ha fatto un investimento pubblico notevole) e quello in Germania”.
Proprio per queste ragioni, in vista del confronto odierno, le organizzazioni dell'Umbria (dopo l'assemblea svolta nel sito Treofan di Terni) hanno inviato una lettera a Jindal: una missiva in 11 punti, in cui si chiedono delucidazioni precise su una serie di contenuti del piano industriale presentato dalla multinazionale. I sindacati, sensibilmente preoccupati per il futuro del sito chimico, incalzano la proprietà su tipologia e quantità delle produzioni programmate, sugli investimenti, sul “portfolio prodotti”, sui criteri di valutazione dei singoli stabilimenti, sulla trasparenza dei risultati economici 2018, sui rapporti tra Treofan Germany e Treofan Italia. “Su tutti questi nodi ci aspettiamo che stavolta si entri davvero nel merito”, spiega Marianna Formica, segretaria generale della Filctem Cgil di Terni: “Al tempo stesso chiediamo che Jindal indichi per lo stabilimento umbro una figura dirigenziale di riferimento, perché attualmente, e questo è un altro grave problema, la Rsu non ha una figura con cui confrontarsi sull'operatività quotidiana del sito”.
A Battipaglia, invece, dopo la decisione della multinazionale di cessare l'attività si lavora per la reindustrializzazione. “L'advisor che è stato nominato per occuparsi della vendita del sito ha fatto nei giorni scorsi un sopralluogo in azienda ed è rimasto positivamente colpito dallo stato degli impianti”, riferisce Sergio Cardinali, che segue la vertenza per la Flctem Cgil nazionale: “Inoltre, pur senza lasciar trapelare nulla, ha annunciato che ci sono già alcune linee di indirizzo per la reindustrializzazione su cui sta lavorando”. Nel frattempo è stata formalizzata la richiesta di cassa integrazione per cessazione (durata 12 mesi, a rotazione) per i 65 lavoratori campani: “Giovedì 28 marzo – conclude Cardinali – avremo l'incontro per la firma al ministero del Lavoro. È chiaro che entro quest’anno di copertura degli ammortizzatori andrà assolutamente trovata una soluzione per garantire continuità occupazionale ai lavoratori”. (Fab.Ri)