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La Fp Cgil si riunisce per la propria assemblea organizzativa. Col segretario generale, Serena Sorrentino, approfondiamo i principali temi della assise dei lavoratori pubblici.
Quali gli argomenti al centro del dibattito?
La Funzione Pubblica Cgil ha fatto un percorso molto denso di contenuti in questi mesi nei quali al centro del dibattito delle assemblee organizzative di federazione si è ragionato sul tratto riformatore dell'essere sindacato di prossimità/comunità. Il nuovo modello sindacale che proietta la Cgil verso l’essere sindacato “di strada”, per il settore dei servizi pubblici è più prossimo al concetto di sindacato di comunità, ovvero istituzionale, sociale e di diritti. L'idea quindi che le nostre delegate, i nostri delegati, i funzionari, nei luoghi di aggregazione sindacale nei posti di lavoro, che spesso coincidono con l’istituzione e il territorio, siano luoghi della partecipazione e dell'elaborazione sindacale aperti anche alla comunità. L’avere una propria contrattazione di cittadinanza dove noi rappresentiamo la parte organizzativa dei servizi, il livello confederale attraverso un’ulteriore evoluzione del concetto di contrattazione inclusiva, rappresenti il raccordo con la dimensione sociale più ampia del nostro agire, tenendo come filo rosso una nostra riflessione sui temi della rappresentanza e della partecipazione democratica. La rigenerazione sindacale nei servizi pubblici passa attraverso un grande impegno nella rigenerazione sociale, la ricostruzione di solidarietà nelle comunità, la lotta alle disuguaglianze e la difesa del Pubblico come paradigma di universalità dei diritti.
La Fp ha tante vertenze sul tavolo nel 2022. Per esempio, c’è la trattativa aperta per il rinnovo contrattuale della sanità pubblica, ma anche il negoziato dei vigili del fuoco da sbloccare. E nel frattempo il sindacato ha appena lanciato un allarme sulla sanità al collasso, proprio nell’epoca del Covid. Quali sono i nodi principali da affrontare quest’anno?
La priorità rimane il piano straordinario per l’occupazione a cui sono legate tutte le nostre vertenze: la lotta alle esternalizzazioni, il contrasto alla precarietà, gli investimenti nel welfare, la difesa dei servizi pubblici come bene comune. Se non si potenzia l’occupazione e si investe sulla valorizzazione professionale nel settore pubblico e dei servizi alla persona, vuol dire che si continua a favorire la logica delle privatizzazioni, dei modelli assicurativi non universali ma residuali e si punta a generare profitto laddove andrebbe invece messa al centro la dignità sociale delle persone, dal lavoro al contrasto alla povertà, dalla sicurezza sociale alla sicurezza sul lavoro, dal diritto casa alla formazione lungo tutto l’arco della vita.
Come la pandemia in corso sta influendo sul lavoro sindacale? Come lo complica, e qual è la vostra azione per rispondere?
Persone tra le persone che lavorano per tutti, tutti i giorni. Questo è il nostro tratto, che ci ha consentito negli ultimi due anni di essere in frontiera nella risposta alla pandemia, facendo sentire alle lavoratrici e lavoratori la presenza sindacale della Cgil. Sicuramente siamo stati tempestivi nella riconversione digitale nelle prime fasi per raggiungere gli smart workers e continueremo su questa strada, ma la gran parte delle nostre attività non sono ‘remotizzabili’, a partire dalla sanità, e questo ci ha imposto di rimanere sindacalmente presenti e radicati. È sul fronte delle proposte sindacali non solo su quelle organizzative che la pandemia ci ha imposto le riflessioni più profonde, in particolare sulla nuova organizzazione del lavoro dettata dalla digitalizzazione e sugli aspetti legati alla crescita professionale. Per questo nei contratti nazionali che stiamo rinnovando il lavoro agile, le carriere, la crescita professionale e la formazione sono fondamentali quanto la tenuta dei salari.