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La Fp Cgil di Venezia denuncia i gravi ritardi e le promesse mancate allo scopo di attenuare il disagio dei lavoratori degli Uffici Giudiziari della città lagunare. Nonostante la visita, nel settembre scorso, della ministra Cartabia, dopo mesi non c'è alcun piano per risolvere la situazione.
Da anni la Fp Cgil evidenzia "la gravissima carenza degli organici che, a Venezia, è maggiore rispetto al resto d'Italia a causa della morfologia della città che incentiva la fuga dei lavoratori verso il pensionamento anticipato o il trasferimento ad altre amministrazioni e località di lavoro. I contagi da Covid-19 tra i lavoratori corrono, mentre i tempi del ministero della Giustizia sono più lunghi di quelli dei processi". Il risultato evidente per il sindacato è che gli Uffici collassano e le udienze, come ha denunciato pochi giorni fa il Presidente del Tribunale, vengono rinviate.
"Gli effetti negativi di questa lentezza nel decidere e intervenire si sentono tanto di più oggi, che la recrudescenza del virus sembra inarrestabile e bisogna decidere rapidamente ulteriori interventi di profilassi a livello locale, per impedire che i pochi lavoratori in servizio si ammalino, bloccando definitivamente il servizio giustizia.
Mentre in altre pubbliche amministrazioni come Mef, Inps, Agenzia delle Entrate, Uffici centrali del Ministero della Giustizia, si è mantenuta alta la guardia, continuando ad applicare flessibilità, presidi medici e smart working, a Venezia, a parte pochi Uffici virtuosi e lungimiranti come la Procura Generale e il Tribunale Ordinario, dove sono riusciti, pur con la carenza di personale che oscilla dal 40% al 50%, a decentrare alcuni servizi, negli altri uffici giudiziari veneziani, c’è stato il rientro in massa di tutto il personale amministrativo, con la conseguenza che oggi, tale personale si trova dimezzato a causa dell’aumento dei contagi. Non dobbiamo dimenticarci che per raggiungere gli uffici giudiziari di Venezia non è possibile utilizzare mezzi privati, ma si deve ogni volta viaggiare in treni, autobus e vaporetti stracolmi di persone e fonte continua di nuovi contagi. Questo è avvenuto nonostante la normativa in vigore da ottobre consentisse, garantendo comunque la prevalenza del lavoro in presenza, di adibire il personale all’utilizzo dello smart working nel caso di attività totalmente gestibili da remoto e in sicurezza".
La Fp Cgil provinciale parla di "inaccettabile trascuratezza in materia di sicurezza dei lavoratori" e di "spreco di denaro pubblico in quanto il Ministero della Giustizia ha investito ingenti risorse economiche (soldi pubblici) per avviare una sorta di procedimento di transizione digitale, fornendo strumenti come computer portatili, tessere identificative per l’accesso sicuro ai servizi ministeriali da remoto e corsi di formazione. Portatili da qualche parte a prendere polvere, visto che sono pochi i lavoratori cui è stato concesso l’utilizzo dello smart working. Emerge in maniera evidente, come il problema di questa Pubblica Amministrazione non stia nello “statale fannullone”, sbandierato più volte dal Ministro Brunetta, ma nell’incapacità dei vertici, centrali e locali, di fare programmazione seria e di prendere decisioni rapide e innovative dinanzi alle problematiche vecchie e nuove. A Venezia molti capi Ufficio hanno preferito far rientrare tutto il personale nelle cancellerie e segreterie, con una miope e anacronistica visione del ruolo del Dirigente, che predilige il semplice controllo fisico del lavoratore attraverso la timbratura delle entrate e uscite, anziché la verifica della reale produttività, quantitativa e qualitativa".
"Nei giorni scorsi, a causa dell’espandersi dell’epidemia, in maniera quasi schizofrenica lo stesso Dipartimento per la Funzione Pubblica (che attraverso i media vantava il merito di far tornare tutti i pubblici dipendenti al lavoro in presenza) assieme al Ministero del Lavoro ha ricordato ai Capi degli Uffici che l’attuale normativa consente di svolgere lo smart working utilizzando ampie percentuali di personale, eppure ancora oggi ci troviamo, come sindacato, a sollecitare gli uffici giudiziari a organizzare il lavoro in modo tale che si riesca a garantire il diritto alla salute dei lavoratori, ma anche il servizio all’utenza.
Gli Uffici Giudiziari di Venezia necessitano di provvedimenti urgenti che permettano, a salvaguardia della salute dei lavoratori e della garanzia della continuità del servizio giustizia, di utilizzare al meglio gli ingenti investimenti informatici fatti negli ultimi due anni autorizzando e diffondendo sempre di più lo smart working e il coworking tra i lavoratori. Ci vuole coraggio e bisogna saper guardare avanti, i lavoratori degli uffici giudiziari di Venezia hanno dimostrato di avere entrambe queste capacità, avendo garantito sempre il servizio in questi due difficili anni in una città problematica. Chiediamo a chi dirige tali Uffici di dimostrare lo stesso coraggio e lungimiranza".