PHOTO
Ci sono delle fondamenta a Venezia che preoccupano persino più delle fondamenta strutturali, circondate e erose da secoli dall’acqua salata. Sono le fondamenta sociali, che stanno marcendo lentamente nella precarietà del lavoro e rischiano di dissolversi portandosi via il futuro. C’è un volto fragile di Venezia che è persino più fragile di quello temuto da architetti e urbanisti. Quello della società, del lavoro. E per questo non c’è politico disposto a investire, non c’è Mose all’orizzonte, non c’è studio di fattibilità.
Questo è il dato più preoccupante che emerge dalle analisi dei dati della Cgil. Un lento ma costante spostamento negli anni dell’asse del mercato del lavoro verso contratti di bassa e bassissima durata e qualità, tutti rivolti al settore terziario, che ormai occupa quasi la metà della popolazione, arrivando al 43%. In questo contesto c’è un numero che spaventa. Ce lo dice il segretario generale della Camera del Lavoro della Laguna, Daniele Giordano. “Uno su dieci. Un solo contratto è a tempo indeterminato ogni dieci nuovi contratti attivati”. Eccolo qui il veleno che sta affamando il tessuto sociale e affondando la città.
L’identikit del lavoratore di Venezia
“Il settore terziario rappresenta ormai quasi la metà dei lavoratori occupati, arrivando circa al 43% del totale e superando di gran lunga i settori industriali che impiegano oggi meno di un lavoratore su tre. Questo quadro evidenzia la specificità del nostro territorio anche rispetto alle altre province del Veneto e al panorama nazionale, dove invece c’è ancora un discreto equilibrio tra terziario e industria”.
Uno su dieci. Ogni dieci nuovi contratti attivati, un solo contratto è a tempo indeterminato. Il settore terziario rappresenta ormai quasi la metà dei lavoratori occupati, arrivando circa al 43% del totale e superando di gran lunga i settori industriali che impiegano oggi meno di un lavoratore su tre. Insomma, la graduale migrazione dai settori industriali è approdata a un terziario non avanzato, ma di basse qualifiche, basse retribuzioni che si scaricano in particolare sulle donne
Una specificità tutta dovuta all’occupazione che lega i lavoratori di Venezia al turismo: “nel territorio i settori connessi all’attività turistica come la ristorazione e la gestione degli alloggi sono quelli dove l’occupazione è cresciuta, senz’altro. Ma è una crescita malata, caratterizzata da una grandissima precarietà e da bassi salari, elementi dovuti alla presenza significativa di contratti part time che colpiscono soprattutto le donne. Insomma, la graduale migrazione dai settori industriali è approdata a un terziario non avanzato, ma di basse qualifiche, basse retribuzioni che si scaricano in particolare sulle donne. Un dato che si riflette con le tipologie di assunzione, se pensate che sul nostro territorio ormai il tempo indeterminato rappresenta un’assunzione ogni dieci nuove attivazioni”.
Una giungla che è impossibile identificare con lavoro di qualità. “La parte del leone – ci spiega Daniele Giordano – la fa il lavoro precario come il tempo determinato o la somministrazione. La stagionalità rappresenta ormai una quota di circa il 27% – siamo vicini a un lavoratore su tre che diventa stagionale”.
Eccolo l’identikit del lavoratore veneziano: precario, con un impiego che rientra in un tempo definito, legato quasi esclusivamente all’andamento del settore turistico. Oggi, agli albori del mitico Carnevale va bene, domani chissà.
Esplode il lavoro in somministrazione, anche nell’industria
“L’altra cosa che emerge chiaramente- ci spiega il segretario generale della Cgil veneziana – è che i contratti di somministrazione aumentano nel numero e in alcuni settori come la grande industria raggiungono il 50% delle nuove assunzioni. Anche qui la scelta operata dagli imprenditori industriali è stata nel tempo quella di attivare contratti precari anziché privilegiare percorsi di assunzione diretta, di costruzione professionale del personale, puntando, attraverso tipologie contrattuali quali la somministrazione, al ricambio costante di manodopera, risparmiando sulla formazione, sulla qualificazione del personale e quindi anche sulla crescita qualitativa della produzione. Do solo un dato: le aziende con più di 100 dipendenti mediamente hanno il 40% del personale in somministrazione”.
Una tendenza che ha portato negli anni l’area di Venezia anche a raggiungere tristi primati per mancanza di salute e sicurezza. “A Venezia siamo in cima alle classifiche di infortuni e morti. Abbiamo avuto anche infortuni mortali in cui le vittime erano studenti inseriti in percorsi di alternanza scuola lavoro – ricorda Daniele Giordano –. Non vi è dubbio che la scelta delle imprese nella direzione di una precarizzazione del lavoro, di mettere i nuovi assunti nelle condizioni di possibile sfruttamento e ricatto, ha alimentato tutto questo”.
Daniele Giordano: “Inconcepibile il solito stucchevole dibattito sulla mancanza di personale che voglia lavorare nel turismo”
“La cosa che per noi è davvero inconcepibile – dichiara con amarezza il segretario della Cgil – è che ogni anno, di questi tempi, inizia il solito, stucchevole dibattito sul fatto che non si trovano lavoratori da impiegare nel turismo. E quindi spunta, puntualmente, l’idea di alcuni imprenditori locali, appoggiata da alcune associazioni datoriali, che per risolvere il ‘problema’ propongono di ‘importare’ dall’estero – ad esempio in accordo con l’Albania e altri paesi – lavoratori da impiegare nel turismo. Altro che pensare a fare un investimento per contrastare il lavoro nero, purtroppo diffuso – e speriamo che non caratterizzi il carnevale alle porte –. Altro che fare un investimento sui salari e sul miglioramento delle condizioni dei lavoratori che contribuiscono a un’economia milionaria come il turismo a Venezia. Anziché redistribuite una parte di questi profitti enormi, pensano che la soluzione sia ‘importare’ lavoratori dall’estero per pagarli ancora meno, con la compiacenza di tutti quei soggetti politici nazionali che ci spiegano che i migranti economici andrebbero bloccati al largo delle nostre coste, ma se devono venire a mandare avanti i nostri hotel, allora, in quel caso, vanno gran bene sia alle parti datoriali sia alle forze politiche”.
Daniele Giordano: “Venezia ha perso anche l’occasione del Pnrr”
“Venezia ha perso l’occasione del Pnrr, non c’è stato nessun progetto vero di investimento su determinare condizioni di sviluppo diverse da quelle che abbiamo oggi. L’unico progetto che era stato presentato è stato quello del nuovo stadio e del palazzetto dello sport. Non c’è stata nessuna operazione di bonifica delle aree di Porto Marghera, nessun investimento sulla riconversione industriale di Marghera attraverso l’avviamento di produzioni innovative o anche investendo sul settore dell’energia, su un polo dell’idrogeno, niente di niente. Ormai il turismo sembra essere l’unica economia del territorio. Un’economia che si fonda su precarietà e bassi salari”.