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Dal licenziamento alla “non opposizione” al licenziamento. È grazie a queste due parole in più che venerdì 9 giugno Ericsson e sindacati hanno raggiunto un accordo che chiude la procedura di riduzione del personale, avviata il 6 aprile scorso dalla multinazionale svedese dell’information and communication technologies, per 134 lavoratrici e lavoratori. Uscite che fanno parte di un più vasto piano mondiale di esuberi, pari a 8 mila lavoratori (su 102 mila complessivi).
Il criterio individuato per le uscite, in deroga alla legge, sarà la non opposizione al licenziamento. A fronte dell'adesione volontaria, sarà possibile accedere a un sistema di incentivazione all'esodo, così definito: 48 mensilità (+ 15 mila euro) per chi aderisce entro il 31 luglio, con uscita il 30 settembre; 48 mensilità (+ 8mila euro) per chi aderisce entro il 31 agosto, con uscita il 30 settembre; 48 mensilità per chi aderisce entro luglio, con uscita fino al 31 dicembre; 34 mensilità per chi aderisce a partire dal 1° settembre, con uscita il 31 dicembre. Previsti, infine, ulteriori mille euro a titolo di transazione generale.
La posizione dei sindacati
Le segreterie nazionali di Slc Cgil, Fistel Cisl, Uilcom Uil, pur esprimendo “apprezzamento per la chiusura della procedura di licenziamento, tenuto conto di quanto accade nel settore, non possono comunque che ribadire che non è più sostenibile un confronto - come quello con Ericsson Italia - limitato a procedure di riduzione del personale”.
Le tre sigle ritengono “non più rinviabile il confronto su un integrativo aziendale che coniughi il miglioramento della conciliazione dei tempi di vita e di lavoro delle persone e redistribuisca salario per rispondere all'andamento inflattivo”.
A tale fine, concludono i sindacati, nell'incontro di verifica calendarizzato entro l'autunno “sarà ribadita la rivendicazione e, in assenza dell'avvio di un serio percorso negoziale sui temi da noi posti, saranno messe in atto tutte le azioni a tutela e sostegno delle lavoratrici e dei lavoratori di Ericsson”.