PHOTO
Con il primo appuntamento di Catania il 14 luglio, è partita la campagna “L’Isola senza catene”, una serie di iniziative ideate dalla Cgil Sicilia, che attraverseranno nelle prossime settimane l’intera città per opporsi al caporalato, allo sfruttamento e al lavoro nero in diversi settori economici. L’iniziativa è infatti promossa dalla Camera del lavoro, insieme alla Flai, alla Filcams e alla Fillea.
Il sit-in catanese si è tenuto davanti alla sede della Regione Siciliana, all’ex Palazzo Esa, e in questo caso era declinato in particolare sull’edilizia, con la partecipazione della Fillea. Il prossimo appuntamento è previsto per il 17 luglio, al centro commerciale Porte di Catania, seguirà il 23 luglio al Lido Piramidi con i lavoratori del commercio e del turismo Filcams, il 27 luglio a Paternò al Bar Roxi e il 29 Luglio ad Adrano piazza S.Agostino ore 4 con i lavoratori agricoli della Flai. Ultimo appuntamento, il 4 agosto nella sede della Cgil cittadina, in via dei Crociferi, con una serata di dibattito e musica.
“Non esiste diversità nello sfruttamento e proprio per questo a Catania abbiamo voluto interpretare ‘Isola senza catene’ come una campagna da condurre insieme a Fillea, Flai e Filcams – ha detto in occasione del primo incontro il segretario generale della Camera del lavoro Giacomo Rota – ma anche insieme a lavoratori di esperienza e nazionalità diversa. Ci sentiamo uniti dal simbolo del lavoro e della lotta al caporalato ed all’illegalità”.
Per la Cgil, non si tratta solo di un’occasione per la restituzione della dignità alle lavoratrici e ai lavoratori, “ma anche una possibilità concreta di attirare l’attenzione dei cittadini sulle questioni più dure contro cui la Cgil lotta ogni giorno. Tra queste, l’idea che il lavoro non sia un diritto, come vuole la Costituzione, ma un privilegio”.
Per il segretario generale della Fillea catanese, Pistorio, invece, nelle costruzioni “sono aumentate le forme di sfruttamento”. Non solo lavoro nero, piaga già endemica, ma formule contrattuali spurie come i “muratori a collaborazione o a partita iva”, o la richiesta di un vero e proprio “pizzo sul lavoro” attraverso la dichiarazione di un numero inferiore di ore pagate a fronte di quelle dichiarate”.
Servono quindi "nuove tutele" nel mercato del lavoro delle costruzioni, “certificazioni più accorte che potenzino l’ordinaria verifica di regolarità contributiva delle imprese attraverso la creazione di un Durc di congruità. Servono meccanismi che impediscano discriminazioni e sfruttamento e le infiltrazioni della malavita nella gestione della manodopera. Anche questo è un vero e proprio pizzo, utilizzato dalle mafie come forma di taglieggiamento e per affermare un potere sociale malato sul territorio”.